Il fisico Seth Lloyd del MIT di Boston: “La macchina del tempo è più vicina”

MILANO — I viaggi nel tempo colpiscono di nuovo la mente degli scienziati che cercano, soprattutto attraverso la nuova fisica, di trovare risposte; almeno teoriche si intende. A intrigarli di più, per certi aspetti, sembrano essere i balzi del passato, forse sedotti da Mark Twain che aveva voluto compiere un viaggio nel Medioevo con il suo Un americano alla corte di re Artù. Per i ricercatori, in tal caso comunque, non si tratta di un vuoto, seppur affascinante, esercizio di fantasia. Seth Lloyd del Mit di Boston alla guida di un gruppo internazionale di studiosi che include pure due italiani (Lorenzo Maccone e Vittorio Giovannetti), ha dimostrato con una sofisticata ma corretta spiegazione come in effetti una viaggio a ritroso nel tempo sarebbe affrontabile.

Rispetto a molti altri tentativi teorici sin qui compiuti, Lloyd aggiunge maggior credibilità perché fa ricorso a un «effetto» prima ignorato. Vediamo come. Egli parte dal teletrasporto, ben noto ai più grazie a Star Trek dove le persone sono trasferite da un luogo all’altro istantaneamente (in laboratorio, comunque, qualche fotone è già stato teletrasportato) e dalla meccanica quantistica. Ma il trucco sta nel far intervenire l’«effetto di postselezione» che, semplificando, è un modo diverso di giocare le carte a disposizione. Grazie ad esso solo le particelle che sono state teletrasportate potrebbero essere riportate indietro nella condizione originaria, facendo così compiere un viaggio a ritroso pure nel tempo.
Il ricorso allo strano «effetto» permette agli scienziati alcuni vantaggi come far entrare in scena la gravità senza però incorrere nei problemi posti dai viaggi temporali ipotizzati finora legati alla teoria della relatività. In tal caso si richiedeva una ben più ardua deformazione sia dello spazio che del tempo. In secondo luogo aggira un paradosso molto famoso noto come il «paradosso del nonno», in cui si immagina di tornare nel passato e di uccidere il nonno e ciò, appunto, è paradossale perché impedirebbe la nascita dell’assassino.
Ma il nuovo tentativo teorico finalizzato ad immaginare una macchina del tempo nasconde, in realtà, un valore aggiunto forse ancora più affascinante e che rappresenta la grande sfida che da decenni, almeno dall’epoca di Einstein, tortura i fisici. È il sogno di unire insieme la meccanica quantistica e le leggi della relatività per arrivare all’ambitissima «teoria del tutto», vale a dire ad un’unica, semplice, legge universale che unifica tutte le altre semplificando la descrizione del mondo.
Oltre all’eccitante frontiera della conoscenza c’è inoltre un intento più concreto. L’effetto di post-selezione impiegato dal professor Lloyd è alla base delle ricerche sul computer quantistico di cui si incominciano a intravedere all’orizzonte alcune possibilità e che quando si materializzerà sconvolgerà di nuovo la nostra vita. Simile prospettiva informatica, ovviamente, non era stata considerata nella Macchina del tempo che H.G. Wells scriveva nel 1885 per farci viaggiare nel futuro portandoci sino all’anno 802.701. Ma paradossalmente, se l’«effetto post-selezione» del professor Lloyd funzionasse davvero aprirebbe entrambe le porte, quelle del passato e del futuro. Ce n’è abbastanza, intanto, per far correre la fantasia.

Rispetto a molti altri tentativi teorici sin qui compiuti, Lloyd aggiunge maggior credibilità perché fa ricorso a un «effetto» prima ignorato. Vediamo come. Egli parte dal teletrasporto, ben noto ai più grazie a Star Trek dove le persone sono trasferite da un luogo all’altro istantaneamente (in laboratorio, comunque, qualche fotone è già stato teletrasportato) e dalla meccanica quantistica. Ma il trucco sta nel far intervenire l’«effetto di postselezione» che, semplificando, è un modo diverso di giocare le carte a disposizione. Grazie ad esso solo le particelle che sono state teletrasportate potrebbero essere riportate indietro nella condizione originaria, facendo così compiere un viaggio a ritroso pure nel tempo.Il ricorso allo strano «effetto» permette agli scienziati alcuni vantaggi come far entrare in scena la gravità senza però incorrere nei problemi posti dai viaggi temporali ipotizzati finora legati alla teoria della relatività. In tal caso si richiedeva una ben più ardua deformazione sia dello spazio che del tempo. In secondo luogo aggira un paradosso molto famoso noto come il «paradosso del nonno», in cui si immagina di tornare nel passato e di uccidere il nonno e ciò, appunto, è paradossale perché impedirebbe la nascita dell’assassino.
Ma il nuovo tentativo teorico finalizzato ad immaginare una macchina del tempo nasconde, in realtà, un valore aggiunto forse ancora più affascinante e che rappresenta la grande sfida che da decenni, almeno dall’epoca di Einstein, tortura i fisici. È il sogno di unire insieme la meccanica quantistica e le leggi della relatività per arrivare all’ambitissima «teoria del tutto», vale a dire ad un’unica, semplice, legge universale che unifica tutte le altre semplificando la descrizione del mondo.
Oltre all’eccitante frontiera della conoscenza c’è inoltre un intento più concreto. L’effetto di post-selezione impiegato dal professor Lloyd è alla base delle ricerche sul computer quantistico di cui si incominciano a intravedere all’orizzonte alcune possibilità e che quando si materializzerà sconvolgerà di nuovo la nostra vita. Simile prospettiva informatica, ovviamente, non era stata considerata nella Macchina del tempo che H.G. Wells scriveva nel 1885 per farci viaggiare nel futuro portandoci sino all’anno 802.701. Ma paradossalmente, se l’«effetto post-selezione» del professor Lloyd funzionasse davvero aprirebbe entrambe le porte, quelle del passato e del futuro. Ce n’è abbastanza, intanto, per far correre la fantasia.

Fonte – Il Corriere della Sera, art. di Giovanni Caprara, 25 luglio 2010

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