Sindone dal Politecnico di Torino: «A imprimere l’immagine è stato il terremoto»

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È la tesi di uno studio pubblicato sulla rivista “Meccanica”: il sisma che nel 33 colpì Gerusalemme avrebbe fissato i segni del corpo di Gesù sul Telo.

Altro che “falso medievale”. Sarebbe stato il potente terremoto che ha scosso Gerusalemme nel 33 d.C. a far sprigionare le emissioni di energia che avrebbero impresso l’immagine di Gesù Cristo sulla Sacra Sindone. È la tesi dell’ultimo studio del Politecnico di Torino, pubblicato sulla rivista “Meccanica”, che getta nuova luce sull’origine della più importante reliquia della cristianità, da sempre al centro di un dibattito infinito tra i fedeli e chi ritiene che la datazione del sudario sia decisamente più recente.

Secondo il gruppo di ricercatori guidato da Alberto Carpinteri, le onde di pressione ad alta frequenza, generate nella crosta terrestre durante il sisma di magnitudo 8.2 della scala Richter, sarebbero state abbastanza forti da liberare le particelle di neutroni dal pietrisco. Questi, reagendo con i nuclei di azoto nelle fibre di lino, avrebbero poi impresso l’immagine del corpo sul telo. Una combinazione inaspettata, che avrebbe anche aumentato il livello di radiocarbonio nel tessuto, confondendo successivamente il test condotto nel 1988 dall’Università di Oxford che fissò a 728 anni l’età della Sindone.

Il fenomeno, simulato in laboratorio, porterebbe nuovi, importanti elementi. Non è la prima volta che studiosi suggeriscono un’origine molto più antica per il sacro lenzuolo e puntano il dito contro una datazione errata proprio a causa di un’imprevista emissione di neutroni, che sarebbero poi andati a formare nuovi isotopi. La serie di scosse che in quegli anni avrebbero devastato la regione sarebbe, inoltre, documentata da almeno tre opere letterarie, andando così a sostenere le ipotesi degli scienziati torinesi.

I pareri rimangono, tuttavia, controversi. “Chi ha datato con il radiocarbonio i materiali di quell’epoca – ha spiegato a LiveScience Gordon Cook, professore di geochimica ambientale all’Università di Glasgow – non ha mai riscontrato nulla di simile”. In questa direzione vanno anche le analisi condotte in altre aree sismicamente attive come il Giappone, dove il metodo non si è mai rivelato tanto impreciso. Meno di un anno fa, poi, un gruppo di ricerca dell’Università di Padova ha ancora spostato la data del telo a un periodo compreso tra il 300 e il 400 d.C., centinaia di anni dopo la morte di Gesù di Nazareth.

Il Vaticano non si è mai espresso sull’autenticità dell’enigmatica immagine che ricorda la sofferenza di Cristo, impressa sul grande sudario di lino di colore giallo ocra, lungo oltre 4 metri. Per questo, uno dei massimi esperti e presidente della Resurrection of the Shroud Fundation, ha lanciato nei mesi scorsi una petizione a papa Francesco, nella speranza che permetta l’analisi molecolare di un lembo del tessuto conservato nel Duomo di Torino. L’esame condotto con le più recenti tecnologie potrebbe, infatti, portare nuove risposte, confermando o escludendo del tutto la teoria della radiazione.

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Fonte – La Stampa, art. di ELISA BARBERIS, 13 febbraio 2014

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