‘Il Ritorno del Serpente piumato’, il nuovo libro di Simone Barcelli
Raccontare del Serpente Piumato significa ripercorrere millenni in cui, pur senza l’ausilio della scrittura, una moltitudine di popoli della Mesoamerica è stato in grado di trasmettere segnali inequivocabili di un passato glorioso in cui si sono raggiunti livelli insospettabili di civiltà, tuttora negati dalla storiografia ufficiale.
I misteriosi Olmechi, con le loro teste colossali disseminate nella zona del Golfo, e i Maya, con gli osservatori astronomici sparpagliati nello Yucatan, sono solamente gli estremi di un mondo tutto ancora da scoprire. Esiste la concreta possibilità che, qualcuno abbia raggiunto l’America prima di Colombo, e non si parla certo di Fenici, Romani o Vichinghi.
Le divinità civilizzatrici, le cui gesta hanno così tanto influito sull’evoluzione dei nostri antenati, ci sorprenderanno ancor più quando scopriremo che Quetzacoatl è tanto simile a Prometeo, Osiride, Oannes e Gesù.
“Perché sono millenni che continuiamo a tramandarci e raccontarci le stesse storie—la stessa storia? Con le iconografie sempre dense di simboli ricorrenti dietro ai quali si perpetua la memoria delle imprese reali degli stessi eroi, dei, uomini, creature. Delle stesse spaventose catastrofi ambientali e delle stesse guerre e tragedie. La storia del Serpente Piumato tanto simile e ricorrente in luoghi così distanti e indipendenti (dalla Mesopotamia alla Mesoamerica, facendo il giro del mondo), potrebbe essere la storia di un qualche popolo perduto e di cui non sappiamo ancora nulla? O questa grande storia che ci avvolge tutti, nota a ognuno e immortale, è tale perché viene da dentro, dalle profondità degli archetipi che strutturano il progetto della nostra anima. Forse la storia di Quetzacoatl— dai significati ancora in larga parte incompresi — è la chiave per accedere alla sostanza profonda, al volto dall’altra parte del velo”. Daniele Bonfanti
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