Pasquale Baccarini e le capacità psichiche delle Piante (1a parte)
di Enrico Baccarini© – Era da un po’ di tempo che aspettavamo di pubblicare questo articolo, cercando di raccogliere il materiale disponibile nonché di ordinarlo per una migliore fruizione. Tutto nasce da una semplice domanda. Le piante hanno capacità psichiche?
Questo eterno dilemma sembra non aver trovato ancora oggi una risposta certa ma la sua comprensione coinvolge da quasi due secoli l’interesse di un gruppo sempre più folto di studiosi accademici, parapsicologi ed appassionati. Per quanto la nostra formazione universitaria sia proprio nel campo della Psicologia ed i nostri interessi ci abbiano portato a coinvolgerci da molti anni nel campo della parapsicologia, dobbiamo essere sinceri nell’affermare che per quanto attiene la botanica non possediamo il così detto ‘pollice verde‘ per cui non ci siamo quasi mai più di tanto interessati al binomio oggetto di questo articolo.
Lo spunto per parlarne ci viene però da una piacevole riscoperta avvenuta recentemente quando alla ricerca di tutt’altro materiale ho ritrovato una pubblicazione di un mio antenato botanico, di nome Pasquale BACCARINI scritta ai primordi del ‘900 ed intitolata Hanno le piante capacità psichiche?
[Pasquale Baccarini, Hanno le piante capacità psichiche?, Roma, Tip. Nazionale di G. Bertero, 1914 , 26 pp.; 26 cm. Bross. edit. Estratto dagli “Atti della Società Italiana per il Progresso delle Scienze“, VII, pp. 351-373].
Dopo aver fatto qualche ricerca online, ed aver visto che sulla materia poteva essere rintracciato ben poco, ci siamo decisi a rendere omaggio a questo nostro antenato, nonché ai suoi studi, riportando alla luce le sue teorie e le sue ipotesi. Prima di vedere nel dettaglio le ipotesi di Pasquale Baccarini tratteggiamone una breve biografia.
Pasquale Baccarini
La Biografia
Pasquale Baccarini fu un noto botanico nato a Faenza nel 1858 e morto a Firenze 1919. Laureatosi in Scienze naturali a Napoli (1880) divenne ben presto docente universitario a Catania (1892) e a Firenze (1900). Fu un grande studioso nel suo campo, autore di ricerche sull’anatomia delle leguminose, sulla patologia vegetale (nel 1893 scoprì il Bacillus vitivorus Baccarini), sulla micologia dell’Italia, dell’Africa e della Cina, sulla flora dell’Irpinia e della Sicilia. Fu anche Socio Corrispondente dell’Accademia dei Lincei dal 1908 fino alla sua morte.
Membro della Società Botanica Italiana, ne divenne presidente dal 1908 al 1911, successivamente fu nominato direttore dell’Istituto Botanico e dell’Erbario Centrale di Firenze. Insieme con Romualdo Pirotta, che lo aveva fondato, promosse e curò il trasferimento da Roma a Firenze dell’Erbario coloniale, che assunse in seguito l’attuale denominazione di Erbario tropicale. Nei suoi numerosi anni di attività scrisse circa 130 lavori scientifici.
La ricerca storica su questa tematica
La possibilità che le piante siano capaci di provare o sentire emozioni, di possedere capacità psichiche, viene teorizzata per la prima volta nel 1848, l’anno delle rivoluzioni, quando Gustav Theodor Fechner, docente universitario e studioso tedesco, espone l’ipotesi al grande pubblico attraverso il suo libro Nanna o L’anima delle piante.
Fechner, fisico e filosofo, nella sua opera rompe il silenzio imposto dal dogmatismo imperante contestando audacemente la rigida gerarchia che colloca gli esseri viventi su una scala discendente, dagli esseri cosìdetti superiori a quelli inferiori, ponendo questi ultimi al servizio dei primi. Fechner si chiede «Perché non ci dovrebbero essere, oltre le anime che camminano, gridano, mangiano, anche anime che silenziosamente fioriscono e spandono odori?».
Partendo dalla concezione panpsichista dell’universale animazione della natura, Fechner giunge quindi a sostenere la sua tesi attraverso osservazioni scientifiche, confutazioni logiche e diverse provocazioni alla mentalità del suo tempo. Ironicamente argomenta che “… in fondo anche le piante si nutrono degli uomini e degli animali, ovvero dell’anidride carbonica prodotta dai polmoni e degli effetti della decomposizione“.
Dall’ottocento lo studio botanico ha permesso quindi di capire come realmente esista una percezione nelle e delle piante, fenomeno che avviene a livello cellulare e risulta concomitante con un comportamento reattivo mediato dai fitocromi, dai chinini, dagli ormoni, dal rilascio chimico di alcune sostanze, dai cambiamenti nel trasporto cellulare, etc. Tali risposte sono generalmente lente, richiedono da un minimo di qualche minuto fino a qualce ora.
Una ricerca pubblicata nel Settembre del 2006 [1 – Magnetic intensity affects cryptochrome–dependent responses in Arabidopsis thaliana Margaret Ahmad – Paul Galland -Thorsten Ritz – Roswitha Wiltschko – Wolfgang Wiltschko Planta, week of September 4, 2006] ha mostrato anche come nel caso della Arabidopsis thaliana sia certamente presente in questa pianta, grazie ai criptocromi, una forma di percezione del campo magnetico.
Nel campo parapsicologico e paranormale il fenomeno della percezione delle piante, o biocomunicazione delle cellule vegetali, si è trasformato nelle credenza che le piante siano senzienti, che possano soffrire o provare piacere, emozioni, avere paura o affezionarsi e che possiedano la capacità di comunicare con gli uomini e altre forme di vita attraverso modalità riconoscibili. Se la scienza non è riuscita ancora a rispondere a questa domanda, studiosi definiti eretici e posti spesso ai margini del mondo accademico hanno, invece, mostrato come esistano in natura taluni casi in cui queste ‘particolarità’ sembrano verificarsi al di fuori della nostra comprensione ma rimanendo comunque casi isolati su cui si renderà necessario sviluppare ulteriori analisi.
Pasquale Baccarini non la pensava in questo modo, era figlio del suo tempo e certamente le conoscenze tanto scientifiche quanto botaniche del periodo a cavallo tra ‘800 e ‘900 non permisero di poter rispondere adeguatamente a questa domanda. Il fatto stesso che si fosse interessato alla possibilità che le piante potessero avere delle capacità psichiche ci pone davanti ad una delle prime incursioni storiche su questa affascinante tematica tentando di trarne non tanto una certezza scientifica, ad oggi ancora assente, quanto un percorso di studio per la sua comprensione.
Dobbiamo aspettare le ultime decadi del XX secolo per riuscire ad avere una teoria che sia in grado di rispondere alla domanda che ci siamo posti, le piante hanno capacità psichiche? A rispondere è lo studioso inglese Rupert Sheldrake con la sua teoria della risonanza morfica, secondo cui ogni specie, in ogni suo membro, attingerebbe ad una memoria collettiva sintonizzandosi con i suoi membri passati e contribuendo allo sviluppo futuro della specie stessa. La teoria di Sheldrake si estende oltre i confini botanici fino ad ora analizzati ma fin dalla sua prima postulazione prese in analisi il mondo vegetale rendendolo parte integrante del campo morfico da lui teorizzato.
Sarà da tali presupposti che, successivamente, riprenderà vigore un concetto orientale reinventato e reimportato in occidente con il nome di ipotesi Gaia.
L’articolo
Eccoci dunque all’articolo di Pasquale Baccarini. Come dicevamo precedentemente Baccarini cerca di rispondere analiticamente e scientificamente alla domanda “Hanno le piante capacità psichiche?“.
La risposta, per uno scienziato come fu il Baccarini, non può che essere negativa ma comunque non in un senso stretto del termine. L’autore analizza infatti le dinamiche biochimiche delle piante, i loro sistemi di comunicazione ormonali e bioelettrici fornendo una delle più dettagliate analisi che il XIX secolo potesse osservare. I decenni a cavallo tra ‘800 e ‘900 vedono infatti una fioritura delle scienze applicate ma anche un profondo interesse verso la psiche e le sue dinamiche come anche verso l’insolito e l’insondato. Già dalla metà dell’800 la popolarità assunta dalle sedute spiritiche delle sorelle Fox aveva dato linfa a quel movimento spiritistico che solo successivamente sarebbe confluito nella più rigorosa parapsicologia. Possiamo quindi comprendere il retroterra culturale attraverso cui si muove Pasquale Baccarini come anche le motivazioni che lo spinsero a prendere in considerazione un’ipotesi tanto suggestiva quanto curiosa ma non pronunciandosi, in assenza di prove evidenti, verso una sua reale plausibilità!
Illuminante sul dibattito intercorso in questo momento storico è la valutazione espressa nel 1922 sul Nuovo giornale botanico italiano, della Società botanica italiana (p.153).
Riportiamo una pagina :
Come si vede, alla fine del secolo XIX il problema della sensibilità vegetale verteva piuttosto sulla estensione del concetto espresso con tale parola anziché sulla natura sostanziale dei fatti ad esso riferibili. Mentre da un punto di vista strettamente scientifico l’ipotesi della sensibilità cosciente nelle piante appariva assai malagevolmente dimostrabile, non mancavano però le interpretazioni filosofiche dei fatti della vita vegetale nel senso espresso. Tale è lo stato della questione anche nell’attuale ventennio, in cui, come è noto, si parla bensì di sensi e di sensibilità nelle piante in modo affatto generale, ma con espressa o tacita riserva della estensione di significato che compete a tali espressioni, di fronte a quella che esse hanno nella Fisiologia animale.’ Qui pertanto vogliamo ancora riassumere la questione, quale è stata prospettata nei più notevoli contributi degli anni più recenti.Il Baccarini (i), dopo aver ricordato che la discussione di siffatto problema non può condurre a risultati positivi finché si rimane nel campo filosofico-metafisico, ne pone i termini in quello strettamente naturalistico, facendo anzitutto un’analisi del processo psicologico e dei suoi presupposti materiali negli animali superiori e nell’Uomo. Rileva quindi che nelle piante tali presupposti materiali, e cioè il sistema nervoso centrale, i nervi conduttori delle eccitazioni, ecc., non esistono e gli stessi organi di senso periferici studiati dall’Haberlandt, hanno nelle piante carattere transitorio e non sono quindi suscettibili di perfezionamento coll’esercizio, nè possono dare imagini. In tali condizioni manifestamente non è possibile il sorgere ed il costituirsi del fenomeno psicologico nelle piante. Si potrebbe però obbiettare che nelle piante l’intelligenza, la volontà, la consapevolezza e la libertà dei movimenti possono essere conseguite su altre basi, indipendentemente dai presupposti materiali propri della organizzazione animale. Ma anche ciò non è ammissibile, secondo il Baccarini, perchè tutti i movimenti e gli atti della vita vegetale, anche i più meravigliosi ed apparentemente ragionevoli, sono di natura meccanica ed obbligata e pur essendo conformi allo scopo biologico, non possono ritenersi di natura psichica, trattandosi di fenomeni essenzialmente diversi.
[(i) Op. cit. Hanno le piante Capacità psichiche ?, La Lettura. XIII, 12, 1913 — Biologia vegetale, pag. 633].
Illuminante ed esaustivo nel suo pensiero. In base a quanto proposto da Pasquale Baccarini, e dai suoi contemporanei, giungiamo così ai giorni odierni, decenni in cui questa ipotesi viene ripresa e vagliata approfonditamente. Ne rende testimonianza la storica trasmissione della BBC Supernatural, di cui vi presentiamo un breve filmato, punto di raccordo tra le anime più scientifiche e quelle più sognatrici.
Se la domanda sembra ancora oggi non aver trovato una risposta certa, è altrettanto indubbio che non possa essere rigettata in toto. Riprenderemo a breve questo affascinante tema vedendo, più in generale, come si sia evoluto questo campo di ricerche per giungere alle moderne teorizzazioni e alle possibili soluzioni di questo mistero.
Nel frattempo ringraziamo Pasquale Baccarini per averci permesso di ri-scoprire un mondo così affascinante quanto incredibile, un patrimonio quello naturale troppo spesso violentato e distrutto per mere ed effimere ragioni commerciali.
Se le piante avessero realmente capacità psichiche penso che dovremmo preoccuparci di quanto ci potrebbero dire…
Enrico Baccarini©
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Complessi archivistici prodotti:
Baccarini Pasquale (fondo)
Bibliografia:
R. PIROTTA, Pasquale Baccarini (5 aprile 1858-24 luglio 1919), in “Nuovo giornale botanico italiano”, n.s., XXVI, 1919, 235-244
“Guida agli Archivi delle personalità della cultura in Toscana tra ‘800 e ‘900. L’area fiorentina“, a cura di E. Capannelli e E. Insabato, Firenze, Olschki, 1996, 53-55
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