Il mistero dell’arabo posseduto
Turki ha 29 anni e vive a La Mecca incatenato al proprio letto da sei lunghi anni. E’ recluso e imbrigliato per un motivo che molti giudicherebbero singolare (o, più pragmaticamente, stupido): il padre lo ritiene posseduto da un jinn, uno spirito il più delle volte maligno. La strana storia di Turki – non è stato divulgato il cognome – è apparsa qualche settimana fa sulle pagine in lingua inglese dell’elegante e vendutissimo quotidiano mediorientale Arab News, suscitando, com’è prevedibile, un certo clamore.
Siamo alle prese con un arabo indemoniato, dunque, e il tutto sembra acquistare all’improvviso il vago sapore di antiche e polverose leggende, di storie tramandate oralmente, di mitologie mai definitivamente sepolte. Più che in una fiaba delle Mille e una notte, a dir la verità, pare d’essere in un racconto del maestro Lovecraft. Perché la vicenda di Turki non rasserena, non culla gli animi. Piuttosto, ravviva paure ancestrali. O, almeno, così sembrerebbe.Il ragazzo, immobilizzato dal padre, soffre spesso di convulsioni, rovescia gli occhi e si dimena in maniera furibonda. E poi, raccontano, si mette a parlare. Lo fa con un’oscura, spiazzante, voce femminile – il jinn che lo possiede pare essere una donna – mettendo i brividi a chi ha la sfortuna di starlo a sentire. La voce finisce sempre per ribadire un unico e tremendo concetto: la possessione finirà solo quando Turki stesso sarà morto.
Per tentare di risolvere il problema sono intervenuti diversi religiosi che hanno cominciato a recitare il Corano di fronte al ragazzo, e questa è l’unica cura che da tempo gli viene somministrata: leggergli versi sacri finché non perde i sensi. Per il momento, però, la voce femminile non sembra essersi fatta troppo intimidire.
Il padre racconta di aver avuto lo stesso problema del figlio per gran parte della propria vita. “Anch’io sono stato posseduto da jinn quando avevo nove anni. Compariva una donna, a volte molto bella, altre volte orribile, circondata da fiamme”, racconta all’Arab News. “E’ andata avanti così”, spiega, “per ben 40 anni, fino a che l’esorcismo di un sant’uomo non mi ha liberato. E ora mio figlio vive il medesimo dramma”.
Muhammad Al-Suhali, membro della National Society for Human Rights e professore di Sharia alla Umm Al-Qura University della Mecca, ha detto di aver trovato il ragazzo in pessime condizioni e non del tutto autosufficiente. Eppure, anche lui ha adottato la stessa terapia utilizzata dai precedenti religiosi. Ha letto il Corano a Turki, sperando di curarlo, ma senza ricavarne alcunché. Il ragazzo s’è agitato in maniera folle e poi, come sempre, è svenuto.
La famiglia di Turki, che comprende la giovane e tenace moglie, verrà presto alloggiata in un appartamento migliore e potrà godere dell’assistenza pubblica. Come succede per altri casi di ‘possessione’ in tutto il mondo, Turki non è mai stato fatto visitare da un dottore.
E’ molto probabile che il suo sia un disturbo di natura neurologica (o psichiatrica) che alcuni specialisti potrebbero risolvere o, quanto meno, alleviare. Se non si può parlare di ‘arabo pazzo’ – e torna in mente ancora Lovecraft – si può senza dubbio ipotizzare che qualcosa nel suo cervello non stia funzionando nel modo giusto. Per risolvere il problema, è ciò che suggeriscono anche molti di coloro che commentano l’articolo dell’Arab News, ci sarebbe forse bisogno di più scienza e di meno superstizione.
E’ di pochi giorni fa la notizia che a Napoli, su grande richiesta di cittadini in preda a irrazionali paure, il numero dei sacerdoti esorcisti della città è stato incrementato. Il problema del pensiero magico, come si vede, non è così esotico come spesso riteniamo. Riguarda, tuttora, anche la nostra società.
Fonte – NewsNotizie.it, articolo di Gianluca Bartalucci, 5 agosto 2010
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