Le pratiche “ORIENTALI” secondo JUNG
«La coscienza occidentale non è affatto l’unico tipo di coscienza possibile; è invece condizionata storicamente e geograficamente limitata, ed è rappresentativa di una parte soltanto dell’umanità.
L’ampliamento della nostra coscienza non deve andare a scapito di altri tipi di coscienza, ma deve effettuarsi attraverso lo sviluppo di quegli elementi della nostra psiche che sono analoghi alle proprietà di quella orientale, a noi estranea, così come l’Oriente non può fare a meno della nostra tecnica, scienza e industria.»
(C.G.Jung – Commento all’antico testo cinese “Il segreto del Fiore d’Oro”, Bollati Boringhieri, p.77)
«Il metodo occidentale mira a una restaurazione dell’integrità e della pienezza della vita, di ciò che il cinese chiamerebbe “cuore”, la sede dello spirito cosciente e della conoscenza che deriva dai sensi, dalle passioni e dalle loro proiezioni. Al contrario, il metodo orientale mira a riassorbire nell’essere la vita, in una specie di “ipercoscienza” dove l’essere sia sottratto al disperdersi e perdersi nell’illusione dell’oggettivazione. Nella meditazione non si realizza la pienezza dell’unione degli opposti, le “nozze sacre” rappresentate come immagini terminali del processo di individuazione, ma la “non lieta non triste” serena luce che nasce dall’essersi sottratti al gioco degli opposti e del loro reciproco fecondarsi.»
(Nota finale di Augusto Vitale al Commento di Jung all’antico testo cinese “Il Segreto del Fiore d’Oro”)
«L’acquisire una maggior familiarità con lo spirito orientale potrebbe indicare simbolicamente l’inizio di una nostra presa di contatto con le parti di noi che ci sono ancora estranee. Il rinnegare le nostre peculiari premesse storiche sarebbe pura follia e il miglior modo per un ulteriore sradicamento, perchè è solo restando saldamente ancorati al nostro terreno che possiamo assimilare lo spirito dell’Oriente.»
(C.G.Jung – Commento all’antico testo cinese “Il segreto del Fiore d’Oro”, Bollati Boringhieri, p.70)
«Ho il sospetto che i filosofi orientali siano psicologi simbolici, ai quali non si potrebbe fare torto maggiore che prenderli alla lettera.»
(C.G.Jung – Commento all’antico testo cinese “Il segreto del Fiore d’Oro”, Bollati Boringhieri, p.71)
« (…) Non ci sarebbe errore più grande che proporre direttamente all’uomo occidentale la pratica cinese dello yoga, che andrebbe semplicemente a rafforzare la sua volontà e la sua coscienza di fronte all’inconscio, ottenendo proprio l’effetto che si sarebbe voluto evitare, quello cioè di accrescere la nevrosi. Non si insisterà mai abbastanza sul fatto che noi non siamo orientali, e perciò in queste cose partiamo da una base completamente diversa. (…) Questa via è consigliabile solo in quei casi in cui la consapevolezza ha raggiunto un livello abnorme e si è quindi allontanata dall’inconscio in misura eccessiva. Nulla di più sbagliato del voler intraprendere questa via con nevrotici che sono malati per un’eccessiva prevalenza dell’inconscio.»
(C.G.Jung – Commento all’antico testo cinese “Il segreto del Fiore d’Oro”, Bollati Boringhieri, p.37)
« (…) la dottrina dello yoga respinge tutti i contenuti fantastici, e noi facciamo lo stesso; ma l’Oriente lo fa per ragioni del tutto diverse. (…) L’Oriente può respingere queste fantasie, poiché già da lungo tempo ne ha estratto l’essenza e l’ha condensata nelle profonde dottrine della sua saggezza. Noi però non abbiamo mai avuto esperienza di queste fantasie, né tantomeno ne abbiamo estratto una quintessenza. Ci resta ancora un buon tratto di esperienza da recuperare, e solo quando avremo trovato un senso nell’apparente non-senso potremmo sceverare ciò che è valido da ciò che è privo di valore. Possiamo già fin d’ora essere sicuri che l’essenza delle nostre esperienze sarà ben diversa da quella che ci offre oggi l’Oriente. L’Oriente è giunto a questa coscienza delle cose interiori mantenendo un’infantile ignoranza del mondo esterno. Noi invece sonderemo i recessi della psiche sorretti da una vastissima conoscenza della storia e della scienza. Al presente tuttavia la conoscenza del mondo esterno costituisce il più grande ostacolo all’introspezione, ma il bisogno spirituale supererà ogni impedimento. Stiamo infatti già lavorando all’elaborazione di una psicologia, di una scienza cioè che ci fornisce la chiave per quella dimensione in cui l’Oriente è riuscito a penetrare solo attraverso stati psichici eccezionali.»
(C.G.Jung – Commento all’antico testo cinese “Il segreto del Fiore d’Oro”, Bollati Boringhieri, p.62)
«Se riuscissimo a innalzare a dignità pari a quella raggiunta dall’intelletto un’altra o ancora una terza funzione dell’anima, l’Occidente potrebbe allora a buon diritto superare l’Oriente di notevole misura. Per questo è così penoso vedere l’europeo rinunciare a sé stesso e imitare in modo affettato l’Oriente. Egli invece avrebbe possibilità di realizzazione molto maggiori se, restando fedele a sé stesso, sviluppasse dalla propria indole e dalla propria natura tutto ciò che l’Oriente ha generato nel corso dei millenni.»
(C.G.Jung – Commento all’antico testo cinese “Il segreto del Fiore d’Oro”, Bollati Boringhieri, p.33)
« (…) Chi tuttavia volesse sminuire i meriti della scienza occidentale, segherebbe il ramo su cui poggia lo spirito europeo. La scienza è uno strumento senza dubbio imperfetto, ma di valore inestimabile e superiore; provoca danni solo quando pretende di essere fine a sé stessa. La scienza deve servire, e sbaglia quando vuole usurpare un trono. Anzi ciascuna scienza deve servire le altre discipline a essa coordinate in quanto ognuna abbisogna, proprio per la sua insufficienza, dell’appoggio di tutte le altre. La scienza è lo strumento dello spirito occidentale, e con essa si possono aprire più porte che non le sole mani. Essa appartiene al nostro modo di intendere, e ottenebra la nostra conoscenza solo quando attribuisce valore assoluto al tipo di comprensione suo proprio. L’Oriente ci apre invece una via diversa di comprensione, più ampi, più profonda ed elevata: la comprensione attraverso la vita»
(C.G.Jung – Commento all’antico testo cinese “Il segreto del Fiore d’Oro”, p.30)
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