I Templari nel Grossetano, la Pieve di Lamula e le sue incredibili verità riscoperte!

di Enrico Baccarini© – Mentre preparavamo il nostro ultimo libro, I Templari in Toscana, scritto assieme all’amico Mario Pagni, ci siamo quasi casualmente imbattutti in una scoperta che ci ha lasciato letteralmente esterefatti. Dalle pagine estive del quotidiano Il Tirreno apprendevamo infatti di una serie di recentissime scoperte effettuate presso, ma sarebbe meglio dire sotto, la Pieve di Lamula tra Castel del Piano ed Arcidosso, in provincia di Grosseto.

Per una analisi dettaglia delle simbologie contenute nella chiesa rimandiamo all’ottimo articolo di Claudia Cinquemani Dragoni dal titolo ” LA PIEVE DI SANTA MARIA AD LAMULA, SACRE GEOMETRIE, SIMBOLI E CULTI PAGANI” sul sito di Marisa Uberti Due Passi nel Mistero.

Una serie di gallerie e simbolismi che sembrerebbero richiamarsi allo scomparso Ordine Templare, ai suoi misteri e alle sue magioni scomparse. Ecco gli articoli nella loro completezza, appena verremo in possesso di nuovi dettagli ve li comunicheremo subito!

EnricoB

ma andiamo con ordine, ecco il primo articolo de Il Tirreno del 22 settembre:

Nella galleria che porta ai templari

Si trova nel santuario di Pieve Lamula, è lunga 88 metri e corre sotto terra

CASTEL DEL PIANO. Uno speleologo e un avvocato, sulle orme di misteri medievali scoprono l’imboccatura di un antico cunicolo attorno alla Pieve di Lamula, fra Montelaterone, Arcidosso e Casteldelpiano, rafforzando l’ipotesi che sotto il piazzale e il pavimento del Santuario vi sia molto altro da scoprire.

Sicuramente la cripta della chiesa col suo ossario ancora inviolato, forse una galleria di collegamento fra l’antico convento di San Processo poco sotto e la stessa Pieve. Ma non solo, nelle foto scattate durante la stravagante esplorazione del sito, lo studioso di “Misteri”, Daniele Gullà, avrebbe individuato un’entità che si aggira sotto la Pieve.

Il luogo di cui si parla, infatti, è sempre stato fra i più fascinosi in Amiata. Sicuramente luogo di insediamento romano o etrusco diventò, nel Medioevo, il centro di grande fervore religioso ed economico, luogo di mercato, incrocio di popolazioni di borghi vicini e diversi, appetibile preda di signori e imperatori.

Riguardo a Lamula, c’è da tempo immemorabile, la convinzione che lì vi sia da scoprire una cripta o un ossario, o, meglio ancora, un percorso sotterraneo di collegamento con altri centri religiosi, come il vicino San Processo, i cui ruderi attestano oggi la presenza del più grande monastero francescano dell’Amiata occidentale. Stregati da questa fama di mistero e di storia illustre, uno speleogolo di Casteldelpiano, Giovanni Cannavale e un avvocato, Maurilio Toninelli hanno scoperto l’imbocco di una galleria lo scorso 2 agosto.

«La lunghezza totale che abbiamo percorso – spiega lo speleologo Cannavaleè di 88 metri circa e l’altezza di 1,40 metri. La galleria, che parte da nord ovest del tempio è costruita in muratura con malta di calce, cemento e pietra, volta in laterizi. Incassata sotto terra a un certo punto scende per 5 metri, attraversa l’attuale piazzale davanti alla chiesa e finisce alla fonte del diavolino, a fianco del santuario. Sicuramente andava avanti – aggiunge Toninelli – ma noi ci siamo trovati davanti il muro e siamo tornati indietro. Ma supponiamo che altro possa essere visto ed esplorato».

Gli 88 metri di cunicolo che i due esploratori hanno attraversato, non sono reperti archeologici del Medioevo; furono costruiti nel 1941, come risulta da documenti di archivio che essi stessi hanno ritrovato alla Soprintendenza Beni Artistici e Architettonici. L’allora pievano Don Nello Tiberi per evitare la minaccia di frane che metteva a rischio la stabilità della chiesa, costruita sopra il torrente Ente, era riuscito a portare a termine un’opera di regimazione delle acque», che è appunto, quella che i due ricercatori hanno riscoperto (non hanno però trovato traccia del pozzo profondo 7 metri di cui parlano i documenti). Ma l’ipotesi suggestiva e che potrebbe trovare conferma da successive esplorazioni, è che questa galleria sia stata scavata sulle tracce di altre gallerie molto più antiche e che se sarà possibile riscoprire per intero, potranno condurre a quella cripta-ossario di cui si parla, individuando anche la segreta galleria che alcuni dicono essere opera dei Templari.

a cui fa seguito il 28 settembre un nuovo articolo di Fiora Bonelli:

Le tracce dei templari nella chiesa

Viaggio nel santuario tra capitelli con i cavalieri e croci dell’ordine monastico

CASTEL DEL PIANO. Una passeggiata nella Pieve di Lamula sulle tracce di un antico percorso sotterraneo che porta sotto il piazzale della Pieve, alla ricerca di una cripta o di un ossario e con un po’ di fortuna, l’apparizione di un fantasma. Ma soprattutto si cercano i misteriosi segni delle antiche orme dei Templari. Questi gli ingredienti di un’esplorazione a cui hanno partecipato, dopo una prima ricognizione di una galleria costruita nel 1941, lo speleologo Giovanni Cannavale, l’avvocato Maurilio Toninelli, il sindaco di Casteldelpiano Claudio Franci, il rappresentante di Arcidosso Pier Paolo Camporesi, il Parroco di Casteldelpiano Don Giovanni Zecca accompagnato da Padre Davide e alcuni appassionati di cose antiche.  Così anche gli scettici si sono lasciati prendere dal magnetismo del luogo.

La Pieve di Lamula è studiata da tempo, ma il gruppetto ha deciso di scoprire cose nuove e dunque tre sono stati i punti verso cui ha guidato tutti gli altri il Parroco Don Giovanni. E la visita non ha deluso, anzi: all’interno della chiesa, alla sagrestia, alla cantina, dappertutto, nei posti più impensati, simboli incisi sulla pietra risalenti all’età medievale, riferimenti espliciti a questo ordine monastico, del cui passaggio i documenti non parlano, ma di cui essi lasciarono tracce. Oltre, naturalmente, quelli molto più evidenti come la colonna con la scala nera, o i capitelli scolpiti con cavalieri, nodi e intrecci. Ma le scoperte sono avvenute altrove: dietro all’altare (chiuso da due cancelli di ferro, ma i cui lucchetti sonostati aperti da Don Giovanni) sopra un sacello contenente forse delle reliquie, un tempo, il gruppo ha individuato, scolpita, la croce dei templari e la pietra che contorna la grata ne riporta almeno altre 5 ai lati, sia internamente che esternamente.

Anche davanti all’altare, in un’altra pietra, lo stesso segno inequivocabile della croce scolpito e dentro la vecchia sagrestia (oggi ripostiglio) dietro un mobile, nascoste da scatoloni, una serie di 4 formelle tutte raffiguranti il “fiore della vita”, tipico simbolo templare, con 5 petali. Un sopralluogo anche in cantina e qui, in una parete in parte demolita un’altra formella con la stessa incisione. Nell’arco sopra la porta che si apre nella vecchia sagrestia, un affresco raffigurante il fiore della vita, con sei petali e fra loro dei soli e sotto l’affresco, un architrave di peperino scolpito con intrecci ripetuti anche nella parte interna. Scoperte che avvalorano quella che adesso è più di un’ipotesi e cioè che il luogo sia stato non solo una tappa di un itinerario monastico, ma un luogo di culto nel quale i Tempolari lasciarono impresse tracce, simboli e segni evidenti.

aggiornato all’ultimo articolo dello scorso 23 ottobre sempre di Fiora Bonelli:

Tra Medioevo e leggende la montagna dei misteri può diventare un business

I luoghi dal fascino esoterico sono mete di gran moda E sull’Amiata i percorsi suggestivi non mancano

ARCIDOSSO. Mentre il Medioevo impazza nelle destinazioni turistiche nazionali, l’Amiata si allinea al trend di esplorazioni che prediligono i luoghi misteriosi ed esoterici, i segni e i simboli lasciati come enigmi nelle mura di chiese, castelli e palazzi. In Amiata del resto il terreno è fertile: studi e indicazioni in tal senso vengono da decine di anni di ricerche, libri, convegni e l’Abbazia di San Salvatore, cuore sacro della montagna, fu, nel Medioevo fra le più potenti d’Italia.  Un’abbazia che nelle pendici della montagna aveva pertinenze e possedimenti.

Dunque itinerari medievali in Amiata sono pane quotidiano. Si tratta solo di organizzarli e di strutturarli. E poi col Medioevo c’è molto altro di più.  Ne abbiamo parlato con Claudia Cinquemani, una delle più esperte ricercatrici di misteri di casa nostra, che ultimamente, dopo le nuove esplorazioni della Pieve di Lamula da parte dello speleologo Giovanni Cannavale e dell’avvocato Maurilio Toninelli, ha visto rinascere in molti l’interesse per la zona amiatina e ha accompagnato amici e curiosi in montagna.  Claudia propone tre tipologie di itinerari, che ha già “provato” con questi amici e con l’Associazione “Il Colle del Benessere”. E assicura che ci sono anche agenzie di viaggio già interessate a promuovere iniziative del genere.  Ma ecco i tre itinerari nel “fascino dell’Amiata medieovale” ideati e proposti da Claudia.  Lungo i sentieri della Dea e dell’ Arcangelo Michele (percorso New Age).

Visita alla Pieve di Lamula di Montelaterone con i suoi simboli pagani legati alla dea madre e ai riti dionisiaci. Ascesa al Monte Labro con i suoi simboli, il progetto Aureo della Gerusalemme Celeste del Lazzeretti e il suo legame con Rennes le Chateau, la città dell’Aquila, e i Nuclei filosofali; riserva del Pescinello a Roccalbegna, con la visita ai patriarchi, ovvero i secolari tigli del Sacro nemus; poi Santa Fiora, peschiera medioevale, oratorio della Madonna delle nevi con il suo pavimento trasparente costruito sulla sorgente del Fiora, chiesa di Sant Agostino (ex San Michele), Pieve di Santa Flora e Lucilla. «Il tutto – commenta Claudia Cinquemani – con tanto di meditazione sul Labro, visita a Merigar, pranzo vegetariano e contatto tattile olfattivo con la natura».  Simboli medioevali e riti ancestrali (percorso simbolico e iconografico). Monticello Amiata con chiesa di San Michele e simboli templari nelle vie del borgo medioevale; Pieve ad Lamula e i suoi simboli correlati all’Ordine del Tempio; Castel del Piano, santuario della Madonna delle Grazie col suo percorso iconografico tra i più interessanti dell’Amiata; Arcidosso e i simboli medioevali e le numerose tracce templari del borgo antico con visita ai graffiti del Castello Aldobrandesco e il loro legame con le prigioni templari di Domme, Chinon e Gisors.

Visita alle chiese di San Leonardo e Sant’Andrea, dove i segni templari sono evidentissimi. «E qui ci starebbe bene un pranzo o una cena medioevale», suggerisce la Cinquemani.  Verso la Francigena (percorso storico). Pieve di Lamula e poi Castel del Piano con San Leonardo, l’Oratorio del Santissimo Sacramento, Santa Lucia e Santa Flora in Noceto. Da qui un percorso verso la Contea del Vivo a Vivo d’ Orcia (un villaggio monastico medioevale rimasto intatto, attuale proprietà dell’ ultima discendente dei Conti Cervini), e poi Eremo del Vivo e ad Abbadia San Salvatore con suoi misteri legati al Graal e all’Arca della Alleanza.  Il percorso è tracciato. Ora non resta che incamminarsi per l’avventura.

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