UFO in Italia: coordinate smarrite?

Commento di Enrico Baccarini© – Non potevamo esimerci dallo scrivere qualche riga a commento dell’ultima intervista rilasciata dall’amico e collega Ivan Ceci su Notizie Fresche lo scorso mercoledì. Non possiamo non condividere quanto da lui espresso, e pur se siamo ancora giovani anagraficamente sono però vent’anni che ci occupiamo attivamente e fattivamente di ufologia nelle sue diverse forme. La questione sollevata da Ceci è di fondamentale importanza e necessita assolutamente una presa di coscienza collettiva. L'”immobilismo intellettuale e generazionale che dura ormai da 40 anni” sollevato nel corso dell’intervista è testimoniato e suffragato ampiamente dalla totale e palese esclusione della ricerca italiana da qualsivoglia manifestazione estera, sia europea che statunitense che sudamericana. Le origini di questo isolamento internazionale sono imputabili certamente a mancanze ma costituiscono un elemento che deve portarci ad una profonda riflessione generale sullo stato dell’arte nel nostro paese. Le forze esistono, le menti ancor di più come anche gli strumenti ma tutto questo non basta. A nostro giudizio manca un dibattito costruttivo e un dialogo propositivo verso la tematica e la ricerca ufologica. L’isolazionismo di cui stiamo sperimentando i frutti deve essere imputato solo ed unicamente a certe scelte operate in ambito nazionale in cui si è palesata solo la ricerca dell’autoreferenzialità a scapito della qualità e della genuinità della ricerca. E’ emblematica tra le tante la figura del Console Perego che non costituisce, come qualcuno ha detto, uno strumento dietrologico ma si pone semplicemente come il frutto di un passato e di idee ancora vive e che hanno ancora molto da insegnarci, ma purtroppo relegate ad un angolo del panorama ufologico fino a poco tempo fa. Il nostro paese è stato forse la prima vera patria di una ricerca seria sulle tematiche UFO ma abbiamo perso una memoria storica, abbiamo smarrito quel sentimento di onestà e passione che contraddistinse chi ci ha preceduto. La maturazione di cui parla Ceci nella sua intervista si pone oggi più che mai come una necessità, lontano da fazionismi o polemiche di qualsivoglia natura è diventato fonamentale riscoprire l’obiettivo vero entro cui prodigare i nostri sforzi e direzionare la nostra ricerca. Tutti siamo gli artefici di questo cambiamento e tutti siamo chiamati a riportare l’ufologia italiana verso quello scambio e quella ‘interazione’ che merita!Faccio mie le conclusioni di Ceci nella sua intervista “E’ mia personale opinione che sia prioritario proseguire sulla strada tracciata da Perego, riallinearsi finalmente con l’Europa e trasformare l’ufologia in un qualcosa di nuovo e più maturo che parli non solo della “loro” presenza tra di noi, ma anche della nostra presenza tra di loro”.

Enrico Baccarini
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Ecco l’intervista

Ivan Ceci, non fosse altro che per motivi anagrafici, non può non essere annoverato nella nuova generazione degli ufologi italiani indipendenti. Tuttavia la carta d’identità non gli ha precluso la possibilità di ispirarsi, nel suo lavoro di ricerca e analisi della tematica UFO, a una grande figura del passato come il Console Alberto Perego. E’ alla sua filosofia, all’ attività di Perego, che Ivan Ceci (nella foto) trae le motivazioni per occuparsi del fenomeno UFO quotidianamente. Linee guida, quelle del Console, che secondo il giovane ufologo romano, il movimento italiano sembra aver perso di vista. Una fase di transizione delicata dove, secondo Ceci, bisognerebbe guardare a figure come Perego per non disorientarsi. E siccome la personalità non gli fa difetto, Ceci ribadisce concetti già espressi in maniera diretta. Senza girarci intorno.

Che giudizio offrirebbe il console Perego dell’ufologia italiana nel 2011?

“Un giudizio negativo, temo. L’ufologia italiana negli ultimi anni ha fatto molti passi indietro non solo rispetto alle teorie e alle riflessioni proposte da Perego, ma anche rispetto all’attuale scenario della ricerca internazionale. In Europa ci sono giovanissimi ricercatori che si stanno affacciando sulla scena con idee e punti di vista innovativi nel campo degli studi esopolitici, che sono poi la naturale evoluzione della ricerca ufologica.

In Italia, invece, si assiste ad un preoccupante immobilismo intellettuale e generazionale che dura ormai da 40 anni”.

Può farci un esempio pratico per dare la misura di questo “stallo” che lei registra?

“Basta guardarsi intorno. Non è un caso se in occasione degli ultimi convegni di Esopolitica organizzati in Europa tra i relatori non fosse presente alcun ricercatore italiano (fatto salvo per la giornalista Paola Harris che comunque vive e lavora negli Stati Uniti). Questo isolamento rischia davvero di relegare ancor più il nostro paese ai margini del dibattito sul fenomeno UFO. Personalmente ritengo, proprio come Perego, che sia inutile continuare a discutere se esistano o meno i dischi volanti, se gli alieni siano buoni o cattivi. Dobbiamo invece interrogarci sul significato profondo di un’interazione che dura ormai da millenni e soprattutto sulle prospettive concrete di una futura integrazione con culture diverse dalla nostra. Questo è l’unico modo, credo, per fare dei passi avanti. Perego lo aveva compreso bene”.

In pratica lei auspica un deciso cambio di marcia. Verso che direzione?

“E’ mia personale opinione che sia prioritario proseguire sulla strada tracciata da Perego, riallinearsi finalmente con l’Europa e trasformare l’ufologia in un qualcosa di nuovo e più maturo che parli non solo della “loro” presenza tra di noi, ma anche della nostra presenza tra di loro”. (Foto: ivanceci.it)

Fonte – Notizie Fresche, 9 marzo 2011

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