Poltergeist: Psicodinamica della “Sindrome RSPK”
Poltergeist: Psicodinamica della “Sindrome RSPK”
di Giuseppe Perfetto
RIASSUNTO
L’ articolo segue l’ indirizzo psicanalitico che, partendo dal sintomo manifesto, giunge all’ individuazione del movente inconscio, pervenendo alla costruzione di un modello psicodinamico sulle cause psicologiche che stanno alla base della “sindrome RSPK” (o poltergeist).Particolare attenzione viene posta sull’ agente focale inserito nel suo sistema di relazioni interpersonali, dato che l’ RSPK non si presenta tanto come evento paranormale in se, ma come un sistema di rapporti patologici. La tesi sostenuta è che dietro ad ogni manifestazione RSPK è presente un desiderio inconscio dell’ agente focale. Si individuano alcune cause psicologiche del poltergeist inserite in configurazioni sistemiche. L’ RSPK è causato dal fatto che qualcuno ha frustrato l’ agente (o più in generale egli sente le limitazioni imposte dall’ ambiente) e reagisce a tali frustrazioni con intenti aggressivi espressi tramite la PK. Tale meccanismo rivela che l’ aggressività è solamente una formazione reattiva prodotta dalla frustrazione di qualcosa di molto preciso: il desiderio. L’ aggressività psicocinetica sorge quando l’ agente focale si vede rifiutare il soddisfacimento di una domanda pulsionale, o quando vi è un mancato riconoscimento del suo desiderio: la meta dell’ agente focale è sempre quella di essere riconosciuto come l’ oggetto del desiderio dell’ altro. In altri casi l’ agente focale instaura una relazione di tipo ambivalente, in un contemporaneo sentimento di odio e amore; altra causa è l’ angoscia di separazione, vissuta dall’ agente come un vissuto di abbandono; inversione affettiva dei meccanismi paranoici. Infine vi può essere una dinamica edipica nella quale ad un investimento libidico su una figura materna si oppone l’ interdizione di una figura paterna.L’ articolo si conclude con l’ esposizione di alcune indicazioni psicoterapeutica per un intervento sull’ RSPK: promuovere una sublimazione dell’ aggressività trasformandola in energia socialmente accettabile al servizio dell’ Io; comprendere le dinamiche interpersonali patologiche; reperire il senso inconscio della manifestazione, elaborando i complessi; infine il terapeuta dovrebbe mirare ad una soggettivazione e ad una responsabilità d’ assunzione del desiderio da parte dell’ agente focale.
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