Ratha, i Vimana degli Dei indiani nel sud dell’India
di Enrico Baccarini© – Il termine Ratha è il vocabolo indoiranico utilizzato per indicare il cocchio o carro da guerra, con ruote a raggi, utilizzato dagli dei indiani nell’antichità per spostarsi nel cielo, sulla terra e negli spazi siderali. Con il passare delle ere la sua funzione mutuò andando ad indicare il più comune carro da guerra, ma nella sua accezione religiosa originale la forma con cui è sempre stato rappresentato (soprattutto nel sud dell’India) ci riporta inesorabilmente ai ben più noti Vimana e alle loro curiose forme piramidali.
Il vocabolo Ratha deriva dalla radice collettiva ret-h di una parola protoindoeuropea rot-o per “ruota” che produsse anche il latino rota ed è presente anche nelle lingue germaniche, celtiche e baltiche. I termini sanscriti per il timone, i finimenti, il giogo e la ruota del carro hanno affini in altri rami dell’indoeuropeo.
Abbiamo approfondito il tema nel nostro testo I Vimana e le Guerre degli Dei, in cui, dopo un’analisi minuziosa delle antiche fonti sanscrite, abbiamo appurato come con questo termine venissero identificati i ‘Vimana’ guidati unicamente dagli Dei indiani circostanziando quindi il loro utilizzo e funzione agli esseri che la religiosità e la letteratura indiane indicavano provenire dalla regione del cielo esterna al nostro pianeta.
Nel RigVeda si narra di come i Rbhus avessero costruito un carro celeste per i gemelli Asvini, medici tra gli dei (Rv 1.111.1). Un altro passo (Rv 1.166.4-5) ci parla invece del velivolo che apparteneva ai Marut, una macchina volante in grado di far tremare le case, di sradicare piccole piante e di provocare un forte vento al suo passaggio (Rv 1.116.3 7.4.68).
Sono numerosi i testi in cui vengono nominate queste macchine volanti, in tutti i casi il riferimento è a velivoli in grado di volare nel cielo, di portare passeggeri, di condurre battaglie, di compiere lunghi viaggi, in tutti i casi caratterizzati da differenti ma specifiche particolarità e forme.
La differenza fondamentale che sembra sottostare tra l’utilizzo del termine Ratha e quello di Vimana risiede nella loro conformazione. Con Ratha vengono solitamente indicati ‘carri volanti’ utilizzati solo dagli dei e generalmente privi di ali mentre il termine Vimana si riferisce a velivoli quasi sempre muniti di ali ed utilizzati sia dalle divinità ma soprattutto dagli esseri mortali (Dileep Kumar Kanjilal, Vimana in Ancient India, Sanskrit Pustak Bhandar, 1985, p.13 ).
Questi ‘carri’ costituirono un’importante elemento nel mondo induista, lo strumento che gli dei utilizzavano per spostarsi sul nostro pianeta e nello spazio esterno. L’immagine sotto riportata è tratta dal Vymanika Shastra, testo che vide la luce tra il 1918 e il 1923 quando il Pandit Subbaraya Shastry lo dettò ad uno dei suoi discepoli. Osteggiato e ridicolizzato in realtà il Vymanika Shastra ha dimostrato ampiamente la sua genuinità mostrando come le cognizioni contenute al suo interno possiedano tutti i crismi per poterlo considerare come un retaggio della lunga tradizione iniziatica orale conservata da millenni nell’antica India, la Shruti. Al suo interno, i compilatori, descrissero nel dettaglio il funzionamento dei Ratha/Vimana arrivando a circostanziare le singole macchine che lo componevano, Yantra (macchina in sancrito) che in alcuni casi sono stati riprodotti negli ultimi anni da alcune università indiane.
I normali carri da traino, soma o guerra, figurano in modo rilevante nei Rigveda, evidenziando la loro presenza in India almeno dal II millennio a.C. e differenziandosi però notevolmente, nelle loro descrizioni e funzioni, dai Ratha utilizzati dalle divinità. Non a caso i carri umani erano gli strumenti che tutti conosciamo mentre quelli ‘divini’ possedevano ben altre particolarità come quella di poter volare nel cielo! Tra le divinità veliche Agni, dio del fuoco, utilizzava un Ratha nella sua funzione di messaggero tra gli dei e gli uomini. I Ratha vedici sono inoltre descritti come fatti di Salmali (RV 10.85.20), Khadira e Simsapa (RV 3.53.19).
Il riferimento a velivoli in grado di volare può essere ritrovato numerose volta nella letteratura vedica, tra questi testi anche lo Yajur-Veda descrive il funzionamento di queste macchine:
“O ingegnere specializzato, tu che progetti navi oceaniche, spinte da motori ad acqua come quelli usati nei nostri aeroplani, che danno la capacità di alzarsi in verticale oltre le nubi e viaggiare in tutta la regione. Sii tu, prosperoso in questo mondo e vola attraverso l’aria e attraverso la luce” (Yajur Veda, 10.19)
Interessante notare come la descrizione dei Vimana presente negli antichi testi indiani, così come la conformazione dei carri Ratha, si amplifichi ulteriormente nella stupefacente architettura indiana. Nel sud dell’India, soprattutto nel Tamil Nadu, la parte apicale dei templi ricorda molto i Ratha finora descritti ma ancor più viene denominata Vimana, in ragione del fatto di essere il luogo più vicino tra il luogo sacro e le stesse divinità, il luogo in cui dei e uomini si possono avvicinare per entrare in Contatto.
Non a caso nel Samarangana Sutradhara, testo di architettura dell’XI secolo, viene espressamente detto nel capitolo XXXI che i templi indiani furono realizzati ad imitazione degli antichi Vimana, per ricordarne la forma e la potenza! Il testo dopo aver dedicato ben 230 versi ad alcune modalità per costruire questi velivoli, impartisce perentorio l’ammonimento a non divulgare tali insegnamenti sottolineando come nello stesso testo fosse stata esposta solo una parte dei metodi costruttivi per evitare che potessero cadere nelle mani sbagliate. In tutti questi casi avviene qualcosa di eccezionale, il velivolo descritto non possiede più le valenze di un oggetto mitico ma la sua descrizione, e le stesse attribuzioni che ne vengono fatte, sembrano corrispondere a qualcosa di concreto ma soprattutto che l’antico redattore sembra avere visto con i propri occhi cercando di comprenderne e trascriverne le particolarità e la meraviglia ai posteri.
Il Rig Veda, uno dei testi sacri più antichi dell’umanità, cita alcuni dei Ratha/Vimana utilizzati dagli dei indicandone il sistema di funzionamento:
- Jalayan – è un veicolo progettato per muoversi sia in aria che in acqua… (Rig Veda 6.58.3)
- Kaara – è un veicolo progettato per muoversi sia sulla terra che in acqua… (Rig Veda 9.14.1)
- Tritala – è un veicolo progettato per muoversi nei tre elementi… (Rig Veda 3.14.1)
- Trichakra Ratha – è un veicolo a tre motori progettato per muoversi nell’aria…(Rig Veda 4.36.1)
- Vaayu Ratha – è una veicolo sospinto da un motore ad aria… (Rig Veda 5.41.6)
- Vidyut Ratha – un veicolo sospinto da un motore potentissimo…è (Rig Veda 3.14.1).
Il termine Kathasaritsagara indica invece operai specializzati nella loro manutenzione, questi potevano essere dei Rajyadhara, esperti in meccanica e in grado di costruire navi oceaniche o dei Pranadhara, esperti nel fabbricare macchine volanti capaci di trasportare oltre 1000 passeggeri. I testi affermano che queste macchine erano capaci di coprire in pochi istanti lunghissime distanze. (Fonte: India Through The Ages: History, Art Culture and Religion, By G. Kuppuram p. 532-533).
Un altro riferimento interessante è quello al Purunishshìdhvana Dadhika, letteralmente ‘veicolo che trasporta i suoi occupanti attraverso i cieli e fra i pianeti’, un Ratha la cui traduzione letterale ci rendere chiaramente manifesto lo scopo e la funzionalità di tale macchina.
Il nostro percorso di studio e ricerca ha avuto origine da una civiltà dimenticata e quasi sconosciuta, estremamente evoluta ma caduta completamente nell’oblio della storia, una cultura che lasciò ai posteri una imponente quantità di testi trasmessi prevalentemente in forma orale che queste stesse tradizioni affermavano provenissero da tempi e civiltà ancora più remote distrutte da immani cataclismi.
Il mondo vedico è una realtà ancora fonte di accesi dibattiti, di analisi che potrebbero condurre a riscrivere la storia stessa della nostra civiltà e a vedere con occhi diversi le origini della nostra specie. I Ratha sono una parte di questo patrimonio culturale e continueremo a studiarne e riscoprirne la storia nella speranza di poter portare un contributo alla comprensione del nostro passato.
Enrico Baccarini©
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