‘Quelle ossa potrebbero essere di Amelia Earharth’

Gli appassionati di storia dell’aviazione sperano veramente che quelle ossa, e quegli oggetti degli Trenta rinvenuti su un’isoletta remota del Pacifico, possano svelare quale fu davvero il destino di Amelia Earhart, pioniera del volo

Wellington: Gli appassionati di storia dell’aviazione sperano veramente che quelle ossa, e quegli oggetti degli Trenta rinvenuti su un’isoletta remota del Pacifico, possano svelare quale fu davvero il destino di Amelia Earhart, pioniera del volo.
La sua storia è davvero uno dei misteri rimasti nella più fitta nebbia per decenni: nel 1937 la Earhart era decollata da Lae, in quella che oggi si chiama Papua Nuova Guinea, per tentare di fare il giro del mondo in volo lungo l’equatore. Nessuno la rivide mai più.
Le imponenti operazioni di ricerca e salvataggio dell’aviatrice e del suo secondo Fred Noonan, non portarono alcun risultato; si suppose che i due fossero morti dopo aver abbandonato il Lockheed Electra sopra l’oceano. Questa è la versione dell’Amelia Earhart Museum.
Oggi, un gruppo di ricercatori dell’associazione americana The International Group for Historic Aircraft Recovery (TIGHAR) sostiene di poter provare che i due ce la fecero ad arrivare a Nikumaroro, un’isoletta disabitata di Kiribati, dove sarebbero vissuti per qualche tempo da naufraghi.


Rick Gillespie, direttore del TIGHAR, racconta che negli ultimi 22 anni l’organizzazione ha effettuato dieci spedizioni a Nikumaroro, dove, alla fine, sono state rinvenute tre ossa, apparentemente umane.
Gillespie sostiene si tratti di parti di un dito umano (anche se c’è chi sostiene siano di tartaruga), immediatamente spedite al Laboratorio di Scienze Molecolari dell’Università dell’Oklahoma per il test del DNA
Speriamo vivamente che le analisi diano i risultati sperati” ha dichiarato il ricercatore alla TV australiana giovedì sera.
La teoria del naufragio potrebbe trovare fondamento nel fatto che, insieme alle ossa, sono stati rinvenuti anche alcuni manufatti databili agli Anni Trenta: una trousse per cosmetici (da donna), un frammento di specchio e alcune bottigliette di fabbricazione americana.
Abbiamo ragione di credere che si tratti del luogo dove Amelia Earhart ha  vissuto da naufraga fino alla morte” aggiunge, ricordando che la ricerca delle tracce dell’aviatrice ha conosciuto, negli anni, molte delusioni, per cui non se la sente di cantare vittoria subito. Resta il fatto che, vista la  possibilità che quest’ultimo ritrovamento potrebbe essere quello giusto, vale la pena approfondire.
“Il mistero della scomparsa della Earhart è così affascinante, che aver ritrovato delle ossa umane, o che almeno sembrano tali, attraverso le quali fare un test del DNA, è veramente la cosa più interessante mai successa“. E, a dimostrazione di quanto la ricerca sia seria, Gillespie ci tiene a precisare che, qualora il test del DNA della Oklahoma University desse i risultati sperati, l’esame verrebbe ripetuto presso un laboratorio indipendente.

Fonte Italiana – TG3, 17 dicembre 2010

Fonti Straniere – GulfNews, UKPA, Abc, Whatisthetrend

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