Scoperta l’origine del manoscritto Voynich?
Eccezionale scoperta di due botanici dell’Università del Delaware. Dallo studio delle piante contenute nelle 200 pagine del manoscritto, viene avanzata una nuova ipotesi sulle origini del codice che da 500 anni sfida crittografi e scienziati di tutto il mondo. Voynich avrebbe oggi una nuova soluzione.
di Claudia Migliore
Un libro-codice di circa 200 pagine scritto su pergamena di vitellino contenente illustrazioni di piante, fiori, stelle, diagrammi, ampolle, fiale, donne nude e una quantità di codice che mai nessuno, nonostante ripetuti tentativi, è riuscito a decrittare.
Questo in sintesi è il manoscritto di Voynich il cui nome ha origine dal misterioso antiquario russo di origini polacche, Wylfrid Wojnicz, che lo acquistò dai gesuiti di Villa Mondragone a Frascati.
I tentativi di individuarne le origini e di tradurne il significato sono stati molteplici. Tutti vani. La soluzione più semplice è stata quella di dichiararlo un falso. Alcuni ritengono sia stato creato da un astrologo mago e falsario inglese Edward Kelley e dal brillante filosofo John Dee per gabbare l’imperatore Rodolfo II di Boemia. Altri fanno risalire il falso agli anni della sua scoperta, il 1912.
Oggi le ricerche e la scoperta di due botanici americani, Arthur Tucker e Rexford Talbert, stravolgono le ipotesi fatte. Il manoscritto è assolutamente autentico e sarebbe scritto in un antico dialetto estinto del Messico Centrale.
Il dialetto estinto degli antichi aztechi e la viola bicolore
Il Nahuati è un’antica lingua uto-azteca parlata in Messico. Era l’idioma parlato dal popolo oggi identificato come nahua (Aztechi, Colhua, Tepanechi, Acolhua e Toltechi). Alcuni studiosi di recente hanno ipotizzato che il nahuati sarebbe stata una delle lingue parlate nella leggendaria Teotihuacan, “il luogo dove vengono creati gli dei”, la città fondata dagli aztechi, intorno al 300 a.c., le cui origini sono ancora avvolte nel mistero.
Questa teoria renderebbe ancora più incredibile e plausibile la scoperta dei due botanici americani.
Una scoperta partita dalle piante individuate nel manoscritto e confrontate con quelle contenute in un altro codice il “Libellus de Medicinalibus Indorum Herbis” (dal latino: “Libriccino sulle erbe medicinali degli Indiani”), un manoscritto azteco, del 1500, che descrive le proprietà medicinali di varie erbe e piante usate dagli Aztechi. Lo stile dei disegni riportati nel manoscritto di Voynich è cosi simile a quello del Libellus che alcune immagini sembrano addirittura riprodotte dalla stessa mano.
Tucker e Talbert hanno collegato ben 37 delle 303 piante, un minerale e 6 animali, rappresentati nel manoscritto, con diverse aree geografica dal Texas, alla California, al sud del Nicaragua, fino ad arrivare ai giardini botanici del Messico Centrale.
E’ quindi probabile che il manoscritto di Voynich non abbia origine europee, come finora creduto, ma che sia stato realizzato in Messico dagli aztechi, nell’antica lingua nahuati.
Molti ricercatori si sono dichiarati scettici. Soprattutto quanti continuano a pensare che il manoscritto sia un falso databile intorno al 1912, l’anno della sua scoperta. Ma a questi, i due botanici americani rispondono con sicurezza. L’individuazione di una delle piante, la viola bicolore, è cruciale. Quella che in epoche precedenti era stata individuata come una viola tricolore proveniente dall’Eurasia, in realtà è una viola bicolore, nativa del Nord America. Gli americani sostengono che la differenza tra la viola bicolore e quella tricolore sia stata scoperta solo nel ventesimo secolo pertanto chi si sarebbe “inventato” il manoscritto avrebbe dovuto avere conoscenze di botanica non pensabili per quell’epoca.
Nella loro relazione Tucker e Talbert dichiarano di essere dei botanici e non dei filologi che la loro scoperta dovrà servire a quanti fino ad oggi non sono riusciti a comprendere le origini del testo e a decrittare il codice, che a questo punto potrebbe non essere un codice ma semplicemente una lingua antica. Quello in cui non sono riuscite le parole sono riuscite le piante.
Da oggi grazie a questa ipotesi si può andare in un’altra direzione. Gli Aztechi, l’America centrale, la misteriosa Teotihuacan. Magari nei prossimi 500 anni il manoscritto la perderà questa eterna battaglia!
Fonte – Gialli.it, 10 febbraio 2014
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