La sindrome degli antenati, legami dal passato
(Anne Ancelin Schützenberger – La sindrome degli antenati – Di Renzo Editore)
“Ciascuno di noi ha dentro di sé un romanzo familiare e ogni famiglia ha una storia da raccontare; una storia che si ripete, una storia mitica, una saga e dei segreti. Siamo tutti eredi di queste tradizioni. Più esattamente, siamo gli eredi di questa tradizione, di questa storia.”
Per poter capire e comprendere la sindrome degli antenati dobbiamo partire dal concetto Junghiano di Inconscio Collettivo, passando attraverso teorie più aderenti all’impostazione scientifica studiate ed elaborate dai due ricercatori Rupert Sheldrake e Richard Dawkins (con il concetto di Campo morfico o morfogenetico per Sheldrake, e al concetto di ‘Trasmissione dei memi’ per Dawkins). Attraverso questi passaggi si arriva a comprendere nel modo più chiaro possibile, come tutto sembri essere profondamente in correlazione con il tutto. Un concetto molto caro a certe filosofie orientali o a talune concezioni religiose già presenti all’alba stessa dell’umanità. Un concetto tanto semplice quanto, irrimediabilemente, fondamentale. Affianco alle teorie di Dawkins, Sheldrake e Jung, e a supporto del concetto di “non-frammentabilità psichica” dell’Universo a noi noto, troviamo anche una legge fisica raramente associata all’idea di una “Psiche Universale”, perenne ed indistruttibile, ma che presenta delle strette affinità con quest’ultima, la legge del ‘Principio di Non-Località’. Sulla base di tale Principio, estremamente affascinanti sono stati in seguito i modelli teorici sviluppati dal fisico americano David Bohm, che è giunto all’ideazione di un’unica teoria denominata: “Teoria dell’Olomovimento” (dalla quale è nato il concetto di “Universo Olografico”). Non si può, poi, assolutamente scordare un’altra teoria che sembra rientrare totalmente all’interno di questa tipologia di tematica, ovvero entanglement quantistico parola inglese traducibile con il termine di “intreccio-non-separabile” ovvero un fenomeno in cui lo stato quantico di due oggetti risulta strettamente dipendente l’uno dall’altro, anche se questi oggetti sono separati spazialmente. Da un punto di vista prettamente fisico, gli esperimenti Alain Aspect hanno confermato la validità del Principio di Non-Località, e per certi aspetti quindi, anche le teorie di D.Bohm sul concetto di Olomovimento. Come ultimo punto di quanto detto l’ennesima conferma della verosimile “non-frammentabilità” dell’Universo psicofisico in cui viviamo, ci viene dal mondo della psicologia transpersonale-generazionale, grazie alle ricerche della psicologa francese Anne Ancelin Schützenberger, ideatrice della teoria da lei stessa denominata “Sindrome degli Antenati”. A sostegno di tale teoria, l’autrice nel corso degli anni è riuscita a reperire, esaminare ed accumulare parecchi casi di “vita familiare”, in cui determinate situazioni o “fatti insoliti e particolari si ripetevano continuamente nel tempo, di generazione in generazione“. Dai tempi di William James sino ad oggi, quindi, tutti gli sforzi che abbiamo compiuto nel tentativo di comprendere una buona parte della Realtà Ultima delle cose, sembrerebbero convergere interamente verso un’unica direzione, quella in cui sia il Piano Fisico che quello Psichico, tendono a manifestarsi come un unicumm, dove è proprio la loro reciproca interazione a spiegare ogni cosa, a rendere evidente ciò che per secoli abbiamo sempre cercato di ignorare nel buon nome del metodo scientifico.
Enrico Baccarini
Sapete cos’è un genosociogramma? Immagino di no. Sembra una parola senza senso, eppure esprime un concetto ben preciso: ovvero la possibilità di stabilire un diagramma personale del carattere, psicologia, predisposizioni, talenti in base alla propria storia familiare, a quella dei propri antenati e genitori diretti.
Il genosociogramma (da genealogie – albero genealogico e sociometria di Moreno – legami affettivi, relazioni) é una rappresentazione grafica dei legami familiari quindi, una sorta d’albero genealogico con le informazioni importanti su ogni membro della famiglia. Fu Murray Bowen che nel 1980 stabili come strumento della terapia familiare multi-generazionale questa rappresentazione simbolica standard che comprende :
-I nomi e le età di tutti i membri della famiglia ;
-Le date di nascita, di matrimonio, di separazione, divorzio, morte e altri elementi significativi ;
-Indicazioni delle attività, occupazioni, luoghi di residenza, malattie, cambiamenti nello svolgimento della vita, segnate nello stesso genogramma ;
-Informazioni su almeno tre generazioni.
In terapia familiare questo strumento permette ai membri della famiglia di precisare e modificare la percezione che essi hanno del loro sistema familiare come del loro ruolo in quel sistema. Il sociogramma s’interessa anche ai rapporti nascosti e inconsci ed è un genogramma più dettagliato secondo la nozione d’ “atomo sociale” di Moreno. Egli definiva atomo sociale la rappresentazione del mondo personale dell’individuo “l’immagine di una vita, delle sue ramificazioni, dei suoi interessi , dei suoi sogni e delle sue angosce … il nucleo interno e esterno delle persone emozionalmente collegate al soggetto”. Insomma: esiste una Sindrome degli Antenati? Una misteriosa forza, iscritta nei geni, che ci porta a compiere atti e omissioni, circostanze e cose che già furono messi in opera dai nostri antenati, nello stesso ordine ?
Anne Ancelin Schützenberger, terapista e analista con oltre quarant’anni di esperienza, ha sviluppato la tecnica del genosociogramma estendendo le nozioni di Moreno e fornendo esempi clinici del suo originale approccio psicogenealogico .Secondo questa teoria siamo semplici anelli in una catena di generazioni e spesso non abbiamo scelta e diventiamo vittime di eventi e traumi già vissuti dai nostri antenati. Il libro da lei scritto, La Sindrome degli antenati è giunto in Francia alla 15° edizione, contiene interessanti casi-studio ed esempi di “genosociogrammi” che illustrano come i pazienti abbiano acquisito paure all’apparenza irrazionali, difficoltà psicologiche o persino fisiche scoprendo e cercando di comprendere i parallelismi tra la propria vita e quella dei propri avi.
Il titolo della prima edizione francese Aïe, mes aïeux!, apparso nel 1993 e tradotto in inglese, tedesco, russo e spagnolo, mostra tutto il peso di questi legami, ai quali l’Autrice, profonda studiosa del corpo e attenta conduttrice di gruppi, si riferisce citando Sant’Agostino: “i morti non sono degli assenti, sono degli invisibili”. In tal modo Ella vuole aprirci a un mondo di voci interiori e di presenze transgenerazionali che popolano il teatro oscuro della nostra mente.
Anne Ancelin Schützenberger ha iniziato i suoi studi in Psicologia all’Università di Parigi nel primo dopoguerra ed è stata iniziata alla formazione psicoanalitica dall’antropologo Robert Gassain, direttore del “Museo dell’Uomo” di Parigi e da Françoise Dolto.
Moreno ha riconosciuto in lei la spiccata intelligenza, le fervide intuizioni e le notevoli capacità di osservazione, fino a volerla come rappresentante della cultura psicodrammatica nel mondo accademico.
Anne Schützenberger ha raccolto, in un ventennio di lavoro, le osservazioni sulla comunicazione non verbale nei gruppi, documentandole in una tesi conclusiva di dottorato. Nel 1976 ha ricevuto la nomina di Professore Emerito e la cattedra di Psicologia Sociale e Clinica all’Università di Nizza dove già insegnava dal 1967 ed è stata per quasi vent’anni Direttore del Laboratorio di Ricerca di Psicologia Clinica Sociale. Le trasmissioni transgenerazionali, secondo la Schützenberger, sono in genere legate a dei segreti, a delle cose taciute, nascoste, talvolta proibite anche al pensiero che attraversano le generazioni, senza essere né pensate né elaborate. L’Autrice ha allargato la prospettiva della Hilgard prendendo in considerazione un numero maggiore di generazioni ed osservando il fenomeno non solo nelle vicende delle famiglie, ma anche nella storia dei popoli: nel testo Ella propone una chiave di lettura transgenerazionale, nei secoli, sulle vicende del Kossovo.
Lo strumento del genosociogramma è presentato come elemento fondamentale per ricostruire i passaggi significativi nella storia delle famiglie e per invitare ad una presa di coscienza di eventuali ripetizioni dei traumi del soggetto sofferente, ripercorrendo date ed eventi che permettono la ricerca di legami nascosti o inconsci.
La psicoanalista Schützenberger lavora sulla comunicazione non verbale, su dimenticanze, rotture, fratture dell’anima, sincronicità e coincidenze di nascita e morte, matrimonio, separazione, incidenti, comparsa di malattie, fallimenti, dati importanti nell’universo personale e familiare del soggetto che illuminano sulla realtà psicologica.
Nel passato familiare, anche quello lontano che con noi ha poco o nulla più a che fare, quando accadono degli eventi negativi che squilibrano quella specie di contabilità energetica che sta alla base di qualunque rapporto umano, si creano dei veri e propri debiti, insoluti da pareggiare. In questo dare e avere energetico ogni disarmonia non riequilibrata, si perpetua in una malefica eredità che va poi a pesare sui membri più deboli o più ricettivi all’evento.
Sigmund Freud aveva intuito l’esistenza di un’anima collettiva con cui spiegava alcune forme di trasmissione inconscia da una generazione all’altra di simboli e di comportamenti dotati di forte risonanza emotiva. Carl Gustav Jung aveva poi ripreso e approfondito questa tematica, proponendo la teoria dell’inconscio collettivo. Successivamente, altri psicologi come Jacob Levi Moreno, l’ideatore dello psicodramma, Abraham, Dolto e Maria Törok, continuarono a investigare sulle dinamiche inconsce di quell’entità che potrebbe essere definita “anima familiare”, ovvero un inconscio collettivo più ristretto che ruota attorno al mondo del soggetto in modo più personale. Su questo mondo dell’inconscio familiare è però la francese Anne Ancelin Schützenberger, la fondatrice della psicogenealogia e della tecnica del genosociogramma, che individua chiaramente come all’interno della storia di una famiglia certi eventi accaduti nel passato e di un particolare spessore emotivo rimasti insoluti, possano poi produrre nella progenie particolarmente sensibile, altri eventi simili, che ripropongono all’infinito quell’emozione, fino a quando qualcuno non riuscirà ad affrontarla e poi a scioglierla.
In Italia questo concetto è divenuto abbastanza popolare grazie al tedesco Hellinger e le sue “costellazioni familiari”. Pur tuttavia, leggendo i suoi libri, il suo metodo risulta spesso l’effetto di percezioni soggettive (tipica una sua frase in cui “spiega” certe sue interpretazioni senza offrire un metodo di lettura preciso ma con un “Certe cose si sentono”). Se la sua personalità carismatica e comunque estremamente competente se lo può magari permettere, chi ci può garantire la stessa capacità negli altri?
Con Anne Ancelin Schützenberger non si corre tale pericolo. Infatti nel libro vengono ben spiegate le premesse che portano poi a determinate letture e interpretazioni degli eventi. Un libro “tecnico” e per addetti ai lavori, ma anche un testo che può rivelarsi utile alla persona comune che cerca di investigare e capire le origini di alcune sue sofferenze.Fonte – Evoluzioni, ottobre 2004, Carla Fleischli Caporale
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