Il Problema delle Stigmate: segni divini o simboli terreni?
Una questione controversa ai limiti della dimensione del sacro. Una scomoda tradizione secolare ancora in attesa di una spiegazione esauriente.
di Enrico Baccarini©
(ARCHEOMISTERI, I Quaderni di Atlantide – n° 8 Mar./Apr. 2003; rivista cessata)
La fenomenologia delle stigmate ha da sempre attirato l’interesse sia del mondo religioso che del mondo scientifico. L’interpretazione di tali manifestazioni, ritenute come la trasposizione sulla carne delle ferite inferte a Gesù Cristo sulla croce, ha alternato nel corso del tempo momenti di venerazione ad altri di dura contestazione. Questa fenomenologia ha percorso oltre ottocento anni della propria esistenza tra dubbi, incertezze e conferme. La stessa Chiesa Cattolica Romana, come nel caso della Sacra Sindone, non si è mai pronunciata definitivamente di fronte a queste manifestazioni, limitandosi ad indagare singolarmente i soggetti che se ne dicevano portatori (1).
Alla luce delle ricerche condotte dalla fine dell’800 ad oggi, siamo in grado di portare maggiore chiarezza sulle possibili origini di tali segni.
La volontà, che da sempre contraddistingue l’uomo, di voler comprendere Dio e le sue manifestazioni, ha permesso in oltre un secolo di studi di gettare nuove basi per la comprensione delle stigmate. Che cosa si nasconde dietro questa strana fenomenologia?
Lo studio rigoroso e sistematico delle manifestazioni stigmatiche ebbe i suoi albori verso la fine del XIX secolo quando numerosi ricercatori iniziarono ad esaminare, su basi scientifiche, la genesi di questi segni.
In questo nostro studio cercheremo di presentare ai lettori di Archeomisteri il frutto di oltre un secolo di ricerche, ed alcuni recenti contributi che potrebbero spiegare, o forse fare maggiore luce, su tali manifestazioni.
In molti soggetti queste ferite si presentano durante il periodo pasquale, seguendo la consuetudine con cui annualmente viene stabilita questa festività e non con il periodo in cui realmente fu crocifisso Cristo. In altri soggetti le stigmate seguono un criterio di continuità (durando anche tutto l’arco di una vita), mentre altri casi ci presentano soggetti “intermittenti” in cui tali manifestazioni sono sovente connesse a stati di trance.
Curiosamente, le stigmate non sono solo una prerogativa del mondo cristiano cattolico in particolare, ma sono state segnalate, negli ultimi anni, anche nel mondo protestante e musulmano.
Dal XIII secolo ad oggi la Chiesa ha documentato ben 400 casi di soggetti che avrebbero ricevuto il dono delle stigmate. Sebbene tale fenomenologia segni profondamente la dottrina cristiana permangono a tutt’oggi molti dubbi, non ancora spiegati, sulla genesi della loro espressione.
Alla luce delle ricerche condotte dalla fine dell’800 ad oggi, siamo in grado di portare maggiore chiarezza sulle possibili origini di tali segni.
La volontà, che da sempre contraddistingue l’uomo, di voler comprendere Dio e le sue manifestazioni, ha permesso in oltre un secolo di studi di gettare nuove basi per la comprensione delle stigmate. Che cosa si nasconde dietro questa strana fenomenologia?
Lo studio rigoroso e sistematico delle manifestazioni stigmatiche ebbe i suoi albori verso la fine del XIX secolo quando numerosi ricercatori iniziarono ad esaminare, su basi scientifiche, la genesi di questi segni.
In questo nostro studio cercheremo di presentare ai lettori di Archeomisteri il frutto di oltre un secolo di ricerche, ed alcuni recenti contributi che potrebbero spiegare, o forse fare maggiore luce, su tali manifestazioni.
In molti soggetti queste ferite si presentano durante il periodo pasquale, seguendo la consuetudine con cui annualmente viene stabilita questa festività e non con il periodo in cui realmente fu crocifisso Cristo. In altri soggetti le stigmate seguono un criterio di continuità (durando anche tutto l’arco di una vita), mentre altri casi ci presentano soggetti “intermittenti” in cui tali manifestazioni sono sovente connesse a stati di trance.
Curiosamente, le stigmate non sono solo una prerogativa del mondo cristiano cattolico in particolare, ma sono state segnalate, negli ultimi anni, anche nel mondo protestante e musulmano.
Dal XIII secolo ad oggi la Chiesa ha documentato ben 400 casi di soggetti che avrebbero ricevuto il dono delle stigmate. Sebbene tale fenomenologia segni profondamente la dottrina cristiana permangono a tutt’oggi molti dubbi, non ancora spiegati, sulla genesi della loro espressione.
Dalle analisi condotte nella popolazione dei soggetti portatori risulta che dal XIII al XIX secolo il rapporto tra uomini e donne depositari delle stigmate (nei 400 casi documentati) fosse di sette donne per ogni uomo, mentre nel ‘900 tale stima scende e ci troviamo davanti a tre donne ogni due uomini. Rimane comunque assodato che da quando tale fenomenologia ha iniziato a manifestarsi le donne sono state le maggiori portatrici di questi segni. È doveroso oltremodo precisare che, nella maggior parte dei casi, i soggetti portatori appartenevano a ordini religiosi o a gruppi di ferventi cristiani.
STORIA E MISTERO: I CASI PIÙ IMPORTANTI
La storia odierna, ed in particolar modo quella religiosa, ci presenta, nel corso dei secoli che ci hanno preceduti, numerosi soggetti cui sarebbe stato fatto “dono” delle stigmate. Le persone cui di solito sono state associate sono individui dalla forte spiritualità e devozione religiosa. A tali manifestazioni, soprattutto nei casi di individui successivamente proclamati santi, seguirebbero una serie di fenomeni associati che non saranno però oggetto di questo nostro studio (2).
Vogliamo, a titolo di curiosità, citare unicamente il caso di Domenica Lazzari (1815-1848) il cui sangue sfidava la legge di gravità, defluendo verso l’alto.
Nella letteratura in merito sono anche ricordati casi, seppur rari, di stigmate luminose. De Vesme, che circa un secolo fa studiò questo tipo particolare di stigmate, ne contò sette.
In altri casi soggetti riesumati da sepolture (come Santa Caterina de’ Ricci) a distanza di anni mostravano il corpo non corrotto dalla morte e dal quale, saltuariamente, continuavano a sgorgare gocce di sangue.
Oggi tali manifestazioni, al limite tra scienza e religione, sono solitamente accettate con molte riserve per la paura che la fede e la devozione amplifichino fenomenologie ben minori.
Non è scopo di questo studio giudicare tali affermazioni, ma si cercherà nondimeno di capire se esistano plausibili possibilità per poter ricondurre la fenomenologia stigmatica a fenomeni umani e mentali.
Il mito, il mistero e soprattutto la forte fede popolare suscitata da questi segni, non ha permesso fino a poco più di un secolo fa di porsi nelle condizioni di studiare quali potessero essere le possibili basi biologiche per tali tipi di manifestazioni. Il dogma della natura divina delle stigmate le ha così relegate per molti secoli in un limbo di mistero e di inviolabilità. Sulla base di ricerche condotte da eminenti studiosi del fenomeno, oggi si tende comunque a ridimensionare la possibile natura divina di tali segni, per ricondurli su un piano più naturale e conciliabile con la scienza odierna.
Prima di addentrarci in tali studi vorremmo presentare ai lettori alcune delle figure più significative che presentarono nel corso della propria vita tali segni. Il primo autore religioso conosciuto che abbia usato questo termine per simboleggiare la sua “appartenenza” a Gesù fu San Paolo, l’ex Saulo di Tarso: “porto le stigmate del Signore Gesù nel mio corpo”, [Lettera ai Galati, VI, 17]. Ancora oggi si discute se queste parole avessero un significato metaforico-simbolico, oppure letterale, segnalando così il primissimo manifestarsi di un fenomeno mistico molto particolare che è stato, appunto, definito “stigmatizzazione”.
Per la storiografia religiosa ufficiale il primo uomo a manifestare “ufficialmente” questi segni sul proprio corpo viene oggi considerato San Francesco d’Assisi.
A trentotto anni, nel 1224, egli manifestò nelle mani e nei piedi alcune lesioni che avrebbero riprodotto quelle dei chiodi che avrebbero trafitto il corpo di Gesù sulla croce, e una ferita al torace che avrebbe riprodotto la lacerazione che la lancia del centurione romano Cassio Gaio Longino (3) avrebbe inferto a Gesù morente.
Uomo di indubbia fede, e di forte carisma, San Francesco manifestò tali segni negli ultimi anni della propria vita, sul Monte La Verna, quando si ritirò in completa e totale contemplazione di Dio.
I resoconti testimoniali giunti fin dal passato ci raccontano che le stigmate di San Francesco non sanguinavano molto, “ed avevano una specie di protuberanza, come una capocchia di un chiodo sotto pelle”.
Ulteriore caso di stigmatizzazione estremamente interessante corrisponde ai segni portati sul corpo da Padre Pio da Pietralcina. Dietro quest’uomo, di indubbio carisma, oggi si è creata una vera e propria venerazione. La sua recente santificazione ha reso infine onore alla vita travagliata che dovette condurre a causa delle ingerenze della sua stessa Chiesa.
Anche questo noto uomo di fede è passato al vaglio dei ricercatori e nuove prove sono state ricavate dagli studi condotti sulle sue piaghe. Padre Pio, secondo i resoconti oggi rinvenibili, nella sua vita avrebbe avuto diverse visioni del Cristo, che lo avrebbero poi “benedetto” con la comparsa di questi segni.
Nella fenomenologia isterica studiata da psicologi e da psichiatri, non pochi sono i casi in cui i soggetti, oltre a manifestare allucinazioni, provocano sul proprio corpo ferite autoinflitte di cui non ricordano la genesi. Oggi sembra che almeno parte del mistero di Padre Pio possa essere spiegato attraverso tale iter.
È noto ormai da tempo, ma poco conosciuto, che questo sant’uomo tormentava le proprie ferite così da entrare maggiormente in rapporto diretto con Dio.
Il “dono” che aveva ricevuto gli avrebbe permesso di comprendere meglio il dolore e le sofferenze che Gesù Cristo avrebbe patito sulla croce. A riprova di tali affermazioni numerosi ricercatori hanno notato che invecchiando, e possedendo quindi sempre minori forze, tali ferite non potevano essere più tormentate e quindi fossero scomparse quando il prete da Pietralcina morì.
La mistica cristiana ha considerato la sparizione di questi segni come un miracolo, ma non possiamo dubitare di altre spiegazioni più “terrene”, anche differenti da quella presentata. Alcuni ricercatori sono riusciti a reperire documenti originali dai quali si può apprendere come Padre Pio applicasse sulle proprie mani sostanze chimiche per disinfettare la carne, mantenendo però aperte le ferite (4). Il dato eccezionale, anche per la ricerca odierna, è che questo uomo portò con sé tali segni per circa 50 anni.
Un altro caso che ha meritato l’attenzione dei ricercatori appartiene alla storia di suor Maria Teresa Neumann.
Suor Teresa Neumann ricevette le stigmate il venerdì santo del 1926, dopo aver avuto una visione della crocifissione. Successive ricerche evidenziarono che sul piano psicologico la Neumann possedeva tutte le caratteristiche del “ricevente” per le stigmate. Le sue ferite permasero fino al 1962 quando morì, per ben 36 anni. Anche in questo caso alcuni autori chiamano in causa l’autoinflizione, cosciente o incosciente, per la presenza e soprattutto la permanenza di questi segni. Tale ipotesi però non hanno trovato prove oggettive per una confutazione.
Teresa Neumann è oggi ricordata per la copiosità del sangue che sgorgava dal suo corpo. Ancora oggi, i medici non si spiegano come questa donna potesse, mangiando solo un’ostia al giorno, riuscire a sopravvivere e a produrre tanto sangue. Le stigmate di questa donna sono state classificate tra le più estreme che la storia possa ricordare.
La più giovane stigmatizzata della storia fu la californiana Cloretta Robertson che, a soli 9 anni (poco prima della Pasqua del 1972), ricevette le stigmate. Le sue stigmate si dimostrarono estremamente interessanti per la comunità scientifica. Vennero sottoposte a svariati esami medici e le mani di Cloretta vennero anche posizionate sotto un microscopio molto potente.La scoperta che gli studiosi fecero li lasciò però totalmente attoniti. Il sangue, come evidenziarono subito gli studiosi, “filtrava” dalla sua pelle. Ma la cosa che sconvolse maggiormente la comunità scientifica di quei tempi, nonché la comunità religiosa, era che una ragazzina di colore, di nove anni e soprattutto protestante, potesse manifestare un segno considerato appartenente solamente alle persone “sante” e di fede cattolico-romana. Ciò potrebbe provare, come suggerirono numerosi autori, che le stigmate possono comparire pure al di fuori della Chiesa Cattolica, e che possano anche essere una manifestazione propria di un quadro patologico o psicosomatico non ancora conosciuto.
ALCUNE POSSIBILI SPIEGAZIONI
Il fattore fondamentale che deve esser tenuto presente in queste ricerche, ed in questo articolo, è come le persone possano “ricevere” questi segni.
La comunità scientifica internazionale oggi ritiene infatti che non sia più necessario chiamare necessariamente in causa un’origine paranormale, o dovuta a Dio stesso, per tali manifestazioni, ma probabilmente si debbano semmai vedere nei soggetti stigmatizzati delle “risposte” a Dio, e delle risposte all’idea che questi hanno della sofferenza e delle ferite subite dal Cristo, inteso secondo la religione cattolica quale Dio sulla croce.
Si tratta comunque di un fenomeno profondamente religioso che tocca intimamente la devozione di molte persone. Non è possibile parlare di frode, poiché la maggior parte delle volte questi segni appaiono inspiegabilmente.
L’unico prodotto tangibile di questa fenomenologia è che incoraggia la fede, la intensifica e la potenzia. La Chiesa è una espressione della fede, ma è un’opera dell’uomo. Anche le stigmate, probabilmente, sono un prodotto dell’uomo ma intensificano la fede.
Come ci possiamo spiegare però il fatto che prima di San Francesco esistessero pochi casi documentati di stigmatizzati e dopo la morte di questo umile uomo iniziassero in tutta Europa a dilagare tali manifestazioni?
Se non abbiamo prove inconfutabili in nostro possesso per attestare che si tratti di veri e propri miracoli, ovvero di manifestazioni straordinarie della nostra mente, possiamo però nel contempo avvalerci della ricerca scientifica che nell’ultimo secolo ci ha permesso di poter comprendere in maniera sempre più vasta che cosa realmente si può celare dietro tali segni.
Delle oltre quattrocento persone sopra citate che ricevettero le stigmate, ben 62 vennero canonizzate e di tutte queste il 90% era costituito da donne. Dietro tale cifra si può celare un significato?
Il motivo per cui la stragrande maggioranza dei soggetti stigmatizzati appartiene al sesso femminile potrebbe forse risiedere nel fatto obiettivo che il gentil sesso appare statisticamente ben più soggetto a manifestazioni neuropsichiatriche di tipo isterico-ideoplastico rispetto al sesso maschile.
Nell’ambito degli studi condotti fino ad oggi esiste una fenomenologia che i ricercatori, fin dalla metà del XIX secolo, hanno sempre associato alla manifestazione delle stigmate, e cioè l’”ideoplastia”.
Con tale termine si tende oggi ad identificare il potere che la nostra mente avrebbe di agire sul corpo.
Questo neologismo venne coniato da Durand du Groy nel 1860 per indicare l’impressione di una idea su di un soggetto suggestionato.
Nel 1884 il professor Ochorowicz estese il concetto definendolo come l’azione fisiologica di una idea, esaltata dai processi di suggestione o autosuggestione, sull’organismo umano.
Un altro fenomeno documentato, diverso dalle stigmate ma assimilabile alle stesse, è la “dermografia”.
A differenza dei segni oggetto di questo articolo, che durano mesi o anni, se non l’intero arco di una vita, la dermografia persiste solamente per pochi minuti o poche ore dopo che si è manifestata o è stata prodotta.
Sono stati condotti numerosi esperimenti al fine di appurare la natura del fenomeno; gli sperimentatori scrivevano o disegnavano con un dito o un bastoncello sulla pelle di un soggetto posto in trance e dopo pochi istanti quella parola (o quel disegno) apparivano sulla cute del soggetto (probabilmente per una dilatazione dei vasi sanguigni causata dalla suggestione ipnotica).
Il dottor Lébeault, noto studioso del tempo, condusse alcuni esperimenti veramente interessanti nel settore dermografico. Dopo aver toccato con un ferro freddo la pelle di alcuni soggetti posti in trance ipnotica, e dicendo loro che si trattava di un ferro rovente, era possibile entro poco tempo vedere formarsi nei medesimi punti delle vesciche da ustioni.
Esistono diverse fenomenologie mediche che potrebbero aiutarci a capire maggiormente il fenomeno della stigmatizzazione.
Nel caso di Cloretta Robertson, poche persone ormai ritengono ancora che si sia trattato di una vera manifestazione stigmatica; è invece a tutt’oggi opinione comune che la bambina abbia vissuto una patologia definita “sudorazione ematica”, o “ematoidrosi”.
È stato infatti appurato come un forte stress emozionale possa determinare un’importante vasodilatazione associata ad un considerevole incremento della permeabilità dei capillari; queste due situazioni promuovono un’extravasazione del sangue nelle ghiandole sudoripare che in questo modo secernono sudore misto a sangue, fatto questo che può facilmente trarre in inganno anche l’occhio esperto di un medico che, in questo modo, può interpretare erroneamente questo fenomeno come un’effettiva e copiosa emorragia.
Un eclatante esempio di ematoidrosi lo si ritrova nel testo più importante della cristianità, il Nuovo Testamento.
In un passo dei Vangeli in cui Gesù si reca nell’orto dei Getsemani per pregare il Padre prima di essere ucciso sulla croce (“…si allontanò da loro quasi un tiro di sasso, e inginocchiatosi pregava: ‘Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la Tua volontà’. Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a Terra…”), durante la preghiera, particolarmente lunga ed intensa, Gesù iniziò quindi a sudare sangue.
In realtà questa reazione potrebbe essere associata con molta probabilità ad un caso di ematoidrosi determinata dal forte coinvolgimento emotivo, e psicologico; che costituì un fattore di forte stress, (definito “stressor”), nell’agonia di Gesù.
L’ematoidrosi, in questo vasto campo di studi, potrebbe aiutarci a comprendere questa strana fenomenologia che da oltre otto secoli si è manifestata apertamente. Sono state chiamate in causa diverse spiegazioni per poter comprendere le stigmate, ma l’unico tassello mancante in tali studi è la comprensione del meccanismo che da uno stato psicologico potrebbe permettere l’espressione di questi segni in uno stato fisiologico.
Come può riuscire la mente umana a creare una lesione fisica sul corpo?
Quali meccanismi entrano in gioco?
Siamo forse tutti plausibilmente stigmatizzabili a livello potenziale?
Queste domande sono solo alcune tra quelle che i primi ricercatori si posero per riuscire a capire quale fosse il meccanismo alla base dell’insorgenza di queste strane piaghe.
Nel corso dei secoli l’uomo ha sempre creduto che la propria mente potesse essere utilizzata come uno strumento estremamente potente, e ne sono una dimostrazione alcuni culti o alcune sette religiose che fondano certi loro principi proprio su queste assunzioni.
Attualmente la scienza è altrettanto concorde nel ritenere che le potenzialità (e non i poteri) della nostra mente siano estremamente vaste ed importanti.
Soprattutto grazie a studi di tipo psicologico e psichiatrico sono stati indagati ambiti della nostra mente inesplorati per millenni. Pur se queste due discipline vantano poco più di un secolo e mezzo di vita, i progressi raggiunti in questo breve periodo di tempo sono estremamente interessanti.
Attraverso le innumerevoli vie concesse dalla scienza attuale, oggi possiamo in alcuni casi anche riprodurre fenomenologie simili a quelle delle stigmate in soggetti sottoposti ad esperimenti di laboratorio.
Tra queste è interessante evidenziare un fenomeno poco conosciuto, ma ampiamente studiato dal XIX secolo, la “vescicolazione ipnotica“. Con tale termine oggi si tende a designare tutta una serie di fenomeni che i ricercatori sono in grado di far comparire sulla pelle dei soggetti sottoposti ad esperimenti, estremamente simili ai segni presenti negli stigmatizzati. La vescicolazione ipnotica avviene attraverso una semplice induzione ipnotica a seguito della quale lo sperimentatore utilizza un qualsiasi oggetto, a temperatura ambiente, sottoponendolo a zone differenti della cute di un soggetto, facendogli credere che questo sia incandescente.
Il fattore fondamentale che deve esser tenuto presente in queste ricerche, ed in questo articolo, è come le persone possano “ricevere” questi segni.
La comunità scientifica internazionale oggi ritiene infatti che non sia più necessario chiamare necessariamente in causa un’origine paranormale, o dovuta a Dio stesso, per tali manifestazioni, ma probabilmente si debbano semmai vedere nei soggetti stigmatizzati delle “risposte” a Dio, e delle risposte all’idea che questi hanno della sofferenza e delle ferite subite dal Cristo, inteso secondo la religione cattolica quale Dio sulla croce.
Si tratta comunque di un fenomeno profondamente religioso che tocca intimamente la devozione di molte persone. Non è possibile parlare di frode, poiché la maggior parte delle volte questi segni appaiono inspiegabilmente.
L’unico prodotto tangibile di questa fenomenologia è che incoraggia la fede, la intensifica e la potenzia. La Chiesa è una espressione della fede, ma è un’opera dell’uomo. Anche le stigmate, probabilmente, sono un prodotto dell’uomo ma intensificano la fede.
Come ci possiamo spiegare però il fatto che prima di San Francesco esistessero pochi casi documentati di stigmatizzati e dopo la morte di questo umile uomo iniziassero in tutta Europa a dilagare tali manifestazioni?
Se non abbiamo prove inconfutabili in nostro possesso per attestare che si tratti di veri e propri miracoli, ovvero di manifestazioni straordinarie della nostra mente, possiamo però nel contempo avvalerci della ricerca scientifica che nell’ultimo secolo ci ha permesso di poter comprendere in maniera sempre più vasta che cosa realmente si può celare dietro tali segni.
Delle oltre quattrocento persone sopra citate che ricevettero le stigmate, ben 62 vennero canonizzate e di tutte queste il 90% era costituito da donne. Dietro tale cifra si può celare un significato?
Il motivo per cui la stragrande maggioranza dei soggetti stigmatizzati appartiene al sesso femminile potrebbe forse risiedere nel fatto obiettivo che il gentil sesso appare statisticamente ben più soggetto a manifestazioni neuropsichiatriche di tipo isterico-ideoplastico rispetto al sesso maschile.
Nell’ambito degli studi condotti fino ad oggi esiste una fenomenologia che i ricercatori, fin dalla metà del XIX secolo, hanno sempre associato alla manifestazione delle stigmate, e cioè l’”ideoplastia”.
Con tale termine si tende oggi ad identificare il potere che la nostra mente avrebbe di agire sul corpo.
Questo neologismo venne coniato da Durand du Groy nel 1860 per indicare l’impressione di una idea su di un soggetto suggestionato.
Nel 1884 il professor Ochorowicz estese il concetto definendolo come l’azione fisiologica di una idea, esaltata dai processi di suggestione o autosuggestione, sull’organismo umano.
Un altro fenomeno documentato, diverso dalle stigmate ma assimilabile alle stesse, è la “dermografia”.
A differenza dei segni oggetto di questo articolo, che durano mesi o anni, se non l’intero arco di una vita, la dermografia persiste solamente per pochi minuti o poche ore dopo che si è manifestata o è stata prodotta.
Sono stati condotti numerosi esperimenti al fine di appurare la natura del fenomeno; gli sperimentatori scrivevano o disegnavano con un dito o un bastoncello sulla pelle di un soggetto posto in trance e dopo pochi istanti quella parola (o quel disegno) apparivano sulla cute del soggetto (probabilmente per una dilatazione dei vasi sanguigni causata dalla suggestione ipnotica).
Il dottor Lébeault, noto studioso del tempo, condusse alcuni esperimenti veramente interessanti nel settore dermografico. Dopo aver toccato con un ferro freddo la pelle di alcuni soggetti posti in trance ipnotica, e dicendo loro che si trattava di un ferro rovente, era possibile entro poco tempo vedere formarsi nei medesimi punti delle vesciche da ustioni.
Esistono diverse fenomenologie mediche che potrebbero aiutarci a capire maggiormente il fenomeno della stigmatizzazione.
Nel caso di Cloretta Robertson, poche persone ormai ritengono ancora che si sia trattato di una vera manifestazione stigmatica; è invece a tutt’oggi opinione comune che la bambina abbia vissuto una patologia definita “sudorazione ematica”, o “ematoidrosi”.
È stato infatti appurato come un forte stress emozionale possa determinare un’importante vasodilatazione associata ad un considerevole incremento della permeabilità dei capillari; queste due situazioni promuovono un’extravasazione del sangue nelle ghiandole sudoripare che in questo modo secernono sudore misto a sangue, fatto questo che può facilmente trarre in inganno anche l’occhio esperto di un medico che, in questo modo, può interpretare erroneamente questo fenomeno come un’effettiva e copiosa emorragia.
Un eclatante esempio di ematoidrosi lo si ritrova nel testo più importante della cristianità, il Nuovo Testamento.
In un passo dei Vangeli in cui Gesù si reca nell’orto dei Getsemani per pregare il Padre prima di essere ucciso sulla croce (“…si allontanò da loro quasi un tiro di sasso, e inginocchiatosi pregava: ‘Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la Tua volontà’. Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a Terra…”), durante la preghiera, particolarmente lunga ed intensa, Gesù iniziò quindi a sudare sangue.
In realtà questa reazione potrebbe essere associata con molta probabilità ad un caso di ematoidrosi determinata dal forte coinvolgimento emotivo, e psicologico; che costituì un fattore di forte stress, (definito “stressor”), nell’agonia di Gesù.
L’ematoidrosi, in questo vasto campo di studi, potrebbe aiutarci a comprendere questa strana fenomenologia che da oltre otto secoli si è manifestata apertamente. Sono state chiamate in causa diverse spiegazioni per poter comprendere le stigmate, ma l’unico tassello mancante in tali studi è la comprensione del meccanismo che da uno stato psicologico potrebbe permettere l’espressione di questi segni in uno stato fisiologico.
Come può riuscire la mente umana a creare una lesione fisica sul corpo?
Quali meccanismi entrano in gioco?
Siamo forse tutti plausibilmente stigmatizzabili a livello potenziale?
Queste domande sono solo alcune tra quelle che i primi ricercatori si posero per riuscire a capire quale fosse il meccanismo alla base dell’insorgenza di queste strane piaghe.
Nel corso dei secoli l’uomo ha sempre creduto che la propria mente potesse essere utilizzata come uno strumento estremamente potente, e ne sono una dimostrazione alcuni culti o alcune sette religiose che fondano certi loro principi proprio su queste assunzioni.
Attualmente la scienza è altrettanto concorde nel ritenere che le potenzialità (e non i poteri) della nostra mente siano estremamente vaste ed importanti.
Soprattutto grazie a studi di tipo psicologico e psichiatrico sono stati indagati ambiti della nostra mente inesplorati per millenni. Pur se queste due discipline vantano poco più di un secolo e mezzo di vita, i progressi raggiunti in questo breve periodo di tempo sono estremamente interessanti.
Attraverso le innumerevoli vie concesse dalla scienza attuale, oggi possiamo in alcuni casi anche riprodurre fenomenologie simili a quelle delle stigmate in soggetti sottoposti ad esperimenti di laboratorio.
Tra queste è interessante evidenziare un fenomeno poco conosciuto, ma ampiamente studiato dal XIX secolo, la “vescicolazione ipnotica“. Con tale termine oggi si tende a designare tutta una serie di fenomeni che i ricercatori sono in grado di far comparire sulla pelle dei soggetti sottoposti ad esperimenti, estremamente simili ai segni presenti negli stigmatizzati. La vescicolazione ipnotica avviene attraverso una semplice induzione ipnotica a seguito della quale lo sperimentatore utilizza un qualsiasi oggetto, a temperatura ambiente, sottoponendolo a zone differenti della cute di un soggetto, facendogli credere che questo sia incandescente.
Una manifestazione di “Vescicolazione Ipnotica”
I risultati di tali esperimenti sono estremamente interessanti. Nel giro di pochi minuti, fino a qualche ora, i soggetti sottoposti a tale procedura riportano ustioni più o meno gravi proprio nel punto (o nei punti) specifici scelti dal ricercatore. Fattore maggiormente interessante è che se, come è stato fatto in alcuni esperimenti, poniamo un oggetto dalla forma ben precisa sul braccio di un soggetto, vedremo che l’ustione che si verrà a creare corrisponderà appieno alla forma posta sulla cute dello stesso. Questi esperimenti suscitarono forti discussioni ed accesi dibattiti accademici quando dalla metà dell’800 si iniziò a pubblicare i primi risultati.
Grazie agli studi condotti nella variegata fenomenologia delle stigmate oggi non si può escludere aprioristicamente l’apporto di meccanismi inconsci o psicodinamici che possono essere attivati da forme di isterismo o di ipnosi autoindotta. In tal senso la spiegazione che la psicologia e la psichiatria danno delle stigmate è da ricondursi proprio alle due varianti precedentemente citate, anche se tali spiegazioni sembrano non essere per ora in grado di spiegare nella totalità la complessità del fenomeno.
Usualmente si distinguono diversi tipi di trance: ipnotica, mistica, medianica, psichedelica.
Lo stato di trance può essere quindi indotto attraverso svariati modi. Se durante la trance l’attenzione della persona persiste per un tempo sufficiente in un monoideismo (5), allora è altamente probabile la manifestazione di forme “ideoplastiche”. In tale caso la mente attua un procedimento fisiologico, per ora sconosciuto e appena ipotizzato, che attuerebbe la trasfigurazione di una idea, e del suo contenuto, in una forma esteriore, tangibile e materiale.
A tale proposito lo studioso Alfonso Siani scrive in un suo libro: “Se una persona, che partecipa ad una funzione liturgica molto toccante in un Santuario rinomato dove si è recata con un’aspettativa di guarigione da una malattia, e ad un certo punto entra in trance in uno dei modi prima visti (anche senza saperlo) e la sua attenzione è focalizzata unicamente sull’idea di guarigione, se indugia adeguatamente su tale idea realizza una ideoplastia , in altre parole da avvio ad un processo di guarigione che può essere più o meno veloce (6).
In qualche modo, così, la mente concretizzerebbe un processo fisiologico, ancora ignoto e a mala pena ipotizzabile, che permetterebbe in concreto la trasformazione di una idea, con tutti i suoi contenuti, in una forma esterna, obiettiva e visibile.
Tale psicosomatizzazione, se così possiamo interpretarla, potrebbe condurre alla manifestazione delle stigmate. Oggi la possibilità di un meccanismo di feedback tra mente e corpo viene studiata dalla psiconeuroimmunologia (7).
Queste sono solo alcune delle ipotesi che attualmente potrebbero permetterci di comprendere questa strana fenomenologia. La psicologia e la psichiatria psicosomatica hanno realizzato, nel loro iter di ricerche, delle scoperte estremamente interessanti su quelli che potrebbero essere i meccanismi alla base di tali manifestazioni.
Oggi sappiamo che non è più improponibile considerare la mente, ed il nostro cervello, come una macchina estremamente potente e dalle potenzialità straordinarie. Tali potenzialità si potrebbero esplicare, secondo tali studi, anche attraverso la manifestazione di una fenomenologia a carattere prettamente religioso.
È doveroso sottolineare anche come la fenomenologia da noi presa in esame non si sia manifestata nel corso dei suoi secoli di presenza nelle locazioni anatomiche corrette.
Siamo infatti stati abituati ad immaginarci le stigmate come un fenomeno estatico che si localizza anatomicamente sui palmi e/o sui dorsi delle mani dei soggetti portatori. Tale posizione anatomica è storicamente, e religiosamente, scorretta poiché mai furono condotte delle crocifissioni in cui i soggetti furono inchiodati attraverso i palmi ed i dorsi delle mani. Crocifiggere una persona in tali locazioni vorrebbe significare vederla cadere entro pochi minuti in conseguenza di una vera e propria lacerazione nonché frantumazione delle ossa della mano.
Queste ossa non sono in grado di sorreggere il peso del corpo umano per le leggi che ci insegna la fisica.
Verosimilmente (vera o falsa che sia) anche nella Sacra Sindone custodita a Torino, il soggetto crocefisso è stato trafitto poco sotto i polsi, tra l’ulna e il radio. Queste due ossa, che formano i nostri avambracci, sono infatti disposte in modo da creare una intercapedine naturale attraverso la quale venivano conficcati i chiodi per le crocifissioni. Ogni resto umano ritrovato e sottoposto a questo disumano supplizio dell’antichità presenta infatti delle lesioni e delle scheggiature proprio in corrispondenza di tali ossa, e mai nelle mani.
A dimostrazione di tale ipotesi vediamo come nella parte finale dell’ulna e del radio, in quella intercapedine che si collega alla mano, esista un piccolo spazio, definito di “Destot”, attraverso il quale sarebbe estremamente semplice poter inserire un chiodo.
I reperti storici ci dimostrano come nella Palestina romana tale locazione fosse l’unica attraverso la quale venivano fatti passare i chiodi di questa atroce condanna a morte. La stimolazione meccanica effettuata sul nervo posto nello spazio di Destot porterebbe inoltre ad un piegamento innaturale del pollice della mano e lo stesso dato lo possiamo significativamente ritrovare nell’immagine impressa nella Sacra Sindone.
Questi dati potrebbero portarci a considerazioni drasticamente negative sul reale significato celato dietro le stigmate “storiche”.
L’iconografia cristiana, ed affine, ha da sempre mostrato, per un semplice errore storico-iconografico, le ferite inferte a Cristo in una ubicazione del tutto sbagliata e non reale, che potrebbe, nel caso ci dovessimo trovare davanti ad un fenomeno di matrice terrestre, aver successivamente condotto ad una trasmissione iconografica sbagliata nella localizzazione di questi segni.
L’aura di mistero che ha pervaso questa fenomenologia, come altre, è stata ridimensionata dagli studi e dalle ricerche condotte fino ad oggi.
La voglia di mistero insita in ogni individuo si deve scontrare tuttavia con la razionalità e la scientificità propria della nostra natura. La presenza di manifestazioni che trascendono la nostra normalità ci conduce in un cammino di studio e ricerca che non implica per forza di cose fonti superiori o insondabili misteri quale loro origine.
Ciò che in un dato periodo poteva essere ricondotto ad un “mistero insormontabile” oggi, con il progredire delle nostre conoscenze, può trovare maggiori spiegazioni grazie all’intervento della scienza. Naturalmente questo non vuol stare a significare che tutti misteri, in senso proprio, debbano avere necessariamente una spiegazione, o che comunque si potrà giungere alla comprensione di molti di questi in tempi brevi.
Tendiamo unicamente a sottolineare come molte manifestazioni possano, nel corso del tempo e grazie ai progressi scientifici, trovare una qualche spiegazione plausibile (seppur, in certi casi, non inderogabilmente sicura).
La stessa fenomenologia delle stigmate tuttora presenta dei lati ancora oscuri e dei fattori che non sono spiegabili attraverso criteri noti o spiegazioni scientifiche conosciute.
Di conseguenza possiamo ipotizzare, in via del tutto generale, quale possa essere la genesi di queste manifestazioni ma non possiamo, né dobbiamo, dare prevenute e aprioristiche certezze su di essa.
La fisiologia ed i processi biochimici che sembrerebbero essere implicati nei processi di formazione di questi strani segni e l’intervento di una psiche più potente di quanto si potesse ritenere, sono senza dubbio due tra i fattori fondamentali per la manifestazione di queste sintomatologie, ma non possono rispondere ancora appieno a molte delle nostre domande.
CONCLUSIONI
Leggendo le varie opere della Chiesa Cattolica dedicate agli esorcismi, ci imbattiamo in una frase significativa che sembra proprio fare al caso nostro: “Ne facile credas aliquam a demone obsessum esse” (8), (trad., “Non si creda facilmente che qualcuno sia ossessionato dal demonio”). Significativa di un pensiero e di un modo di agire che dovrebbe essere scrupoloso ed attento nei confronti di un fenomeno, la possessione diabolica, che può essere facilmente scambiato con altre psicopatologie.
Allo stesso modo le manifestazioni stigmatiche debbono essere studiate e controllate attraverso gli strumenti e le conoscenze che la scienza ci mette a disposizione.
Oggi i ricercatori considerano, quasi concordemente, le stigmate come un fenomeno al limite tra la psicofisiologia e la psicopatologia, tra la psicosomatica e la autosuggestione.
Una precisa interpretazione di questa anomalia chiama in causa l’azione di diverse concause ascrivibili a fattori endogeni ed esogeni alla nostra mente.
È stato osservato (9) come le stigmate abbiano maggiore probabilità di manifestarsi in soggetti definiti “contemplativi”, inclini all’isteria e con una forte determinazione interna.
Una visione obiettiva e razionalista ci indica che la possibilità che una idea dominante (conscia o inconscia) possa imprimersi concretamente nell’organismo, creando lesioni cutanee anche di considerevole impressività, è oggi tutt’altro che improbabile.
Purtroppo non è semplice studiare fenomenologie che sono fortemente connaturate con la religiosità e la fede comune, ma la naturale tendenza dell’uomo a spiegare il mondo che lo circonda e a razionalizzare fenomeni che non riesce a comprendere ci spingono verso una sostanziale rivalutazione di queste manifestazioni, alla luce di studi e ricerche che da oltre un secolo e mezzo che ci hanno condotto ad ipotizzare, e oggi quasi a comprendere, uno dei più grandi misteri dalle origini della fede.
Note:
1. Padre Gemelli stesso, uno dei rappresentati più accreditati per le questioni di carattere scientifico del Vaticano, asserì numerose volte che San Francesco doveva essere considerato il solo stigmatizzato della storia cristiana, ovvero il solo in cui si potesse dimostrare un’origine divina di tali manifestazioni.
2. Come un intenso odore di fiori, fenomeni parapsicologici, etc.
3. Vedi Archeomisteri n° 2, articoli di P. C. e Enrico Baccarini.
4. Queste ricerche, ed altre sulla fenomenologia delle stigmate in generale, sono state condotte in prevalenza da Bob Rickard, editor di Fortean Times, e dal Dr. Ted Harrison, uno dei più importanti esperti mondiali in stigmatologia.
5. Ovvero se l’attenzione, in stato di trance, si focalizza per un certo periodo di tempo solamente su di una idea cardine.
6. Tratto da “Manuale di Ipnosi”, di Alfonso Siani, ed. Selecta Medica, Pavia 2000.
7. Vedi “Mente, Cervello e Sistema Immunitario”, di Massimo Biondi, ed. McGraw-Hill – 1997
8. Tratto da un manuale di esorcismi del XIV secolo
9. Dal Dottor Scott Rogo
Grazie agli studi condotti nella variegata fenomenologia delle stigmate oggi non si può escludere aprioristicamente l’apporto di meccanismi inconsci o psicodinamici che possono essere attivati da forme di isterismo o di ipnosi autoindotta. In tal senso la spiegazione che la psicologia e la psichiatria danno delle stigmate è da ricondursi proprio alle due varianti precedentemente citate, anche se tali spiegazioni sembrano non essere per ora in grado di spiegare nella totalità la complessità del fenomeno.
Usualmente si distinguono diversi tipi di trance: ipnotica, mistica, medianica, psichedelica.
Lo stato di trance può essere quindi indotto attraverso svariati modi. Se durante la trance l’attenzione della persona persiste per un tempo sufficiente in un monoideismo (5), allora è altamente probabile la manifestazione di forme “ideoplastiche”. In tale caso la mente attua un procedimento fisiologico, per ora sconosciuto e appena ipotizzato, che attuerebbe la trasfigurazione di una idea, e del suo contenuto, in una forma esteriore, tangibile e materiale.
A tale proposito lo studioso Alfonso Siani scrive in un suo libro: “Se una persona, che partecipa ad una funzione liturgica molto toccante in un Santuario rinomato dove si è recata con un’aspettativa di guarigione da una malattia, e ad un certo punto entra in trance in uno dei modi prima visti (anche senza saperlo) e la sua attenzione è focalizzata unicamente sull’idea di guarigione, se indugia adeguatamente su tale idea realizza una ideoplastia , in altre parole da avvio ad un processo di guarigione che può essere più o meno veloce (6).
In qualche modo, così, la mente concretizzerebbe un processo fisiologico, ancora ignoto e a mala pena ipotizzabile, che permetterebbe in concreto la trasformazione di una idea, con tutti i suoi contenuti, in una forma esterna, obiettiva e visibile.
Tale psicosomatizzazione, se così possiamo interpretarla, potrebbe condurre alla manifestazione delle stigmate. Oggi la possibilità di un meccanismo di feedback tra mente e corpo viene studiata dalla psiconeuroimmunologia (7).
Queste sono solo alcune delle ipotesi che attualmente potrebbero permetterci di comprendere questa strana fenomenologia. La psicologia e la psichiatria psicosomatica hanno realizzato, nel loro iter di ricerche, delle scoperte estremamente interessanti su quelli che potrebbero essere i meccanismi alla base di tali manifestazioni.
Oggi sappiamo che non è più improponibile considerare la mente, ed il nostro cervello, come una macchina estremamente potente e dalle potenzialità straordinarie. Tali potenzialità si potrebbero esplicare, secondo tali studi, anche attraverso la manifestazione di una fenomenologia a carattere prettamente religioso.
È doveroso sottolineare anche come la fenomenologia da noi presa in esame non si sia manifestata nel corso dei suoi secoli di presenza nelle locazioni anatomiche corrette.
Siamo infatti stati abituati ad immaginarci le stigmate come un fenomeno estatico che si localizza anatomicamente sui palmi e/o sui dorsi delle mani dei soggetti portatori. Tale posizione anatomica è storicamente, e religiosamente, scorretta poiché mai furono condotte delle crocifissioni in cui i soggetti furono inchiodati attraverso i palmi ed i dorsi delle mani. Crocifiggere una persona in tali locazioni vorrebbe significare vederla cadere entro pochi minuti in conseguenza di una vera e propria lacerazione nonché frantumazione delle ossa della mano.
Queste ossa non sono in grado di sorreggere il peso del corpo umano per le leggi che ci insegna la fisica.
Verosimilmente (vera o falsa che sia) anche nella Sacra Sindone custodita a Torino, il soggetto crocefisso è stato trafitto poco sotto i polsi, tra l’ulna e il radio. Queste due ossa, che formano i nostri avambracci, sono infatti disposte in modo da creare una intercapedine naturale attraverso la quale venivano conficcati i chiodi per le crocifissioni. Ogni resto umano ritrovato e sottoposto a questo disumano supplizio dell’antichità presenta infatti delle lesioni e delle scheggiature proprio in corrispondenza di tali ossa, e mai nelle mani.
A dimostrazione di tale ipotesi vediamo come nella parte finale dell’ulna e del radio, in quella intercapedine che si collega alla mano, esista un piccolo spazio, definito di “Destot”, attraverso il quale sarebbe estremamente semplice poter inserire un chiodo.
I reperti storici ci dimostrano come nella Palestina romana tale locazione fosse l’unica attraverso la quale venivano fatti passare i chiodi di questa atroce condanna a morte. La stimolazione meccanica effettuata sul nervo posto nello spazio di Destot porterebbe inoltre ad un piegamento innaturale del pollice della mano e lo stesso dato lo possiamo significativamente ritrovare nell’immagine impressa nella Sacra Sindone.
Questi dati potrebbero portarci a considerazioni drasticamente negative sul reale significato celato dietro le stigmate “storiche”.
L’iconografia cristiana, ed affine, ha da sempre mostrato, per un semplice errore storico-iconografico, le ferite inferte a Cristo in una ubicazione del tutto sbagliata e non reale, che potrebbe, nel caso ci dovessimo trovare davanti ad un fenomeno di matrice terrestre, aver successivamente condotto ad una trasmissione iconografica sbagliata nella localizzazione di questi segni.
L’aura di mistero che ha pervaso questa fenomenologia, come altre, è stata ridimensionata dagli studi e dalle ricerche condotte fino ad oggi.
La voglia di mistero insita in ogni individuo si deve scontrare tuttavia con la razionalità e la scientificità propria della nostra natura. La presenza di manifestazioni che trascendono la nostra normalità ci conduce in un cammino di studio e ricerca che non implica per forza di cose fonti superiori o insondabili misteri quale loro origine.
Ciò che in un dato periodo poteva essere ricondotto ad un “mistero insormontabile” oggi, con il progredire delle nostre conoscenze, può trovare maggiori spiegazioni grazie all’intervento della scienza. Naturalmente questo non vuol stare a significare che tutti misteri, in senso proprio, debbano avere necessariamente una spiegazione, o che comunque si potrà giungere alla comprensione di molti di questi in tempi brevi.
Tendiamo unicamente a sottolineare come molte manifestazioni possano, nel corso del tempo e grazie ai progressi scientifici, trovare una qualche spiegazione plausibile (seppur, in certi casi, non inderogabilmente sicura).
La stessa fenomenologia delle stigmate tuttora presenta dei lati ancora oscuri e dei fattori che non sono spiegabili attraverso criteri noti o spiegazioni scientifiche conosciute.
Di conseguenza possiamo ipotizzare, in via del tutto generale, quale possa essere la genesi di queste manifestazioni ma non possiamo, né dobbiamo, dare prevenute e aprioristiche certezze su di essa.
La fisiologia ed i processi biochimici che sembrerebbero essere implicati nei processi di formazione di questi strani segni e l’intervento di una psiche più potente di quanto si potesse ritenere, sono senza dubbio due tra i fattori fondamentali per la manifestazione di queste sintomatologie, ma non possono rispondere ancora appieno a molte delle nostre domande.
CONCLUSIONI
Leggendo le varie opere della Chiesa Cattolica dedicate agli esorcismi, ci imbattiamo in una frase significativa che sembra proprio fare al caso nostro: “Ne facile credas aliquam a demone obsessum esse” (8), (trad., “Non si creda facilmente che qualcuno sia ossessionato dal demonio”). Significativa di un pensiero e di un modo di agire che dovrebbe essere scrupoloso ed attento nei confronti di un fenomeno, la possessione diabolica, che può essere facilmente scambiato con altre psicopatologie.
Allo stesso modo le manifestazioni stigmatiche debbono essere studiate e controllate attraverso gli strumenti e le conoscenze che la scienza ci mette a disposizione.
Oggi i ricercatori considerano, quasi concordemente, le stigmate come un fenomeno al limite tra la psicofisiologia e la psicopatologia, tra la psicosomatica e la autosuggestione.
Una precisa interpretazione di questa anomalia chiama in causa l’azione di diverse concause ascrivibili a fattori endogeni ed esogeni alla nostra mente.
È stato osservato (9) come le stigmate abbiano maggiore probabilità di manifestarsi in soggetti definiti “contemplativi”, inclini all’isteria e con una forte determinazione interna.
Una visione obiettiva e razionalista ci indica che la possibilità che una idea dominante (conscia o inconscia) possa imprimersi concretamente nell’organismo, creando lesioni cutanee anche di considerevole impressività, è oggi tutt’altro che improbabile.
Purtroppo non è semplice studiare fenomenologie che sono fortemente connaturate con la religiosità e la fede comune, ma la naturale tendenza dell’uomo a spiegare il mondo che lo circonda e a razionalizzare fenomeni che non riesce a comprendere ci spingono verso una sostanziale rivalutazione di queste manifestazioni, alla luce di studi e ricerche che da oltre un secolo e mezzo che ci hanno condotto ad ipotizzare, e oggi quasi a comprendere, uno dei più grandi misteri dalle origini della fede.
Note:
1. Padre Gemelli stesso, uno dei rappresentati più accreditati per le questioni di carattere scientifico del Vaticano, asserì numerose volte che San Francesco doveva essere considerato il solo stigmatizzato della storia cristiana, ovvero il solo in cui si potesse dimostrare un’origine divina di tali manifestazioni.
2. Come un intenso odore di fiori, fenomeni parapsicologici, etc.
3. Vedi Archeomisteri n° 2, articoli di P. C. e Enrico Baccarini.
4. Queste ricerche, ed altre sulla fenomenologia delle stigmate in generale, sono state condotte in prevalenza da Bob Rickard, editor di Fortean Times, e dal Dr. Ted Harrison, uno dei più importanti esperti mondiali in stigmatologia.
5. Ovvero se l’attenzione, in stato di trance, si focalizza per un certo periodo di tempo solamente su di una idea cardine.
6. Tratto da “Manuale di Ipnosi”, di Alfonso Siani, ed. Selecta Medica, Pavia 2000.
7. Vedi “Mente, Cervello e Sistema Immunitario”, di Massimo Biondi, ed. McGraw-Hill – 1997
8. Tratto da un manuale di esorcismi del XIV secolo
9. Dal Dottor Scott Rogo
Leave a Comment