Cenni storici (interpretazioni sulla sincronicità) – Carl Gustav Jung

del Dott. Giuseppe Maria Galliano

Carl Jung nacque nel villaggio svizzero di Keswill nel 1875 e, dopo un’infanzia solitaria costellata di malattie e un carattere introverso tendente a sogni e fantasie, diventò uno studente di medicina, estroverso, robusto, amante del bere. Dopo essersi specializzato in psichiatria il giovane Jung cominciò a corrispondere con Freud. Quando, nel 1907 i due si incontrarono l’analista svizzero aveva già dato dei contributi significativi col suo test di associazione verbale e la sua teoria dei complessi. Le loro discussioni furono molto fruttuose tanto che Freud scrisse: “Non potevo sperare in nessuno meglio di te per continuare e completare il mio lavoro”.Tuttavia, malgrado la loro amicizia, Freud e Jung avevano una visione molto diversa dell’inconscio. Anche il metodo di ricerca era differente perché mentre Freud si basava sulla tradizione scientifica razionale, Jung era più interessato nello spiritualismo, nelle fantasie e nella strana natura delle immagini disegnate e sognate dai suoi pazienti. Mentre Freud sosteneva che la nostra vita inconscia è dominata dagli istinti e dalle repressioni su cui si stende una leggera patina di civiltà, Jung riteneva che la mente inconscia avesse una dimensione creativa nascosta e che non fosse solo guidata da pulsioni sessuali.

Già nel 1909, malgrado fossero ancora molto amici, c’era della tensione che serpeggiava sotto il loro rapporto. Un giorno Freud stava rimproverando Jung per il suo interesse nello spiritualismo e lo metteva in guardia dal rischio di essere sopraffatto dalla “marea nera del fango dell’occultismo”. Jung provò una sensazione di caldo bruciante al diaframma e, allo stesso tempo, i due uomini udirono un forte suono proveniente dalla libreria. Jung suggerì che quello fosse un esempio di “esteriorizzazione catalitica”, in risposta alla reazione scettica di Freud, Jung predisse che sarebbe accaduto un secondo evento e infatti si sentì un altro suono che scosse Freud considerevolmente.

Da quel momento le loro strade divennero sempre più separate fino a che si ebbe la rottura definitiva nel 1912 con le dimissioni di Jung da presidente del congresso psicoanalitico.

Dopo la separazione di Jung da Freud seguirono alcuni eventi che sono particolarmente significativi per lo sviluppo dell’idea di sincronicità. Libero di esplorare le sue idea senza l’ombra incombente di Freud, Jung cominciò a lavorare sui tipi psicologici visti come un bilanciamento tra le forze dell’Intuizione, Sensazione, Pensiero e Sentimento e mise a punto i concetti di estroversione e introversione.

Nel mezzo di questa attività che lo portò successivamente a esplorare l’inconscio collettivo Jung cominciò a sentire i primi sintomi di quello che i suoi biografi hanno definito una totale rottura dell’equilibrio mentale di cui riferisce in Memorie, sogni e riflessioni. Nei mesi che seguirono il viaggio interiore si fece sempre più profondo nei recessi nascosti della sua mente e, in un sogno, simbolizzò la sua mente come una casa con una cantina nascosta contenente una porta a trappola che portava in una caverna ancora più remota, preistorica. Jung stava cominciando a scoprire un’area profonda e universale della mente, quella che poi avrebbe chiamato l’inconscio collettivo. In questa area, che dimostrò comune in tutti gli esseri umani, Jung scoprì una varietà di simboli micro-macrocosmici, che chiamò “mandala”, e un certo numero di personalità autonome. Il viaggio nell’inconscio era accompagnato da figure con cui conversava quali Filemone, il vecchio saggio, Anima, la giovane donna che fu da guida spirituale a Simon Magnus, Lao-Tzu, Klingsor, etc. Di Filemone, Jung scrive: “…a volte mi sembrava molto reale, come se fosse una personalità vivente. Continuavo a camminare su e giù per il giardino con lui e per me era quello che gli indiani chiamano un guru….Mi disse cose che non avevo pensato consciamente. E osservai che era chiaramente lui che parlava, non io.”

Queste “visite” raggiunsero il loro culmine nel 1916 quando l’intera casa di Jung era come infestata da delle presenze e, un sabato mattino, il campanello suonò e alla porta non c’era nessuno.

“Credetemi, continua Jung, l’atmosfera era molto spessa. Allora sentii che stava per accadere qualcosa. L’intera casa era piena come se ci fosse una folla, totalmente piena zeppa di spiriti. Erano ammassati fino alla porta e l’aria era così spessa che facevo fatica a respirare”. Nelle tre notti successive Jung scrisse, come posseduto da queste entità, I Sette sermoni ai morti, un lavoro scritto in stile profetico, che presenta una cosmologia globale dell’universo materiale e mentale. Nei sermoni il mondo di tutte le cose create, la “creatura” emerge da una situazione precedente ancora indifferenziata, il “pleroma” e il libro stesso diventa una metafora dell’emergenza della coscienza dall’inconscio collettivo, e di quest’ultimo dallo “psicoide”, uno stato che precede la distinzione tra mente e materia.

Come la fisica moderna ha prodotto un mito della creazione della materia a partire dal vuoto indifferenziato o dal big bang primordiale così Jung ha creato una storia dell’origine della mente nell’universo.

I Sermoni sono importanti perché contengono, in forma simbolica, molto di quello che poi Jung avrebbe reso esplicito nelle ricerche e negli scritti successivi. Dalle sue ricerche risulta che la mente umana può essere scavata al di là dell’inconscio personale e che, ai suoi livelli più profondi, possiede una struttura ricca di forze dinamiche, configurazioni simmetriche e centri autonomi di energia. Andando ancora più in profondità si incontra il terreno comune da cui sono emersi sia la mente che la materia, un eco di quello che Kammerer definiva come: “un cordone ombelicale che connette pensiero, sentimenti, scienza e arte col grembo dell’universo che li ha generati”.

Che cosa è veramente successo a Jung durante questo periodo di rottura dell’equilibrio mentale? Dire che era pazzo non spiega nulla perché il suo viaggio nell’inconscio era tutt’altro che caotico anzi mostrava un consistente ordine interno. Il mondo che Jung aveva scoperto non era pazzo e senza senso ma talmente strutturato che lo psicologo fu in grado di ritornare alla superficie della ‘sanità normale’ portando con se delle profonde intuizioni e delle scoperte che formarono la base del suo lavoro successivo. Questa profonda trasformazione di Jung durante il suo viaggio nella ‘follia’ fu accompagnato da un certo numero di sincronicità, quali l’infestazione degli spiriti e il suono del campanello alla porta, sicuramente importanti per il futuro riconoscimento del fenomeno.


Fonte  –  Winebarshow.it

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