L’Insidia dei falsi storici neotemplari: Il Caso Malnipote
Commento di Enrico Baccarini – Una interessantissima analisi storica che smonta un caso da lungo tempo considerato veritiero e inattaccabile. Non si vuol fare dello scetticismo, siamo i primi a sostenere che i Templari possiedono ancora molte cose nascoste da svelarci, ma non possiamo girare la faccia quando qualcosa sembra allinearsi a canoni ben più razionali o documenti conosciuti vengono confutati da attente e periziose verifiche. Come afferma l’autore è proprio in questo settore che si trovano molte, grossolane, mistificazioni o costruzioni. Ci troviamo davanti ad un ordine che a distanza di sette secoli continua ad emanare un fascino unico nel suo genere e a far ancora discutere generazioni di curiosi e studiosi senza soluzione di arresto. I Templari certamente detennero un potere segreto, non solo materiale, possedettero qualcosa che li pose sopra ogni gerarchia. I segreti di cui tanto si favoleggia dietro la loro storia sono qualcosa di tangibile, certamente veritiero, e più di una volta ve ne abbiamo data dimostrazione (e anche nel prossimo futuro avremo modo di pubblicare qualcosa a riguardo) ma ricordiamoci sempre che non è tutto oro quel che luccica ed è proprio da confutazioni come quella che vi presentiamo che possono nascere nuove vie di ricerca e nuovi spunti di studio. Buona lettura, nella speranza che questo articolo che vi presentiamo possa essere anche per voi motivo di riflessione e strumento di ulteriore ricerca e analisi.
La carenza di informazioni può essere meno problematica della loro sovrabbondanza, perché spesso queste risultano essere fondate sul nulla. Se la Rete rende agevoli le ricerche, introduce al contempo grandi incertezze, perché così come si può condividere un’informazione vera, è altrettanto agevole e immediato pubblicare falsità. Tra i tanti, a farne le spese sono i Catari e il Tempio, forse a causa dell’alone di mistero che li circonda. Soprattutto sui Cavalieri Templari si trova una pletora impressionante di falsi storici non sempre grossolani, al punto che è davvero difficile districarsi per ogni navigatore che voglia accrescere la propria conoscenza.
Mentre discutevamo sul controverso argomento dei rapporti tra i Buoni Uomini e i Templari, io e la carissima amica Krak abbiamo scoperto in diversi siti una corrispondenza tra da Roncelin (Roncelinus) de Fos e Richard de Vechiers, entrambi Poveri Cavalieri di Cristo. Vale la pena di analizzare queste lettere, perché sembra che abbiano incuriosito e tratto in inganno diverse persone. Tutte le informazioni disponibili concordano nel collocare il carteggio e in una biblioteca nota come Fondo Malnipote, aggiungendone a volte anche un codice identificativo. La traduzione, non si sa se dal latino o dal francese antico, è ascritta a Opizzo Malnipote, mentre uno studio sui testi in questione è a nome di un certo professor Umberto Cardini.
Riporto i testi in versione integrale:
MANOSCRITTO 1
A Richard de Vichiers da Roncelin de Fos
Mio caro fratello in Cristo,
qui ad Acri, posso oggi scriverti per riferirti il successo della missione che mi affidasti il giorno della nascita del Nostro Signore nell’anno 1243 quando il diacono dei Buoni Uomini, Pierre Bonnet, giunse alla nostra Casa e chiese il nostro aiuto per proteggere il loro Tesoro. Tu mi affidasti l’impegno di accompagnare e scortare le Buone Dame e la loro Reliquia al nostro Tempio e consegnarla segretamente a tuo fratello. Partii la sera stessa dalla nostra casa di Pieusse e fui guidato dal Buon Uomo Bonnet fino alla grotta fortificata di Niaux, dove protette da un Buon Uomo trovai sette Buone Dame. La notte stessa ci separammo: mentre i due Buoni Fratelli continuavano il loro cammino per nascondere il resto del loro tesoro, le dame viaggiarono, protette da me, su un carro con la Reliquia di Giuseppe. Seguendo il tuo suggerimento, per confondere gli eventuali inseguitori non ci dirigemmo verso i nostri porti del Mediterraneo ma andammo fino a La Rochelle dove ci imbarcammo per Bari; ritenni infatti più prudente sbarcare in Terra Santa proveniente dalla Sicilia e non dalla Francia. Alcuni mesi dopo, nonostante la tragica notizia della caduta di Gerusalemme decidemmo di imbarcarci da Bari per la Terra Santa ma quando sbarcammo ad Acri sapemmo della tragedia: un mese prima le forze cristiane erano state massacrate a La Forbie, dove perì anche il nostro Gran Maestro Armand, che Dio lo abbia in gloria; la speranza di recuperare Gerusalemme era perduta. Arrivato, fortunatamente, seguii di nuovo il tuo consiglio: invece di rivolgermi al Gran Maestro mi rivolsi direttamente a tuo fratello Renaud e questi, quando seppe di cosa si trattasse, mi fece giurare di non farne parola al nuovo Gran Maestro, Richard de Bures, uomo molto amico (e secondo tuo fratello prezzolato) del signore di Tiro, Filippo Montfort, nipote di quel Simone che sta combattendo contro i Buoni Uomini. La crociata contro il conte di Tolosa, mi spiegò tuo fratello, è stata scatenata da forze malvagie per impossessarsi della Reliquia di Giuseppe e tuo fratello sospetta addirittura che la nomina del Gran Maestro sia stata favorita da queste forze per recuperare altri potenti oggetti che noi Templari proteggiamo, custodiamo e nascondiamo dai nemici perché non siano rivelati prima dall’ora designata. Tuo fratello si rivolse invece ad un altro fratello, Guillaume de Sonnac, di cui aveva assoluta fiducia; la tremenda situazione in cui si trovano oggi i cristiani sotto gli attacchi di Satana è dimostrata dal fatto che tuo fratello decise, con l’avvallo di Guillaume, di chiedere aiuto agli infedeli, ai seguaci del Saggio della Montagna. Per calmare i miei scrupoli per questa alleanza con i nemici, non solo mi convinse che il Saggio era più amico nostro che il Montfort, ma mi mostrò un documento straordinario: in esso il nostro fondatore racconta che alla sua morte il Saggio della Montagna gli aveva inviato un sigillo di grande potere magico chiedendogli di nasconderlo e proteggerlo dai seguaci di Satana; perplesso il nostro fondatore era partito per la Francia per consegnarlo al santo uomo che ha redatto la nostra regola. Ma il santo abate ebbe parole di onore per il Saggio e ordinò al nostro fondatore di custodire questo oggetto. Sappi che il sigillo e la documentazione alla morte del nostro Gran Maestro Armand, che Dio lo abbia in gloria, sono stati nascosti da tuo fratello e da Guillaume che temono le trame del Montfort. Tale sono gli intrighi di Satana che per difendersi bisogna essere “prudenti come serpenti”. I seguaci del Saggio della Montagna, contattati da tuo fratello accompagnarono lui, me e le sette Buone Dame fino alla Valle di Mosè. Lì vidi una meraviglia che mi lasciò senza fiato: una montagna in cui sono stati scolpiti e scavati templi e palazzi e chiese e tombe. Lì i seguaci del Saggio ci guidarono ad un altare scavato sul fianco della montagna sulla cima del quale era inciso un simbolo che ti disegno:
(Il disegno è quello del simbolo dell’infinito; ognuno dei due cerchi contiene il simbolo di un otto; ognuno dei quattro cerchi degli otto contiene un punto spesso. N.d.E.)
I seguaci del Saggio ci mostrarono come l’altare può aprirsi: è necessario introdurre contemporaneamente in ognuno dei quattro buchi al centro dei cerchi un medaglione dalla foggia curiosa. Consegnarono quindi una di queste chiavi a ciascuna delle sette Buone Dame che deposero nella tomba la Reliquia di Giuseppe. Voglia Dio che resti per sempre nascosta e protetta dagli attacchi di Satana fino all’ora designata per la sua rivelazione, nonostante una possibile minaccia. Una delle sette Buone Dame fu infatti catturata dal signore di Tiro e torturata a morte, che Dio abbia pietà della sua anima. Il signore è venuto quindi in possesso di una delle chiavi ed è a conoscenza del ruolo di tuo fratello, mio e dei seguaci del Saggio a fargli perdere per sempre la reliquia per la quale la sua famiglia ha versato tanto sangue innocente.
MANOSCRITTO 2
A Richard de Vichiers da Roncelin de Fos
Mio caro fratello in Cristo,
devo scriverti notizie dolorose e che straziano il mio ed il tuo cuore. Forse ti è già giunta la notizia della tragica morte di tuo fratello, che Dio lo abbia in gloria, insieme a malevoli commenti. Sappi che tuo fratello è immune delle macchie di cui è accusato: la sua sola colpa è quella di aver seguito il compito che ci era stato affidato dal sant’uomo Bernando che scrisse la nostra regola e ci impose di proteggere, custodire e nascondere dai nemici di Dio e dai servi di Satana quegli oggetti potenti che non devono essere rivelati prima dall’ora designata. Quando Re Luigi sbarcò a Cipro si crearono subito degli scontri nella gestione delle operazioni tra il Re che voleva agire immediatamente e i nobili locali (tra cui il nostro Gran Maestro Guilleume) che suggerirono prudenza. Lo scontro divenne più duro quando il re ordinò al Gran Maestro di cessare le trattative col sultano di Damasco. La campagna in Egitto del Re, fu una follia militare e causò la morte del nostro Gran Maestro Guilleume, che Dio lo abbia in gloria, e si concluse con la cattura del Re.
Liberato il Re e tornato ad Acri, Luigi, istigato da Filippo Montfort, pretese che il maresciallo del Tempio, Ugo di Jouy, il quale aveva trattato col sultano per ordine del Gran Maestro Guilleume, venisse rimosso e bandito dalla Terra Santa. Tuo fratello fu costretto a cedere ed Ugo divenne maestro in Catalogna. Quando il Re lasciò Acri e tornò (finalmente!) in Francia, Filippo Montfort colpì di nuovo: i suoi seguaci nel Capitolo, nel corso di una deliberazione segreta, deposero tuo fratello. Due giorni dopo, tuo fratello fu trovato ucciso. Non ho dubbi su chi abbia mosso la mano dei sicari. Come non ho dubbi su chi ha fatto girare voci sui rapporti tra tuo fratello e i mussulmani. È vero che tuo fratello da sempre ebbe stretta collaborazione con i seguaci del Saggio della Montagna, ma io, che fui il suo amico e il suo servitore, ti giuro che il suo obbiettivo in ciò era difendere la Terra Santa e seguire il compito segreto affidato a noi dal sant’uomo Bernardo. E sappi che tuo fratello mi insegnò che noi, i Buoni Uomini e il Saggio della Montagna in questo santo compito siamo stati da sempre alleati. Sappi dunque che tuo fratello è morto per compiere il nostro compito segreto ed è stato ucciso dall’uomo della stirpe che Satana ha generato sulla terra per recuperare quegli oggetti di potere che non devono essere rivelati prima dall’ora designata.
MANOSCRITTO 3
A Richard de Vichiers da Roncelin de Fos
Mio caro fratello in Cristo,
mi sembra doveroso farti sapere che tuo fratello è stato vendicato. Alcuni giorni fa un seguace del Saggio della Montagna, fingendosi un convertito al cristianesimo entrò nella cappella dove Filippo di Tiro e suo figlio Giovanni stavano pregando e pugnalò entrambi. Giovanni è sopravvissuto mentre l’anima di Filippo ha raggiunto il suo sovrano Satana. Si dice qui che la mano è stata armata dal sultano dell’Egitto ma io credo che il Saggio abbia voluto vendicare il suo fratello e proteggere ulteriormente il segreto della reliquia di Giuseppe.
Il prezioso contributo di Krak permette di mettere a fuoco alcune significative criticità:
1) Un professor Umberto Cardini non è mai esistito, esiste un Franco Cardini che è uno storico e un saggista specializzato in studi sul Medioevo.
2) Il Fondo Malnipote, che dovrebbe essere una biblioteca contenente manoscritti inestimabili, si è rivelato inesistente.
3) Opizzo Malnipote, da cui l’omonimo Fondo, è una figura inconsistente: non esiste nessuna traccia storica della sua esistenza.
4) L’autenticità dei manoscritti sarebbe stata confermata da verifiche scientifiche preliminari – che sono tuttavia inaccessibili.
5) Si dice che le lettere sono databili 1245, 1256, 1270 – ma non si specifica da chi… nel testo che si trova in rete non ci sono queste date.
6) Le lettere sono state scritte da Roncelin de Fos a Richard de Vichiers, ma il tono con cui parla il Templare è quello di una persona che in questi 25 anni in cui sono distribuite le lettere non si è mai mossa da Acri. Nella presentazione del personaggio si parla invece di vari incarichi che ha ricevuto anche in Europa.
7) Richard de Vichiers è storicamente sconosciuto: non vi sono conferme storiche che fosse fratello del Gran Maestro Rinald de Vichiers, né che fosse vissuto nella domus Templare di Pieusse.
8) La scelta di Gerusalemme risulta alquanto bizzarra, considerando le disfatte subite dai crociati in quegli anni. La Città Santa non era di certo un luogo sicuro per nascondere “una reliquia così importante”. Lo dimostra il fatto che nel 1244 ad agosto Gerusalemme cade in mano ai Turchi.
9) Le lettere giungono ad Acri, un mese dopo la sconfitta della Forbie (17 ottobre), quindi presumibilmente intorno alla metà di novembre. Ora mi chiedo se effettivamente il viaggio era dovuto alla “reliquia”, se si può stare un anno in giro con un oggetto talmente importante, a rischio che venisse catturato dai “nemici” da cui lo stavano nascondendo…. Mi sembra altamente improbabile e rischioso. Si notino le incerte conoscenze di geografia: “non ci dirigemmo verso i nostri porti del Mediterraneo ma andammo fino a La Rochelle dove ci imbarcammo per Bari; ritenni infatti più prudente sbarcare in terra santa proveniente dalla Sicilia” (Bari è in Puglia non in Sicilia).
10) Acri in quegli anni era una degli ultimi presidi crociati, mi sembra anche in questo caso altamente improbabile che un’operazione di tale portata rimanesse segreta.
11) I rapporti tra Fos, Vichies, Sonnac (1247-1250) e gli Assassini sono problematici. Secondo la lettera questi ultimi offrono un nascondiglio tra le rovine di Petra, azionata con un meccanismo segreto che viene rivelato alle sette custodi, ognuna delle quali ha consegnato un medaglione – anche in questo caso a parte la storia del meccanismo segreto mi sa tanto di storiella, mi sembra molto pericoloso avere così tante “chiavi” per accedere alla “reliquia”. Una di loro viene catturata dal signore di Tiro, quindi si presume che il nipote dell’infame Simone di Montfort fosse entrato in possesso di una delle “chiavi” e quindi conoscesse il segreto e le persone che lo avrebbero occultato………allora perché non impegnarsi per trovarlo? O per eliminare chi ne era a conoscenza?
12) Si fa poi riferimento a Richard de Bures (1244-1247), Guillaume de Sonnac (1247-1250), Rinaldo di Vichiers (1250-1256) e Tomas Bérard (1256-1273) – Molti studiosi tra cui Runciman e Malcom Barber nella lista dei Grandi Maestri del Tempio omettono il de Bures.
13) Il de Sonnac racconta la pia leggenda (dove e quando?) secondo la quale il Vecchio della Montagna avrebbe consegnato al fondatore dei Templari un “sigillo di grande potere” perché lo consegnasse a San Bernardo – Storicamente i rapporti tra i Templari e gli Assassini non sono mai stati provati tanto meno ritengo fossero possibili all’origine dell’Ordine. Inoltre se tutto ciò fosse stato portato al cistercense ci si dovrebbe domandare com’è possibile la seguente affermazione: “Sappi che il sigillo e la documentazione alla morte del nostro Gran Maestro Armand… sono stati nascosti da tuo fratello e da Guillaume che temono le trame di Montfort” (perché questi oggetti dalle mani di San Bernardo sarebbero stati di nuovo portati in Terra Santa?).
14) Quando i templari, hanno perso definitivamente i presidi in Terra Santa che ne hanno fatto della reliquia…. In ultimo il contenuto delle presunte lettere fosse stato reale, sarebbe stato di vitale importanza, per cui è impensabile che tali notizie vengano scritte in modo così esplicito, potevano cadere in mano del nemico in qualsiasi momento….
Saluti
Krak
Per quanto mi riguarda, sono stato quasi immediatamente assalito da dubbi sull’intera struttura narrativa anche senza verificare date, personaggi ed avvenimenti. La menzione della Reliquia di Giuseppe mi ha subito convinto che questi testi non sono genuini, ma interamente costruiti ad arte. Infatti il Catarismo non ha mai ammesso il culto di qualsiasi reliquia, idolo o simulacro. E’ chiara la posizione dei Buoni Uomini: quando un sant’uomo muore, il suo spirito abbandona il carcere materiale, che ritorna agli elementi diabolici da cui è stato generato. Nessuna elevazione spirituale può venire da un resto mortale mummificato o conservato altrimenti, non più di quanta ne possa venire dalla carcassa di un asino o da una latrina. Anche ammettendo che non si tratti di resti umani, non appare credibile che un oggetto di qualsivoglia natura possa essere stato tanto importante per i Buoni Uomini da giustificare una simile perigliosa impresa.
Alla fine io e Krak siamo riusciti a svelare l’arcano: abbiamo trovato le lettere di Roncelin de Fos e Vechiers in un sito che riportava nell’url la dicitura “giochidiruolo”.
Il cammino dello studioso è irto di difficoltà, ma per fortuna esistono criteri che permettono di non lasciarsi ingannare. Di fronte a un testo è buona norma cercare di reperirlo in lingua originale. Se la cosa non è agevole, si può avere il sospetto che si tratti di un falso. Capita che dei testi siano scritti in un linguaggio moderno, seguendo un’ordine di idee moderno: questa potrebbe essere frutto di una traduzione troppo libera, oppure la firma di un falsario. Bisogna avere una conoscenza di base del soggetto che si sta studiando, in modo da scoprire incongruenze. Per quanto riguarda i Catari la cosa è più facile: la dottrina è così peculiare e inconfondibile che qualsiasi frode viene immediatamente scoperta. Nel caso del Tempio le cose sono più complicate, perché la dottrina segreta di cui tanto si parla non è nota con altrettanta certezza. Deve esistere inoltre un potere nascosto, sulla cui vera natura non ho potuto avere certezza, che mira a diffondere su questo argomento confusione. Si ha come l’impressione che questo marasma cognitivo sia deliberatamente coltivato. Forse la cosa è da mettere in relazione alla galassia delle associazioni cosiddette Neotemplari. Di queste una cosa sola so per certo: non ne esiste neanche una che possa veramente affermare di rappresentare il Tempio. Un autentico cavaliere non persegue infatti menzogna ed inganno, ma verità.
Di Roncelin de Fos avremo occasione di occuparci ancora in altra sede, perché il suo nome compare in relazione a un documento controverso: la Regola Segreta.
Fonte – Il Volto Oscuro della Storia, 18 gennaio 2008
Aggiunta di Enrico Baccarini – Riporto qui di seguito uno degli svariati testi circolanti su Internet in cui si vorrebbe avvalorare l’esistenza di detti documenti. Inverificabile il link non fornisce ulteriori informazioni sulla fonte originaria da cui è stato attinto il testo, sembrando altresì uno di quegli infiniti “copia e incolla” così spesso presenti sulla rete. A voi la lettura!
Il Graal ed i Templari
saggio postumo di Umberto Cardini
(Questo testo inedito è una bozza di appunti ritrovata tra le carte del Prof. Cardini. Apparentemente sembra essere uno schema preliminare di indagine sui rapporti tra quelle che il Cardini spesso ha chiamato “le ali estreme dei movimenti millenaristi”. Le intuizioni che lampeggiano in questi appunti, tracciando un cammino di ricerca che purtroppo difficilmente riusciremo a percorre con la sua perizia, ci fanno rimpiangere la sua departita.
È nostro grande dolore e piacere poter inserire questo testo negli atti del Convegno in Memoria del Prof. Cardini. N.d.E.)
Tre manoscritti contenuti nell’archivio del Fondo Malnipote (dove sono catalogati come FM.P761/762/763; la traduzione di Opizzo Malnipote si trova nel quaderno FM.Q888) aprono un’inaspettata prospettiva nello studio dei rapporti tra diversi movimenti millenaristi.
Si tratta di tre lettere la cui autenticità è stata confermata dalle verifiche scientifici preliminari, e databili agli anni 1245, 1256 e 1270, scritte dal templare Roncelin de Fos al suo confratello Richard de Vichiers. La storia che raccontano e che sostanzialmente è confermata da molti indizi, suggerisce degli stretti collegamenti tra Catari, Templari ed Assassini e perfino una lotta tra due fazioni politiche all’interno della direzione dei Templari.Dei due corrispondenti, Richard de Vichiers è storicamente sconosciuto; da queste lettere si deduce soltanto che sia il fratello del Gran Maestro Rinaldo (1250-1256) e si può supporre che abbia vissuto nella domus templare di Pieusse. Roncelin de Fos è invece ben noto: Maestro di Provenza fra 1248-1250, Maestro di Inghilterra (1251-1253), e di nuovo di Provenza (1260-1278); dalle sue lettere si deduce un continuo collegamento con Gerusalemme.
Che il “Graal” (qualunque cosa esso sia) fosse in mano dei Templari e soprattutto dei Catari è tesi che è stata sostenuta da Otto Rahn [Ra] con argomenti molto affascinanti ma che si reggono purtroppo solo su voli pindarici senza il minimo supporto storico.
Curiosamente la storia che viene raccontata dalla prima lettera sembra confermare l’intuizione di Rahn: de Fos riferisce infatti che il Natale del 1243 Pierre Bonnet, uno dei diaconi dei Catari (su di lui cf. [Ro] passim) si sarebbe rivolto ai Templari di Pieusse chiedendo una scorta per recuperare dalla grotta di Niaux una loro reliquia (Otto Rahn riconoscerebbe subito il Graal in questa “Reliquia di Giuseppe”) e scortare l’oggetto e sette donne catare fino a Gerusalemme; l’intenzione dei Catari apparentemente è di consegnare in custodia l’oggetto ai Templari.Va subito notato che questa curiosa storia ha già una conferma storica nella deposizione di Imbert de Salles che riferisce dell’evasione di due fratelli Catari col loro tesoro dal castello di Montsegure proprio intorno a Natale ([Ro], vol.IV, p.382-383) e dichiara che il tesoro era in “una grotte du Sabarhes tenue par Pons-Arnaud de Chateauverdun” uomo del conte di Foix una delle cui grotte fortificate è appunto Niaux.
Questa testimonianza apre anche un’interessante prospettiva di ricerca: ricordandosi infatti che proprio a Pieusse si riunì il concilio cataro nel 1226 [Ro, vol. IV, pp.116-117] non è irrealistico ipotizzare una comunione di intenti tra i Catari e i Templari di Pieusse.Recuperata la Reliquia, le sette donne sono guidate da de Fos ad imbarcarsi nel porto templare di La Rochelle in direzione di Bari e di qui sbarcano ad Acri. È facilissimo datare la parte finale di questo viaggio: de Fos scrive: “Alcuni mesi dopo, nonostante la tragica notizia della caduta di Gerusalemme decidemmo di imbarcarci da Bari per la Terra Santa ma quando sbarcammo ad Acri sapemmo della tragedia: un mese prima le forze cristiane erano state massacrate a La Forbie, dove perì anche il nostro Gran Maestro Armand, che Dio lo abbia in gloria; la speranza di recuperare Gerusalemma era perduta.”
La datazione è quindi elementare: i turchi irruppero a Gerusalemme l’11 luglio 1244 e la cittadella si arrese il 23 agosto, mentre la sconfitta di La Forbie a cui sopravvissero solo il patriarca di Gerusalemma e il Montfort, signore di Tiro è del 17 ottobre. ([Ru] pp.877-879)Giunti in Terra Santa, de Fos si rivolge al fratello del de Vichiers perché provvedesse ad occultare la reliquia; il de Vichiers coinvolge un altro Teamplare, il de Sonnac, il quale li mette in contatto con gli Assassini. Essi offrono come nascondiglio una tomba nelle rovine di Petra, azionata con un meccanismo segreto che viene rivelato alle sette custodi, ad ognuna delle quali consegnano anche un medaglione.
Le donne si separano per ritornare in Europa ma una di loro viene catturata dal Signore di Tiro, Filippo Montfort (nipote del Simone che stava conducendo la crociata contro i catari). Apparentemente il Montfort avrebbe quindi scoperto il ruolo del de Vichiers e del de Sonnac in questo occultamento.Valga per quello che valga questa storia, essa sembra rivelare una spaccato politico inaspettato. Infatti alcune affermazioni del di Fos potrebbero offrire curiose prospettive di indagine.
Si potrebbe quasi ipotizzare un conflitto interno tra i gruppi dirigenti della Terra Santa, o meglio due partiti occulti impegnati in una battaglia senza quartiere: da una parte un gruppo templare che fa riferimento ai Grandi Maestri Guillaume de Sonnac (1247-1250) e de Vichiers (1250-1256); dall’altra parte, il Signore di Tiro, Filippo Montfort, e il Gran Maestro Richard de Bures (1244-1247) che successe ad Armand de Perigord (1232-1244) defunto a La Forbie ([Ru] p.878).
Dal modo in cui il de Fos descrive la situazione, sembra che il de Sonnac ed il de Vichiers gestissero all’interno del Tempio una fronda segreta che aveva degli stretti rapporti sia con i Catari tramite la casa di Pieusse ed il fratello del de Vichiers, sia con gli Assassini.
In questa fronda segreta forse è entrato anche il de Fos e viene il sospetto che il suo contributo nel salvataggio del tesoro dei Catari giustifichi le sue promozioni: nel 1247 il de Sonnac diventa Gran Maestro e de Fos viene nominato Maestro di Provenza l’anno dopo; nel 1250 diventa Gran Maestro de Vichiers e affida a de Fos l’Inghilterra dove pare che egli abbia introdotto pratiche eteredosse ([Ou] p. 28).
Quale potesse essere il tenore del loro credo è difficile immaginarlo; sicuramente molto eterodosso, se il de Sonac racconta la pia leggenda secondo la quale il Vecchio della Montagna avrebbe consegnato al fondatore dei Templari un “sigillo di grande potere” affinché questo la consegnasse a Bernardo di Chiaravella! Del resto almeno il de Fos è altrettanto ossessionato da questo tema degli “oggetti di potere” quanto i committenti delle indagini del Rahn, e sostiene addirittura che San Bernardo in persona avrebbe affidato a loro il “compito segreto” di “proteggere, custodire e nascondere dai nemici di Dio e dai servi di Satana quegli oggetti potenti che non devono essere rivelati prima dall’ora designata.”
Quanto all’altra “ala”, la possibilità di valutazione è ancora più scarsa: i Montfort sono sicuramente una mala genia, arrampicatori sociali quasi balzachiani (sorella mandata nel letto del re, matrimoni che garantivano l’accesso ai centri di potere, tradimenti, assassinii in chiesa…) ma l’immagine che ce ne offre il de Fos sembra quasi una caricatura: per riuscire ad interpretare la crociata contro gli albigesi come un tentativo per mettere la mani sulla “Reliquia di Giuseppe” e tutti gli scontri tra il Signore di Tiro ed i Gran Maestri come una vendetta per il loro aver occultato l’oggetto, bisogna essere davvero molto, ma molto paranoici (almeno quel tanto da poter credere davvero che si tratti del Graal!). Per poter leggere tutti gli avvenimenti senza la lente deformante della paranoia e l’ossessione per questo “oggetto di potere”, basta del resto conoscere la “storia di famiglia”: il comportamento del Montfort non è nient’altro che una banale occupazione dei centri del potere con tutti i mezzi leciti (e soprattutto illeciti).
Le vittime, naturalmente, erano i Grandi Maestri del Tempio: se (come stiamo ipotizzando) essi erano i rappresentanti di spicco di questa frangia eteredossa, forse convinti di essere i custodi del “tesoro dei Catari” affidatogli da San Bernardo, è anche chiaro che essi si siano sentiti minacciati, abbiano fatto un patto comune ed attivato la paranoia di gruppo.
Ma, pur facendo tutte le tare sulla testimonianza del de Fos, è evidente che a cavallo del 1250 queste due forze si sono combattute senza treguaIl racconto del de Fos parte col massacro di La Forbie a cui muore tutta la classe dirigente del Regno, compreso il Gran Maestro Armand de Perigord; sopravvivono solo il Patrarca ed il Montfort; non è da scartare l’ipotesi che il sospetto del de Fos sia fondato e che il Montfort abbia approfittato della situazione per far nominare come Gran Maestro un suo fantoccio come il de Bures. Del resto il de Fos arriva a Gerusalemme e si mette subito in contatto con gli uomini di spicco di questa frangia eterodossa: la sua visione degli avvenimenti è quindi direttamente influenzata da quella del de Sonnac e del de Vichiers, ossia dei filo-catari convinti.
Si fantastica oggi di un’ “eredità dei Templari” tramandata esotericamente tramite la massoneria; è abbastanza affascinante notare che in questa “tradizione” i ventitre Gran Maestri dei Templari (per la cui lista si veda [De])sono ridotti a 22, ossia altrettanti quanti gli Arcani maggiori dei Tarocchi, e che in questa lista sia stato eliminato proprio il de Bures, il fantoccio del Montfort. Verrebbe voglia di fantasticare che l’ala filo-catara con i suoi interessi esoterici e la loro ossessione per “oggetti di potere” stia dietro questa tradizione e che, nelle sue esigenze numerologiche, abbia sacrificato il “traditore”.
Ma tornando dalla fantasia alla realtà, il de Bures muore nel 1247 senza lasciare nella storia neanche una nota a piè di pagina (non è neppure listato negli indici della documentatissima storia del Runciman [Ru]!) e l’ala filo-catara riprende il controllo dell’Ordine con la nomina a Gran Maestro del de Sonnac, ma l’anno dopo arriva in Terra Santa San Luigi, il nono re di Francia con quel nome. Il re costrinse le forze di Terra Santa nella disastrosa avventura di Damietta, dove il de Sonnac morì nella sconfitta di Mansura e fu sostituito dal de Vichiers. Tra il re e il Gran Maestro si giunse ben presto ad un incidente politico; opponendosi alla linea di trattative sviluppata dall’Ordine, il Re pretese che questa politica fosse sconfessata pubblicamente e che il Maresciallo Ugo di Jouy che aveva gestito le trattative venisse bandito dalla Terra Santa. Di conseguenza il Capitolo dell’Ordine decise di deporre il de Vichiers ([De], pg. 193; [Ru], pg. 905; [Bo], pg.148). La storia ben nota e raccontata dal Joinville è riferita nella sua seconda lettera dal de Fos che attribuisce questi avvenimenti allo zampino del Montfort; difficile valutare la sua testimonianza, quella di un uomo convinto che la sua setta esoterica avesse un incarico da parte di San Bernardo in persona, e probabilmente convinto che San Luigi sia stato mandato in Testa Santa “dai nemici di Dio e dai servi di Satana” per mettere le mani sull’ “oggetto di potere”.
Allo stesso modo è impossibile valutare la sua affermazione secondo la quale l’uccisione del Montfort da parte degli Assassini, avvenuta il 17 agosto 1270 e il cui mandante secondo gli storici era il Sultano Baybars ([Ru], pg.968, [Le] pg. 151], rappresenterebbe veramente l’ultimo capitolo di uno scontro tra queste due fazioni all’interno del gruppo dirigente di Terra Santa. È comunque un dato di fatto che la sua uccisione liberava Baybars “dal più autorevole tra i nobili franchi” (Ru], pg.968) ed è quindi realistico supporre che questa sua posizione sia stata ottenuta anche grazie alla sua vittoria contro la fazione guidata dal de Vichiers ottenuta grazie all’intervento di San Luigi.
Se la si sfronda dagli aspetti settari e non ci si lascia incantare dalla favolistica templare, il carteggio contenuto nell’archivio del Fondo Malnipote può essere il punto di partenza per un’analisi dei conflitti interni del gruppo dirigente di Terra Santa negli anni del declino iniziato dalla caduta di Gerusalemme e la morte del de Perigord e concluso con la caduta di Acri.
Da un altro punto di vista, la testimonianza di Roncelin de Fos ci attesta stretti ed espliciti legami tra Catari, Templari ed Assassini intorno ad un coagulo di elementi settari ed esoterici che potrebbe gettare anche una certa luce nella cosiddetta “tradizione” pseudo-massonica.[Bo] G. Bordonove, La vita quotidiana dei templari nel XIII secolo, Rizzoli (1994)
[De] A. Demurger, Vita e morte dell’ordine dei Templari, Garzanti (1987)
[Le] B. Lewis, Gli assassini, Mondadori (1992)
[Ra] O. Rahn, Crociata contro il Graal, Barbarosa (1979)
[Ro] M. Roquebert, L’epopee cathare, vol.IV, Privat (1989)
[Ru] S. Runciman, Storia delle Crociate, Einaudi (1966)
[Ou] R. Oursel, Le proces ds templiers, Paris (1959)
Leave a Comment