Ipotesi sul rapporto tra Celestino V ed i Templari

di Maria Grazia Lopardi – L’Aquila

Dalla storia sappiamo che il futuro Celestino si è recato a piedi a Lione in occasione del concilio del 1274 per conseguire da Gregorio X la conferma del suo ordine destinato altrimenti alla soppressione come tutti quelli di più recente istituzione. Di quella visita nella città francese è rimasta traccia in quanto nel cuore di Lione, lungo la Saone, vi è un quartiere che rivela la presenza massiccia dei Celestini: in particolare vi è quai de Celestine in cui sfocia la “via del Porto del Tempio” e la piazza dei Celestini ospita il teatro di Lione dal significativo titolo di ‘Teatro dei Celestini’. Approfondendo la storia del luogo emerge una preesistente presenza, quella dei Templari la cui magione divenne convento dell?ordine del papa eremita. Nei circa due mesi in cui rimase a Lione, l?eremita fu ospitato dai Cavalieri del Tempio, nella magione che sorgeva lì dove ora si trova il Teatro dei Celestini. La storia che si basa sui documenti, per quel che si sa al momento, non ci dice quanto questo incontro sia stato significativo o fugace, ma le biografie parlano di un cavaliere bianco che soccorre Pietro ed i compagni lungo la Francigena nel viaggio di ritorno tra Lucca e Pistoia, entrambe sedi di magioni templari. E’ molto probabile che il soccorritore vestito di bianco, più che un angelo fosse un Templare. Di questo ordine cavalleresco che suscita ancora grande interesse, si è detto tutto ed il contrario di tutto: che era ortodosso ed eretico, che era ignorante e custode di una conoscenza antica riservata a pochi eletti, che era inflessibile nemico del mondo musulmano e dotato di una tolleranza religiosa tale da permettere di pregare nella stessa chiesa il Dio cristiano e quello dell?Islam? La storia narra che originariamente, verso il 1119, Ugo de Payns e Goffredo de Saint Omer con altre sette compagni avevano raggiunto la Terra Santa per custodire i pellegrini sulle tracce della vicenda terrena di Gesù: Baldovino re di Gerusalemme consentì loro di alloggiare dove una volta sorgeva il tempio di Salomone per cui acquisirono il nome di Templari ovvero i custodi del Tempio.

Il loro interesse per la Terra Santa li rese strenui difensori di quei luoghi confondendo la loro storia con quella variegata e tragica delle crociate. Nove anni dopo, al ritorno in Europa dei primi cavalieri, Bernardo di Chiaravalle, con il famoso Elogio della nuova milizia, fu fautore del riconoscimento del nuovo ordine al concilio di Troyes del 1128. Da questo momento l?Ordine del Tempio si espande in tutta Europa disseminandola di magioni e commende dislocate lungo le principali vie di comunicazione a tutela dei pellegrinaggi, ma anche per fornire ai confratelli oltre mare il fabbisogno per portare avanti la loro missione. Una strana coincidenza sembra convalidare quanto sostenuto in seno alle scuole iniziatiche d?occidente vale a dire che al ritorno dei primi nove cavalieri da Gerusalemme si verifica un apporto di conoscenze relative alla geometria sacra ed all?arte della costruzione: improvvisamente nascono le cattedrali gotiche di Francia lì dove più presente è la presenza templare; si manifesta una tecnica costruttiva che non costituisce uno sviluppo del romanico, ma qualcosa di completamente nuovo, come dimostra l?alchimista Fulcanelli (*Fulcanelli, Il mistero delle Cattedrali, ed. Mediterranee), volto ad esprimere profonde ed antiche conoscenze esoteriche. Le nuove costruzioni svettanti verso il cielo ed animate dalla luce che le rende vibranti di energia, vengono designate come veri testi in pietra di sapere iniziatico: solo ora con la moderna geobiologia si è riscoperta in occidente la rete energetica della terra ed il suo ruolo nel determinare la sacralità di un luogo grazie alla presenza di acqua sotterranea che ne esalta l?effetto. Non vi è certezza storica del nesso tra i Templari e lo sviluppo del gotico e la formazione delle maestranze che hanno di fatto eretto i grandiosi monumenti, ma è significativo che scuole iniziatiche perpetuatesi nei secoli hanno attribuito questo ruolo ai cavalieri del Tempio che, fedeli al nome ad essi toccato, avrebbero curato la riproduzione in ampio raggio delle conoscenze costruttive espresse dal Tempio di Salomone di biblica memoria. Lo stesso grande iniziato Rudolf Steiner ha affermato che i Templari ? vollero trasportare i pensieri del tempio in Occidente? perché il tempio era il simbolo visibile dell?uomo quale casa di Dio nascosto nel suo petto (*Rudolf Steiner: La Leggenda del Tempio e la leggenda aurea- Editrice antroposofica Milano).

Nelle cattedrali gotiche, come rivela Fulcanelli, sono espresse le conoscenze alchemiche ed in particolare il messaggio della spiritualizzazione della materia: non a caso la maggior parte della cattedrali è dedicata a Notre Dame, Maria, l?ultima espressione del volto femminile di Dio nella concezione della tradizione iniziatica, ma anche simbolo della materia, vergine in quanto recante in sé il principio che le permette la trasfigurazione, tanto da poter divenire Assunta in cielo ovvero spiritualizzata. -Al centro degli insegnamenti dei Templari veniva onorato un elemento femminile- dice Rudolf Steiner-. Lo si chiamava la divina Sofia, la saggezza divina? quella che permette lo sviluppo del sé spirituale a cui l?uomo deve costruire il tempio costituito dai quattro elementi della sua stessa materia. Nell?edificazione delle cattedrali gotiche, sorte su luoghi già sacri in epoca pagana, si è espresso l?intento di fornire all?umanità dell?epoca e dei secoli futuri un crogiolo alchemico di trasformazione, grazie alle energie presenti nel luogo stesso, all?armonia della geometria aurea, al tesoro custodito nell’uomo portatore di una scintilla divina che permette la sua spiritualizzazione. I Templari, o almeno il cuore sacro dell’ordine era a conoscenza di questo progetto e di un piano dello Spirito che avrebbe dato frutto in una umanità futura, quella pronta a realizzare l’età della Conoscenza che rende liberi, secondo le profezie di Gioacchino da Fiore: un indizio è la devozione che avevano per Notre Dame, in particolare nel suo aspetto primordiale ed alchemico di Vergine nera paritura della cui immagine proprio i Templari avrebbero disseminato l’Europa.

Il teschio di Celestino V con la perforazione

Un altro ruolo viene assegnato all’Ordine del Tempio da un loro contemporaneo, lo scrittore medievale Wolfram von Eschembach (*Wolfram von Eschembach, Parzival, ed. Tea), che li indica quali custodi del Graal, il misterioso oggetto simbolo di conoscenza. Naturalmente questo dato letterario acquisisce particolare importanza nel convalidare la tesi che vuole i Templari portatori di una conoscenza che è stata vista a tal punto minacciosa dal re di Francia e da Clemente V da indurli a distruggere l?ordine con incredibile ferocia. Su questa pagina vergognosa della storia dell?occidente sono stati versati fiumi d?inchiostro a cui rimando.

Nella metà del XIV secolo, quando ormai la vicenda templare e quella di Celestino sono concluse avviene qualcosa che ancora una volta porta l?attenzione sull?Ordine del Tempio: nel 1353 a Lirey riappare la Sacra Sindone custodita da Goffredo di Charnay omonimo e probabilmente erede del dignitario templare messo al rogo nel 1314 insieme all?ultimo gran maestro dell?ordine Jacques de Molay. Tale collegamento tra il telo sindonico e l?Ordine, a cui si attribuisce la sua traduzione in Europa e conservazione nel periodo in cui se ne perdono notizie, avrà un ruolo importante nella costruzione dell?ipotesi di un profondo rapporto tra i Templari e Celestino. Diviene a questo punto particolarmente significativa la circostanza che il Goffredo di Charny (la differenza di una ?a? non è significativa in epoca in cui facilmente i nomi delle casate si modificavano nel tempo, come per esempio quella dei Sinclair-Saint Clair della cappella di Rosslyn in Scozia) signore di Lirey che nel 1354 affidò ai canonici perché lo esponessero il lenzuolo indicato come quello che aveva accolto il corpo di Gesù e la cui trama viene ripetuta nel disegno della facciata di Collemaggio, sia stato uno dei primi dignitari ad avere sepoltura nella Chiesa dei Celestini di Parigi nell?anno stesso della consacrazione, nel 1370, con un secondo funerale svoltosi con grandi onori. Tornando a Pietro del Morrone è noto che, tornato in Abruzzo, si sia fermato a riposare a Collemaggio, all?Aquila. In sogno gli appare la Vergine che gli chiede di costruire una chiesa in suo onore su quel colle dove già vi era il suo culto. Considerate le finanze di un eremita e la circostanza che nella città ancora in costruzione si stavano erigendo moltissime chiese, una per ogni castello che aveva dato impulso all?edificazione del nuovo centro urbano, è davvero straordinario che in un tempo relativamente breve Pietro abbia la possibilità di acquistare il terreno, fare il progetto, trovare le maestranze e realizzare la chiesa che viene consacrata nel 1288 sì da poter ospitare la sua incoronazione nel 1294.

Si spiegherebbe tutto se si potesse ipotizzare, accanto all?eremita, la presenza dell’Ordine del Tempio, notoriamente ricco ed al quale la tradizione ricollega l?edificazione delle cattedrali gotiche e dunque conoscenze legate all?arte della costruzione. Si può ipotizzare ancora che il sogno della Vergine nasconda un mandato da parte dei Templari che avevano avuto modo di apprezzare le doti di santità di Pietro e che erano particolarmente devoti a Notre Dame quale simbolo della materia umana in grado di assurgere in cielo, ad una frequenza vibratoria più elevata- diremmo oggi -. Non a caso la chiesa venne intitolata a Maria Assunta. Se tale ipotesi ha un fondo di realtà altre tessere del mosaico possono essere rinvenute proprio nella costruzione: la facciata presenta un disegno costituito di croci rosse su fondo bianco ed i cavalieri templari erano vestiti di bianco con una croce rossa sul mantello. E? ancora un caso che la chiesa si affianchi ad una torre ottagonale e le colonne al suo interno siano ottagonali ed in numero di 8×2? Questo dato è significativo alla luce del simbolismo del numero otto e dell?ottagono, spesso presenti in chiese e cappelle templari, quali quelle di Laon e Metz: numero e figura geometrica esprimono la posizione intermedia tra il quadrato della Materia ed il cerchio dello Spirito, dunque la materia spiritualizzata o nel corso del processo di spiritualizzazione e sono appunto associati alla Vergine Maria.

Si è accennato alla somiglianza tra la trama del telo sindonico ed il disegno delle formelle che ornano la facciata di S. Maria di Collemaggio: orbene numerosi studiosi sostengono la tesi del nesso tra Sindone e Templari per cui tale scoperta va ad accrescere gli elementi a sostegno della tesi di una presenza templare a Collemaggio. Il riferimento alla Sindone nella facciata acquista altresì una grande valenza simbolica perché entrare nella chiesa è come porsi nel telo funerario partecipando al processo di morte e resurrezione vissuto da Gesù. A tal proposito si è fatto riferimento al ruolo delle cattedrali gotiche di Francia dedicate a Notre Dame e caratterizzate dalla localizzazione in posti già sacri la cui energia è esaltata dalla presenza di acque sotterranee nonché, spesso, da un orientamento che consente giochi della luce solare che attraverso i rosoni esprime l?energia luminosa che attiva la cattedrale stessa. Si è avuta occasione di riferire di analoghi giochi solari in Collemaggio e della grande concentrazione di simboli e di messaggi che rendono la basilica di Celestino un vero testo in pietra di sapere iniziatico, proprio come le cattedrali di Francia. Tutto il simbolismo del pavimento, per chi è in grado di leggerlo dato che il simbolismo è un linguaggio, conferma l?impostazione alchemica della costruzione.

Un ulteriore argomento è dato dalla reliquia custodita a Collemaggio fino alla sua sottrazione avvenuta nel 1988 ed offerta alla devozione popolare in occasione della Perdonanza celestiniana: il dito della mano destra del Battista la cui presenza nella basilica è documentata da secoli. In un documento risalente al 1745, il manoscritto Shifman, viene indicata proprio questa reliquia come elemento del tesoro templare. Si sconosce la valenza storica del documento e nel medio evo vi era un vero commercio di reliquie false, ma non si può negare che la coincidenza è decisamente significativa ed affascinante. L?insieme degli elementi esposti costituisce quella serie di indizi concordanti che nel diritto assumono consistenza probatoria: sebbene non sia al momento documentata una presenza templare all?Aquila- per quanto alcuni la sostengano con riferimento alla Commenda dei Cavalieri di S. Giovanni (da cui piazza della Commenda) considerato che i beni templari, dopo la soppressione del 1312, sono stati trasferiti a questo ordine- tuttavia sussistono prove indirette di una vicinanza dell’Ordine del Tempio dato che il fratello di Gualtieri d?Ocre, località e castello quasi alle porte della città, era maestro dei Templari per altro presenti certamente nella zona di Pescasseroli e Scurcola marsicana. Inoltre gli interrogatori per il processo all?Ordine del 1310 si svolsero proprio a Collemaggio, anche se senza esito come in quasi tutta Italia dato che i cavalieri locali, dall?arresto disposto da Filippo il Bello nel 1307, avevano avuto modo di occultarsi spesso entrando in ordini affini: è del tutto logico ipotizzare che un processo contro i Templari si sia svolto dove si pensava di trovarli!. Lo scrittore Edward Burman (* Edward Burman- I Templari- Convivio ed.) individua in S. Maria del Ponte, sulla subequana- la via percorsa da Celestino per raggiungere dal Morrone L’Aquila per l?incoronazione- una magione templare senza tuttavia fornire riferimenti documentali. L?ipotesi è comunque oltremodo possibile perché l?ordine era presente lungo le principali vie di comunicazione dell’epoca.

Fonte – Collemagico

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