Simonetta Cerrini e “La rivoluzione dei Templari”
La rivoluzione dei Templari
Una storia perduta del dodicesimo secolo
Simonetta Cerrini
Editore Mondadori
Anno di pubblicazione 2008
Collana Le Scie
Pagine 248
Prezzo € 18,50
La storia dei templari è costellata di vicende oscure, episodi favolosi e figure mitiche. A partire dal processo all’ultimo maestro dell’ordine del Tempio, Jacques de Molay, torturato e messo al rogo nel 1314 a Parigi, i misteri si sono moltiplicati fino ai nostri giorni, al punto che l’alone fantastico in cui sono avvolti i “Poveri cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone ” tende a riemergere ancora oggi nelle opere che ne ripercorrono le gesta.
Simonetta Cerrini, studiosa che da anni si occupa di questo argomento, si pone l’obiettivo di sfatare le leggende fiorite nel corso dei secoli, di abbandonare i luoghi comuni storiografici e soprattutto di intraprendere nuove vie di ricerca basandosi sull’analisi sistematica dei testi fondatori dell’ordine del Tempio.
Grazie a un accurato esame di nove manoscritti e di documenti coevi, viene così alla luce la visione “rivoluzionaria” dei templari e del loro rapporto con la fede. Proprio quando nel mondo cristiano si afferma la netta separazione tra chierici e laici, e i primi assumono l’esclusiva gestione della sfera del sacro, l’ordine del Tempio si impone come punto di riferimento spirituale per ogni cristiano, pur essendo composto da laici. I templari rappresentano dunque un elemento di rottura nella partizione della società medievale: sono al tempo stesso oratores e bellatores, proprio perché non aderiscono in senso stretto né al modello di vita clericale, né a quello cavalleresco. Sono dei cavalieri ma seguono senza esitazioni una regola “antieroica”; sono dei frati ma seguono rigorosamente una regola “antiascetica”.
Attraverso la puntuale e affascinante ricostruzione della loro dottrina, Simonetta Cerrini ci racconta la vita quotidiana di questi singolari cavalieri, scandita allo stesso modo dalla preghiera e dalla guerra, e ci svela un aspetto ancora sconosciuto della loro attività: al di là dell’impegno militare nell’esercito crociato, i templari utilizzarono l’autonomia spirituale di cui godevano per diffondere il cristianesimo in lingua volgare e per confrontarsi con altre esperienze religiose.
Nel cuore della società medievale d’Oltremare, infatti, furono gli unici fra tutti i cristiani d’Europa a diventare interlocutori privilegiati dei cristiani d’Oriente e dei musulmani. In un’epoca come la nostra, segnata da un durissimo scontro fra integralisti islamici e tradizionalisti cristiani, l’archetipo della fede templare può dunque indicare la via per un possibile dialogo e una reciproca comprensione tra i monoteismi e le differenti culture.
Dall’introduzione
Nel cuore della società medioevale, da cui è nata l’Europa, si cela una storia che, a dispetto di ogni apparenza, resta finora misconosciuta: la storia dei templari.
La novità della loro esperienza è stata annullata dall’eco ridondante della loro tragica fine. Chi non ha mai sentito parlare, almeno una volta, dei lunghi processi (i primi processi politici della storia) che subirono, delle torture a cui furono sottoposti, delle accuse di eresia e di atti osceni che vennero loro rivolte, dell’adorazione del Bafometto, del favoloso tesoro?
Incalzato da Filippo il Bello re di Francia, papa Clemente V sciolse l’ordine del Tempio nel 1312, senza condannarlo. Ma la leggenda da cui ha avuto origine l’enorme successo mediatico dei templari nasce nel marzo del 1314 dalle ceneri del rogo di Jacques de Molay, ultimo gran maestro.
Eppure la novità portata dai cavalieri del Tempio non è custodita nella loro tragica fine, bensì nella storia nascosta della loro nascita. Una novità che si rivela molto attuale, perché espressione di tensioni che percorrono anche la nostra società: scontri e incontri tra religioni e culture, tra religione e laicità. Infatti il primo maestro dell’ordine, Ugo “de Paiens”, fondò con altri compagni una società alternativa a quella del suo tempo, in cui si poteva accedere al sacro senza separarsi dal mondo, come facevano i chierici, ma restando laici e guerrieri. L’immediata conseguenza fu che la porta del Tempio s’aprì alla cultura religiosa in lingua volgare e ad altre esperienze religiose, come testimonia l’amicizia che legò i templari all’emiro Osama.
Questa tendenza fu condivisa ben più tardi da san Francesco d’Assisi e da Giovanna d’Arco, ma anche dalla massoneria templare del XVIII secolo.
La raccolta di nuove informazioni ci permette finalmente di rendere giustizia al forte investimento di speranze e di intenzioni, di energie fisiche e spirituali, che hanno sostenuto la sfida templare di una doppia vocazione, al tempo stesso attiva e contemplativa. Una vocazione che consentiva ai laici di partecipare alla gestione del sacro, divenuto- soprattutto dopo la riforma gregoriana – monopolio esclusivo dei chierici, lontani dalle battaglie e dal sangue, si doveva aprire anche a chi aveva accettato di vivere nella propria carne l’umana contraddizione della guerra e della croce.
La questione sollevata quasi mille anni fa dai templari è divenuta di un’attualità sorprendente: è anche grazie ai cavalieri del Tempio che il nostro Occidente può oggi riscoprire il sacro senza avere paura di perdere la propria identità laica.
Durante i secoli, i cavalieri del Tempio di Salomone hanno quindi custodito un vero tesoro che parrebbe essere destinato proprio alla nostra generazione…
(Pag. 5-6)
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