IL TEMPO: Al Vaticano piacciono ufo ed extraterrestri

SpecolaAntichissima la tradizione astronomica I Gesuiti hanno provato che Galileo aveva ragione


Con gli occhi rivolti al cielo, la Chiesa c’è sempre stata. Si parla di Dio, e si guarda al mistero del cielo. Ma non è solo metafisica. Perché la Chiesa ha anche un osservatorio spaziale, la Specola Vaticana, che ha più di cent’anni di vita, fondata da Leone XIII nel 1891. Ma già nel Cinquecento, nella Torre dei Venti affrescata dal Pomarancio, a pochi passi dalla Cappella Sistina, papa Gregorio XIII fece fare gli ultimi calcoli celesti per la riforma del calendario che porta il suo nome, oggi in vigore in tutti i paesi del mondo. La bolla di fondazione della Specola Vaticana racconta molto anche di ciò che succede oggi. “I figli delle tenebre – scrisse Leone XIII – sono soliti calunniare la Chiesa e chiamarla amica dell’oscurantismo, nemica della scienza e del progresso“. Ma tra Chiesa e scienza – ammoniva lo stesso Papa – ci può essere “amplesso fecondo”. Tanto che fu il gesuita Johan Georg Hagen, direttore della Specola nel primo Novecento, a costruire nella torre di San Giovanni un bilanciere ancora più preciso del pendolo di Foucault, che forniva la prova provata della rotazione terrestre. La condanna di Galileo era anni luce lontana. Come anni luce lontano guardano i gesuiti che hanno in gestione la Specola Vaticana. Da Castel Gandolfo, gli astronomi del Vaticano hanno contribuito a disegnare una carta completa del cielo insieme ad altri 17 osservatori. Non tutti lo sanno, ma la cometa Timmers porta il cognome del gesuita olandese che la scoprì nel 1946. Sempre con gli occhi al cielo, la Specola Vaticana cerca anche altre forme di vita fuori dallo spazio. Recentemente, l’attuale direttore della Specola Vaticana José G. Funes ha dato conto sull’ Osservatore Romano che “un gruppo di ricercatori della Nasa ha scoperto, nel Mono Lake in California, il primo microrganismo conosciuto capace di crescere e riprodursi utilizzando una sostanza tossica come l’arsenico. Affermava poi Funes che “questa nuova scoperta sicuramente contribuirà ad allargare i nostri orizzonti concettuali in materia. E chissà se, in una lontanissima galassia ellittica, qualcuno che abita su una ‘super terra’ orbitante intorno a una ‘nana rossa’ e respira arsenico, in questo momento si sta facendo le stesse domande”. Sulla vita extraterrestre, la Chiesa ha mantenuto una sorta di patto di prudenza. Fu padre Corrado Balducci, nel 1998, a romperlo. Balducci, teologo molto ascoltato, della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, spiegò al Times che “è ragionevole affermare che gli alieni esistono”, e che lo prova il Vangelo, quando proclama Cristo “re dell’Universo e non re del mondo”, e questo significa che “ogni cosa nell’universo, compresi gli extraterrestri, sono conciliabili con Dio”. I gesuiti della Specola, lungi dall’avventurarsi in ardite dispute teologiche, si limitano a guardare e studiare il cielo. E a trarne spunto di riflessione. Come ha fatto ieri Benedetto XVI. Il quale, sinceramente affascinato dall’esperienza spaziale, ha poi riferito a padre Federico Lombardi, portavoce della Sala Stampa Vaticana, che le risposte degli astronauti gli sono piaciute moltissimo.

A. G.

Fonte – Il Tempo, 22 Maggio 2011

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