La Via Michelita: spiritualità, religione e mistero lungo la via dell’Angelo!
Pala dei tre Arcangeli
Marco d’Oggiono (c. 1470 – c. 1549)
Pinacoteca di Brera
Di Enrico Baccarini© – Due anni fa pubblicavamo su Il Giornale dei Misteri (n° 464, ottobre 2010) un articolo dedicato ad un tema tanto affascinante quanto misconosciuto, la Via Michelita.
Nel corso della nostra ricerca ci siamo accorti, assieme ad altri studiosi europei, come nei principali luoghi di culto a lui votati esistesse una curiosa convergenza nella loro disposizione spaziale lungo una direttrice che dal nord Europa sembrava condurre verso il monte Carmelo (Palestina).
Tale ‘anomalia’ troverebbe forza nella biblica tradizione che vide l’Arcangelo Michele, capo delle milizie celesti, brandire e fendere con la propria spada il cielo per scacciare Lucifero, l’angelo caduto, dal Paradiso. Proprio nel gesto compiuto non solo Satana sarebbe stato cacciato nei recessi della Terra ma si sarebbero originati dei luoghi sacri lungo la direttrice stessa del colpo inferto.
Parallelamente questi stessi luoghi avrebbero ospitato, nei secoli, apparizioni dello stesso Michele da cui la successiva nascita di monasteri, santuari, etc.
Riproponiamo per i lettori di ENIGMA l’articolo originario aggiornato con recenti novità e in attesa di poterlo ampliare nel prossimo futuro con ulteriori elementi emersi.
Buona Lettura!!!!
EnricoB
San Michele arcangelo e la Via Michelita
Leggende e realtà, misteri e curiosità riguardanti la figura, la storia e la via di pellegrinaggio di San Michele Arcangelo
Enrico Baccarini©
Santuari disposti lungo una direttrice misteriosa e la figura di un arcangelo protettore e guerriero sono l’elemento fondante che caratterizza il mistero della Via Michelita, un’antichissima strada di pellegrinaggio che toccò i principali paesi dell’Europa antica.
Era da tempo che ci interessavamo di questa curiosa via di pellegrinaggio dell’antichità, rivelatasi nel corso delle nostre ricerche qualcosa di estremamente più vasto e profondo. Oggi è stata quasi del tutto dimenticata se non per i tre importanti e monumentali monasteri che ancora raccontano le antiche gesta e peregrinazioni di migliaia di fedeli.
La via Michelita è un enigma storico unico nel suo genere per la precisione, non tanto geometrica quanto spaziale, con cui i tre eremi sono stati costruiti. Sorvolando l’Europa, con la sua armatura e le sue ali possenti, il principe delle schiere celesti pare abbia scelto i luoghi più suggestivi, e in certi casi inaccessibili, ove apparire e far erigere in suo nome santuari destinati al culto. Suggestione e mistero sembrano pervadere le chiese e le abbazie che portano il suo nome, non solo per il fascino e la bellezza che sembrano promanare ma anche perché collegate da una linea ideale che prese il nome di Via Sancti Michaelis, una via di pellegrinaggio tra le più antiche e battute nel passato assieme alle consorelle per Santiago di Compostela, Roma, la Terra Santa e non ultima la Via Francigena.
Nella nostra ricerca, a fianco dei tre santuari maggiori dedicati all’Arcangelo e costituenti i tre centri fondanti della via Michelita, abbiamo identificato altri punti posti in asse con la stessa immaginaria diagonale tracciata ‘dalla spada’ di San Michele. Con la sua arma scacciò, secondo la leggenda, Lucifero dal paradiso lasciando impressi sulla Terra i segni del suo gesto purificatore. Proprio in concomitanza di tali luoghi, nei secoli, San Michele sarebbe apparso a devoti e fedeli chiedendo che venissero eretti santuari in suo nome. Lo spunto per questa nostra ricerca nacque diversi anni fa quando, casualmente, ci accorgemmo della strana correlazione dei tre santuari europei in cui viene venerata la figura dell’arcangelo.
Non eravamo stati certo i primi ad accorgerci di questa curiosa linea che sembrava tagliare in due l’Europa, ma la possibilità di aver visitato i tre complessi aveva fatto nascere in noi la volontà di ripercorrere i nostri precedenti viaggi nonché di poter comprendere meglio il significato recondito della loro natura e del mistero legato alla loro leggenda.
Solo successivamente ci saremmo accorti di altri luoghi che avrebbero ampliato ulteriormente tale diagonale celeste e, unicamente nel tempo, avremmo compreso l’importanza che questo cammino di pellegrinaggio rivestì nei secoli.
Come le prime cattedrali gotiche rispecchiarono specularmente la trasposizione della costellazione della Vergine in Terra, così la Via Michelita, l’arcana via di pellegrinaggio fu non solo un cammino di speranza, ma anche un percorso di iniziazione, una via di illuminazione attraverso cui giungere ad un contatto con il divino.
La costellazione della Vergine (in alto) in rapporto con le prime cattedrali gotiche e la loro quasi speculare disposizione. Tratto dagli studi di Louis Charpentier”
San Michele nelle Sacre Scritture e nella sua lettura simbolica
Per poter intraprendere il Nostro cammino di riscoperta è essenziale però collocare nelle opportune sedi alcune nozioni fondamentali. La figura dell’Arcangelo Michele è tra le più importanti del pantheon angelico biblico. Il suo nome viene fatto derivare dall’espressione”Mi-ka-El” che, letteralmente, significa “chi è come Dio?”. Fin dai suoi primordi la Chiesa ha riservato a questa figura un culto e una devozione uniche, assegnandoli il comando della lotta che, fino alla fine dei tempi, verrà combattuta contro le forze del male. È interessante notare come, nel Nuovo Testamento, il termine “arcangelo” venga attribuito in primis a Michele, e solo in seguito venga esteso a Gabriele e Raffaele, trittico di arcangeli che si connatura come l’unico riconosciuto dalla Chiesa e il cui nome sia documentato nella Bibbia.
A San Michele Arcangelo, è attribuito uno dei compiti più importanti della fede e della religione, la lotta e la salvaguardia contro le forze del male. A tale proposito il Santo viene generalmente raffigurato vestito con una corazza e recante in mano una spada, o una lancia da combattente, nell’atto di calpestare, e dunque sconfiggere, Satana rappresentato sotto forma di serpe o di drago. Le sue armi possiedono un valore profondamente simbolico. Attraverso di esse non solo viene trafitto il drago ma anche squarciato il buio delle tenebre, sconfitta l’oscurità rappresentata da Belzebù per riportare la Luce e la speranza negli uomini e sulla Terra. San Michele si trasforma così nel protettore delle insidie che provengono dalle forze oscure, si trasforma nella roccaforte della Luce.
Questo suo aspetto solare di guerriero vittorioso ed invulnerabile gli assicurerà, storicamente, il grande favore da parte di molti eserciti, dei soldati e dei regnanti di tutte le epoche. Dal mondo bizantino, il culto dell’Arcangelo Michele dilagherà rapidamente, diffondendosi soprattutto grazie alla venerazione che gli verrà tributata dai militi e dai potenti. A quanto appena esposto si associa un ulteriore dettaglio che sembra ricordarci i ruoli che l’Arcangelo vide tributarsi dalla sua venerazione. La festa che lo accompagna cade il 29 settembre, otto giorni dopo l’equinozio d’Autunno (21 Settembre). Questo giorno, caro a moltissime popolazioni e religiosità nella storia, costituisce il punto di equilibrio tra luce e buio, la conclusione del ciclo produttivo e riproduttivo iniziato con l’equinozio di primavera (21 Marzo), il momento in cui la natura e le sue forze si preparano a ritornare nell’ombra dell’inverno.
In questo periodo dell’anno molte specie si preparano al letargo o alla migrazione in zone più calde iniziando il loro viaggio verso terre poste più a sud. San Michele, e la data in cui cade la sua festività, viene così a raffigurare un elemento bilanciante che tende a stemperare questa transizione, in cui tutto ricadrà lentamente nell’ombra e nelle tenebre. La sua festività, posta in questa data settembrina, vuole anche costituire un argine all’influsso del Male, rappresentato dall’avanzare dell’inverno, nonché sancire la supremazia della luce contro l’oscurità.
San Michele Arcangelo nella storia
Nel 313 d.C. l’imperatore Costantino gli tributerà un intenso culto. Nel 490 d.C., a distanza di poco più di un secolo, avranno invece luogo in Italia gli eventi miracolosi nel Gargano che culmineranno con l’apparizione dell’Arcangelo Michele all’arcivescovo Lorenzo di Siponto e alla successiva costruzione dell’Abbazia di Monte Sant’Angelo. L’origine del culto cristiano degli angeli è da ricercarsi in Frigia, l’odierna Turchia, nella città di Chonae, l’antica Colossi, dove vivevano molti Ebrei e Gentili. Da tale luogo la venerazione si diffuse in tutta l’Asia Minore, quindi da Bisanzio in Italia e poi al nord Europa. A Costantinopoli, nei primi secoli dell’era cristiana, Michele fu venerato come principe degli angeli e taumaturgo. Ce ne rendono testimonianza le opere dello scrittore Sozomeno, vissuto a Costantinopoli. Dai suoi scritti apprendiamo come nella città vi fosse una chiesa a Lui dedicata chiamata Michaelion poiché si riteneva che l’arcangelo Michele vi apparisse consuetudinariamente e vi operasse miracoli.
Nelle città e nelle campagne gli furono dedicati numerosi oratori mentre la Chiesa di Alessandria pose sotto la Sua protezione il fiume Nilo, da cui dipese nei millenni la ricchezza del paese. Di notevole rilievo nell’antichità fu il suo ruolo di psicopompo[1], come attestano moltissime lapidi funerarie. L’intercessione per le anime dei defunti e il loro retto passaggio alla vita ultraterrena venivano richieste a Michele in quanto essere di luce, annientatore del demonio. La sua intercessione avrebbe garantito un ritorno al creatore libero dalle influenze del male. Non si deve poi dimenticare che l’arcangelo Michele fu venerato anche per il suo ruolo taumaturgico. La fonte principale che può fornirci ragguagli su tale facoltà sono le leggende copte[2]. Abbiamo così un arcangelo patrono dei naviganti quanto dei contadini, signore delle acque, angelo protettore del popolo, guida delle anime, medico ed esorcista.
Il Cammino michelita
Il culto michelita, assieme alla sacra via che oggi porta il suo nome, si diffonde in Europa lungo un’ipotetica asse diagonale che unisce la francese Mont Saint Michel, alla Sacra di San Michele in Piemonte fino a giungere a Monte Sant’Angelo in Puglia.
Nel suo dipanarsi osserviamo anche come nel tratto italiano buona parte dello sviluppo della Via Michelita sembri associarsi con quello della ben più nota via Francigena costituendo quasi una cerniera ideale tra le due proprio nell’abbazia della Chiusa, meglio nota come Sacra di San Michele in Val di Susa. La prima nozione storica pervenutaci di un cammino che porti questo nome può essere fatta, verosimilmente, risalire all’870 d.C., laddove si possiede la prima testimonianza certa di un pellegrinaggio al santuario di Mont-Saint-Michel e alla tomba di Sant’Oberto effettuata dal monaco Bernardo, autore del testo Itinerarium.
Con la forza della fede dei pellegrini nacque così la Via Sancti Michaelis, uno tra gli itinerari di pellegrinaggio, assieme a quelli di Santiago de Compostela, Roma e la stessa Terrasanta, più importanti per la devozione dell’antichità. Della sua memoria e delle sue tracce ci rimangono però oggi solo flebili barlumi ondeggianti nella brezza del tempo. La sua importanza è fondata dal fatto che la via Michelita costituiva l’ossatura e il fulcro stesso di questi cammini, si poneva come la matrice fondante della stessa idea di ‘viaggio’ inteso come percorso di crescita, di evoluzione spirituale, di ricerca interiore.
Tale ‘cerca‘, come venivano definite nel periodo rinascimentale, originava spesso da un bisogno interiore, da una domanda o dubbio, come anche da una percezione che l’individuo si poneva davanti alla necessità di iniziare un cammino, di scoprire un percorso. Assistiamo così alla proliferazione di santuari e pievi dedicate all’arcangelo Michele, piccole chiese, come quella di Montesiepi nei pressi della più nota abbazia di San Galgano (SI) in cui ancora oggi si conserva quella ‘spada nella roccia’ infissa dal Santo, oppure anche di edifici più elaborati come la chiesa di San Michele in Foro a Lucca, fino a veri e propri complessi abbaziali come la chiesa di Sant’Angelo in Formis presso Capua (LT).
La via dell’Angelo
Abbiamo osservato l’importanza che la figura di San Michele riveste all’interno del mondo cristiano, la sua storia e i significati che gli furono attribuiti fin dalle sue prime manifestazioni. Il tempo non ha cancellato la sua memoria, né eroso le tracce che la sua spada, all’alba dei tempi, avrebbe lasciato sulla Terra nell’atto di scacciare Satana, l’angelo ribelle, dal paradiso. San Michele si pone come il baluardo, dopo Dio, nella lotta alle tenebre e al maligno.
Nel corso della nostra ricerca ci siamo accorti come i santuari a lui dedicati, incomprensibilmente disposti lungo una direttrice diagonale, non comprendano solamente le abbazie di Monte Saint Michel e le due italiane, che si connaturano come le tre più importanti, ma comprendano un numero estremamente più vasto di santuari a Lui dedicati.
Recenti ricerche inglesi mostrano, inoltre, come questi stessi complessi si affianchino, e siano speculari, a precedenti culti solari in cui la figura/divinità predominante sembra essere il dio Apollo.
Nasce così, a fianco della Via Michelita, la Linea Michelita di cui abbiamo identificato, ad oggi, almeno 17 locazioni:
Nelle vicinanze di Bourges si trova anche un paese intitolato a ‘Saint-Michel-de-Volangis’, testimonianza della profonda devozione dedicata in queste zone all’Arcangelo.
Alla luce delle precedenti foto e delle corrispettive locazioni geografiche, riosservare la cartina posta all’inizio dell’articolo non potrà lasciare certamente indifferenti. Qualcosa di superiore, di inespresso e di incomprensibile sembra pervadere questa antica via di pellegrinaggio.
Il fattore più interessante è forse il fatto che quasi tutti questi santuari nacquero in modo indipendente l’uno dall’altro, quasi tutti ospitando una o più apparizioni dell’Arcangelo e collocandosi diagonalmente senza che un preesistente disegno o volontà avesse guidato le mani dei loro costruttori terreni!
Non è inverosimile pensare che il tutto possa connaturarsi all’interno di una geometria sacra di cui si sono perse le origini ed in cui la sovrapposizione di templi e figure non ha fatto altro che preservarne la memoria ai posteri. A tutto ciò si deve aggiungere che esiste un’altra linea michelita, tutta inglese che ripercorre non meno di una decina di luoghi sacri. Ne riparleremo certamente a breve.
Come può essere spiegata razionalmente la presenza di queste strutture dedicate all’Arcangelo Michele su uno stesso allineamento per migliaia di chilometri? Perché questa ipotetica linea giunge fino al Monte Carmelo? Gli studi non sono ancora conclusi, ma l’ipotesi che una antica sapienza si sia preservata nel tempo e nello spazio sembra oggi più che mai una certezza.
Enrico Baccarini©
Continua…
NOTE:
[1] Per quanto riguarda le coltivazioni e l’agricoltura questo periodo costituisce la fine del raccolto, detta anche festa del secondo raccolto (dell’ultima frutta e ortaggi e in particolare dell’uva).
[2] Nella mitologia e in religione, lo psicopompo è generalmente una figura che svolge la funzione di accompagnare le anime dei morti nell’oltretomba. La parola “psicopompo” deriva dal greco ψυχοπομπóς, psyche (anima) e pompós (colui che conduce).
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