Il Mostro di Firenze, la pista esoterica
(“Il Nuovo Corriere di Firenze” – 21 maggio 2009)
Otto duplici omicidi perpetuati dal 1968 al 1985, e oltre 20 anni di indagini, non hanno messo ancora la parola fine agli efferati delitti che segnarono le campagne fiorentine e che sono oggi conosciuti come i delitti del “Mostro di Firenze”. L’intricata vicenda processuale ha vissuto, nel tempo, un livello di evoluzione esponenziale conducendo gli inquirenti stessi a dover vagliare nuove piste e differenti scenari fino ad allora mai entrati all’interno della vita giudiziaria italiana. L’efferatezza degli eventi, unita alla scoperta di alcuni misteriosi indizi nelle prossimità dei corpi, portò, nel tempo, le autorità ad identificare una possibile pista esoterica come matrice ideologica degli stessi. Si parlò quindi di un “secondo livello”, mandante ideologico e occulto degli omicidi, costituito da uomini afferenti a sette sataniche fiorentine che avrebbero utilizzato i “compagni di merende” per attuare i loro diabolici piani. Tra le anomalie che gli inquirenti riscontrarono vi furono delle costanti che segnarono la quasi totalità degli eventi. I luoghi erano sempre appartati, spesso boschi, e le notti furono segnate dal noviluni. Gli eventi occorsero quasi sempre d’estate, in quasi tutti i casi di Sabato o in giorni prefestivi.
La concomitanza di questi fattori richiama fortemente i significati che questi stessi possiedono nel mondo dell’occultismo, primo tra tutti il novilunio che viene visto come un momento in cui ‘energie sottili’ possono essere incanalate e direzionate per un determinato scopo. Il sabato richiama invece alla nostra mente il Sabba delle streghe, che si svolgeva principalmente in questo giorno e richiamava a sé profondi significati legati alla via della ‘ mano sinistra’, ovvero al demonio. A ciò si deve, purtroppo, aggiungere il fatto che in quattro degli otto duplici omicidi, furono anche asportate parti anatomiche delle malcapitate vittime femminili di questi efferati delitti. Indicazioni che indussero gli inquirenti e gli esperti a ritenere che il Mostro necessitasse di un trofeo/feticcio degli atti compiuti ma forse anche di uno “strumento magico” per oscure ritualità. Michele Giuttari, allora capo della Squadra Mobile, sollevò pubblicamente per primo la questione della pista esoterica. Furono però gli stessi atti processuali a portare gli inquirenti su questa strada. Giancarlo Lotti, uno dei tre compagni di merende, avrebbe dichiarato nell’istruttoria che le parti anatomiche asportate sarebbero state ‘comprate’ da personaggi ignoti e altolocati. Nel delitto del giugno 1981, che vide come vittime Giovanni Foggi e Carmela Di Nuccio, fu trovata a pochi metri alle vittime una piramide in granito dalla cima spuntata, una pregevole pietra ornamentale, nota come breccia africana. Tale simbolo ha ricevuto differenti interpretazioni ma tutte ricadenti all’interno di ritualità esoteriche oscure. Altri riscontri su una possibile simbologia esoterica legata all’azione del Mostro si ebbero nell’ultimo delitto, nel 1985, che vide come vittime i due francesi Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili. Pochi giorni prima della loro tragica morte i due turisti si erano accampati in zona Calenzano ma erano stati ben presto invitati ad andarsene da un guardacaccia. Poco tempo dopo lo stesso guardacaccia aveva rinvenuto, tre cerchi di pietre di cui due aperti ed uno chiuso, contenenti bacche, pelli di animali bruciate e croci di legno. Questi indizi furono identificati come una ulteriore prova che dietro agli eventi si potesse celare una regia esoterica il cui scopo, quindi, sarebbe stato quello di compiere omicidi rituali. La complessità degli eventi unita alla difficoltà oggettiva delle indagini non hanno permesso, ad oggi, di fare maggiore luce sulla vicenda se non identificando alcune matrici che avrebbero potuto sottendere le intenzionalità più nascoste del Mostro. Molte piste sono state battute negli anni, alcune fruttifere altre trasformatesi in un vicolo cieco. A distanza di tempo il dolore di queste morti continua a segnare parenti e amici ma ancor più la necessità di chiarire gli eventi rimane e permane un doveroso debito verso chi di tale furia è stato vittima.
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