Il Mistero dei Vaticinia Nostradamus

Il Mistero dei Vaticinia Nostradami

Nostradamus: Profezie per immagini

di Enza Massa

ARCHEOMISTERI N° 30
Novembre – Dicembre 2006

Editoriale Olimpia (Pubblicazione Cessata nel 2008)

Profeti e profezie sono sempre di attualità poiché è insita nell’uomo l’ansiosa curiosità di conoscere il proprio futuro e quello dell’intera umanità,

perciò non c’è da meravigliarsi che il mitico Nostradamus, medico illustre e famoso astrologo di corte di Caterina de’ Medici nel ‘500, nonché autore di varie opere di medicina e scienze, con le sue Centurie Astrologiche e previsioni, pare fino al 3797, sia ancora il più seguito, anche se il più enigmatico.

Infatti, non c’è evento importante o catastrofico per il quale non si sia cerchino tuttora nelle sue enigmatiche quartine indizi e conferme si da parte di studiosi che di semplici appassionati. Il compito, tuttavia, è sempre stato tutt’altro che semplice dato che il nostro vate, volendo cautelarsi da possibili accuse di stregoneria e conseguente condanna al rogo, rese pressoché incomprensibili i suoi vaticini occultandoli fra anagrammi, simbolismi e parole in francese arcaico, latino e altre lingue antiche.

Un vero avvincente rompicapo sul quale continuano ad arrovellarsi e cimentarsi studiosi illustri e semplici appassionati. Così stavano le cose fin quando l’unica fonte delle veggenze nostradamiche risultavano essere le suddette misteriosissime Centurie. Poi, nel 1986 in occasione di una mia visita a Palazzo Venezia a Roma per recensire una mostra di libri e antichi  manoscritti, fui colpita da un volume ben conservato ma che dimostrava tutti i suoi secoli con un’insolita illustrazione a colori: un serpentone con la testa d’uomo sormontata da una grossa spada. Il disegno tuttavia non era l’unica cosa singolare del testo. Infatti quello che mi lasciò interdetta fu il titolo dell’opera: VATICINIA MICHAELIS NOSTREDAMI DE FUTURI CRISTI VICARII AD CAESARUM FILIUM, testo conservato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.

Esisteva dunque un’altra opera del famoso Nostradamus, evidentemente trascurata e ignorata nel suo contenuto, che era stata gelosamente custodita con altre operer antiche non per il suo misterioso contenuto, ma solo perché rappresentava una testimonianza tangibile dell’editoria di circa mezzo millennio prima.

Fino ad allora mi ero occupata di Nostradamus solo nella mia qualità di giornalista, pur avendone trattato anche nel mio libro Enigmi, in Noi e Intorno a noi, sempre mantenendo al riguardo un atteggiamento di semplice obiettività, sia per la difficoltà di pronunciarsi correttamente sulla validità delle sue veggenze, sia perché tutte le previsioni si possono considerare esatte solo a posteriori; il futuro infatti si può conoscere solo quando è diventato “presente”.

Dopo avere trovato i Vaticinia, invece, il mio interesse aumentò e la curiosità che aveva sempre contraddistinto le mie ricerche sull’insolito mi spinse subito a saperne di più di quell’opera ignorata e negletta, che ritenevo importante sia perché poteva costituire il classico faro nella notte per illuminare l’oscurità delle quartine.

Mi sembrava giusto, inoltre, anche da un punto di vista puramente culturale, render noto che il Vate di Salon era autore di sei opere e non di cinque. Purtroppo non mi fu possibile divulgare subito la cosa, sia per l’impossibilità di consultare il volume (erano necessari e lo sono ancora permessi speciali motivati per prendere visione di testi così antichi), sia perché il G.d.M. per il quale scrivevo all’epoca, dato il suo carattere pluridisciplinare, non era molto interessato a trattare frequentemente l’argomento, come avrebbero voluto i molti appassionati lettori nostradamici e come io stessa avevo già fatto più volte in passato anche nella mia rubrica di corrispondenza.

Così il tempo passò e dopo essere stata, nel frattempo, sovente contattata fra gli altri anche da Ottavio C. Ramotti, analista programmatore, nonché appassionato cultore di Nostradamus, tornai nuovamente alla carica col capo redattore protempore del Giornale dei Misteri, il Dr. Giulio  Brunner, che questa volta decise di farmi ottenere i permessi necessari per consultare i Vaticinia.

Ramotti volle subito associarsi alle ricerche e mentre io scrivevo e pubblicavo subito due ampi e dettagliati articoli con foto sul GdM, che ebbero ampi riscontri e attenzione da parte dei mass-media, egli si dedicò alla stesura di un libro sull’argomento successivamente pubblicato con le sue personali interpretazioni dei Vaticinia.

Sorprendenti Conferme

Per quanto mi riguarda ero soddisfatta: l’impegno era valso l’impresa poiché l’importante manoscritto con le sue 80 tavole acquerellate e molto ben conservate nel disegno e nei colori, riportava la raffigurazione di fatti sia avvenuti che forse da venire relativi alla successione di 31 Papi da Urbano VIII Barberini fino alla prevista fine del Papato e relativi eventi coevi.

Non una parola a commento delle tavole tranne una breve dedica in parte scolorita al figlio Cesare e una remissione per mano di quest’ultimo al Pontefice suddetto affinché ne rendesse possibile la pubblicazione attraverso i padri Cartusiani.

A questo punto esaminando i Vaticinia è il caso di dire che un’immagine vale 1000 parole, poiché spesso le tavole sono eloquenti e facilmente ricollegabili anche solo visivamente ai vari Papi e alle loro rispettive epoche tramite oggetti simbolici, stendardi, pastorali, stemmi araldici e altri dettagli illustrativi.

I Vaticinia, insomma, risultano essere un contributo molto importante alla valutazione e comprensione delle veggenze anche se sarebbe a mio avviso eccessivo sperare di far combaciare tutte le moltissime e complicate quartine con le solo 80 tavole del manoscritto.

Quest’opera, dunque, negli intenti del profeta potrebbe rappresentare un aiuto per gli studiosi, destinato a far scoprire e apprezzare le sue tavole profetiche proprio in un’epoca come la nostra in cui la civiltà delle immagini ha di gran lunga sorpassato quella degli scritti, specie con l’avvento di cinema e televisione. Con questo non si vuol certo affermare che tutti i misteri sono risolti e che le profezie ora si leggono come un fumetto o si sfogliano come un album di foto. Occorre infatti ancora molta pazienza e spirito di osservazione in chi voglia studiarli. L’impresa, insomma, di capire Nostradamus risulta solo facilitata e non risolta.

Le fonti di Nostradamus

Infatti molti sono ancora gli enigmi e gli interrogativi che rimangono senza risposta. Ad esempio sarebbe interessante sapere qual è stato l’iter che ha percorso il manoscritto, in una parola per quali mani è passato, da quando è stato pubblicato nel 1629 fino ai nostri giorni, prima di arrivare in carico alla Biblioteca Nazionale. E ancora. Chi o che cosa ispirò Nostradamus a realizzare in quel modo nuovo, cioé con le immagini e non più con lo scritto, le sue previsioni?

Aveva sogni premonitori, visioni spontanee o attingeva, come alcuni asseriscono, a testi più antichi?

E in tal caso quali furono queste fonti? Probabilmente egli si ispirò a scritti molto precedenti e forse ebraici trasmessigli dai suoi avi, che servirono da spunto alle sue veggenze, ma anche di ciò non v’è assoluta certezza.

Alcuni sostengono che la vera fonte delle sue veggenze furono le profezie di S. Malachia, un monaco irlandese vissuto nel XII secolo. Però l’opera è poi risultata apocrifa e redatta probabilmente nella seconda metà del ‘500, proprio quando visse Nostradamus.

Va da sé a questo punto che il vero autore delle Profezie Papali, per lungo tempo erroneamente attribuite a S. Malachia potrebbe essere stato lo stesso Nostradamus, come i Vaticinia confermerebbero.

Il Futuro in un Catino

Sembra accertato comunque che egli fosse un profondo conoscitore della filosofia greca, delle tradizioni magiche caldee, egizie ed assire, nonché della cabala ebraica e del sufismo e che, pur attribuendo a un dono divino le sue capacità, si servisse di numerose tecniche divinatorie anche per ‘terrene’.

Infatti nelle notti astrologicamente più favorevoli, il Vate saliva nel suo studio all’ultimo piano della casa di Salon e qui sedeva su un treppiedi di bronzo le cui gambe formavano angoli della stessa ampiezza proporzionale di quelli della Piramide di Cheope. Ai suoi piedi era sistemata una bacinella di ottone piena di acqua fumante e profumata di olii essenziali. Fra dense nubi di vapore e fissando intensamente l’acqua, egli praticava un intenso rilassamento: ai primi segni di ‘trance‘ immergeva i piedi e l’orlo della veste. A quel punto arrivava la visione, affermava Nostradamus, “come l’immagine riflessa in uno specchio con visioni di grandi eventi, imprese tristi, prodigiose e calamitose che si approssimavano a tempo debito”.

Proprio così, purtroppo, poiché le sue veggenze, parte delle quali si sono effettivamente verificate, erano disastrose. Erano queste dunque le fonti anche dei Vaticinia? È probabile ma non certo.

Per concludere comunque con i misteri e tornare al nostro manoscritto, qualcuno ha asserito che le tavole stilisticamente non sembrano essere state tutte redatte dalla stessa mano. Probabilmente nel corso dei secoli alcune saranno state ritoccate da altre mani, ma un fatto sembra accomunarle tutte. Infatti in ogni foglio dei Vaticinia si nota impresso in controluce un giglio fiorentino e in tutte le pagine il giglio risulta capovolto. Un messaggio dell’unico autore o un semplice caso?

Un altro quesito senza risposta.

La verità è che a tante domande si può cercare di rispondere solo con ipotesi tutte più o meno valide, ma nessuna ancora confermata con certezza.

A questo punto e visto che i giochi sono ancora aperti, per la maggior parte di quanti non avranno la possibilità di visionare il manoscritto essendo tuttora indisponibile per il pubblico, passerò a descrivere e commentare almeno le tavole più interessanti che effettivamente sembrano elementi di riscontro con fatti avvenuti o che potrebbero verificarsi in futuro.

Purtroppo non essendo le tavole numerate ma solo disposte in ordine orientativamente cronologico, non sarà facile descrivere i vari dipinti se non con un contestuale supporto visivo e con una numerazione data dalla sottoscritta.

Descrizione di alcune immagini

Figura N°1

Questa è l’illustrazione che vidi quando ritrovai i Vaticinia. Si tratta di un orribile mostro con testa umana sormontata da una spada, di difficile interpretazione, ma che secondo alcuni farebbe riferimento all’orribile poisson della quartina III.21, relativa ad un episodio avvenuto in Adriatico.

Figura N°2

In questa immagine è illustrato un mostruoso animale con testa umana e il berretto frigio dei rivoluzionari fra le fiamme pare della Rivoluzione Francese.

Figura N°3

Qui sembra illustrata la Breccia di Porta Pia del 1870 con le mani sulla città in segno di presa di possesso e a destra la colonna eretta successivamente.

Figura N°4

Probabile identificazione con Papa S. Pio X, Giuseppe Sarto, col telo alle spalle sostenuto dagli angeli e in mano il libro del Codex Iuris Canonici da lui voluto.

Figura N°5

Un grande angelo benedice S. Pio X, revisore dei testi canonici (accanto ai Papi beatificati o santificati figurano angeli).

Figura N°6

Qui vediamo illustrata la grande figura di un Papa (le dimensioni del soggetto corrispondono spesso alla sua statura morale) nella qual si può iidentificare Giovanni XXIII da Sotto il Monte (Bergamo), poiché oltre all’ordine progressivo, si possono vedere rappresentati tutti gli elementi del suo stemma leoni, giglio e torre.

Alla sua sinistra un angelo inginocchiato su una misteriosa ‘nuvola’ che somiglia tanto ad un classico UFO, annuncia l’avvento di un pontefice beatificato, invitandolo a scrivere.

E Papa Roncalli scrisse, oltre importantissime encicliche e opere religiose, anche delle progezie che vanno dal 1935, anno nel quale fu Delegato Apostolico in Turchia, fino al 2033 delle quali non si seppe nulla fin quando il noto giornalista e scrittore Pier Carpi, venutone a conoscenza, non decise di divulgarle in un suo libro del 1976. dall’esplicito titolo Le Profezie di Papa Giovanni, ed. Mediterranee.

E una di queste profezie, espresse in versi, sembra contenere un chiarissimo riferimento proprio agli OVNI, senza mezzi termini, anagrammi, ermetismi o giochi di parole e qui di seguito ne riporto un significativo stralcio: “… i rotoli verranno trovati nelle Azzorre e parleranno di antiche civiltà che agli uomini insegneranno cose ad essi sconosciute. La morte sarà allontanata e poco sarà il dolore. Le cose della Terra, dai rotoli, parleranno agli uomini delle cose del cielo. Sempre più numerosi segni. Le luci nel cielo saranno rosse, azzurre, verdi, veloci. Cresceranno. Qualcuno viene da lontano, vuole incontrare gli uomini delle Terra. Incontri ci sono già stati. Ma chi ha visto veramente ha taciuto ”.

Figura N°7

Un’altra immagine significativa dei Vaticinia che rappresenta un altro Pontefice di alta statura (intesa in senso morale come il precedente), che sta per essere colpito dall’arna di un guerriero turco. Nel pastorale vi è l’immagine della Vergine e i riferimenti a Giovanni Paolo II, Papa mariano che ha nel suo pastorale la M di Maria e il motto Totus Tuus, non lasciano dubbi.

Figura N°8

In quest’altra è rappresentata una grande torre che brucia, ma le fiamme che si propagano in tutte le direzioni fanno pensare più a un’esplosione che ad un incendio; e il riferimento all’infame attentato di New York dell’11 Settembre del 2001 appare anche questa volta evidente.

Figura N°9

Questo de IL TEMPO è uno dei tanti articoli di giornali che hanno ripreso la notizia del mio ritrovamento dei Vaticinia. E con ciò concludo lasciando l’ardua sentenza ai posteri e al cortese pubblico che ha avuto la pazienza di ascoltarmi.

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