‘Il Cimitero di Praga’, Umberto Eco e la Teoria del Complotto
Umberto Eco torna, con “Il cimitero di Praga”, ad affrontare il tema delle società segrete e della teoria del complotto, già toccati in quella strabiliante cavalcata fra esoteria, letteratura colta, popolare e di fantascienza, filosofia, religione, scienza accademica e “alternativa”, politica e storia che è stato “Il pendolo di Foucault“. Rispetto a quest’ultima opera, “Il cimitero di Praga” circoscrive l’analisi al periodo fra Rivoluzione Francese e primi del Novecento, incentrando l’azione sulla vita dell’unico personaggio di fantasia presente nel romanzo, il falsario Simonino Simonini, fatto nascere nel 1830 e di cui si perdono le tracce nella metropolitana di Parigi in costruzione, nel 1898.
Gli altri personaggi, tranne alcuni comprimari, sono tutti realmente esistiti ed enunciano, nella finzione narrativa, tesi e programmi da loro veramente scritti. Il che ci porta ad una prima e banale considerazione: la realtà supera davvero la fantasia.
Anche nel personaggio di Simonino Simonini troviamo, comunque, un riferimento ad un personaggio storico, sia pure pressoché sconosciuto: Simonino, i cui nome è dovuto al San Simonino che sarebbe stato vittima di una delle “Pasque di sangue” attribuite agli Ebrei nei secoli scorsi per giustificarne la persecuzione, viene narrato come il nipote del capitano Giovanbattista Simonini che, nel periodo napoleonico, scrisse una lettera all’abate Augustin Barruel, autore di un’opera che interpretava la Rivoluzione francese come una congiura, un complotto dei Massoni, eredi dei Templari, contro la Chiesa Cattolica, per evidenziargli il ruolo che in tale ipotizzato complotto avrebbero avuto gli Ebrei. Barruel non utilizzò i suggerimenti di Simonini, ma informò le gerarchie ecclesiastiche della lettera ricevuta.
L’opera di Barruel fu immediatamente popolare e accettata negli ambienti reazionari, che in tal modo potevano identificare nella volontà di soggetti precisi, ancorché in incognito, come i Massoni e gli Illuminati di Baviera, gli agenti del mutamento del mondo nel quale la classe aristocratica dominava sulle altre componenti sociali, con buona pace delle nascenti scienze sociali e politiche, che già individuavano gli effettivi elementi dirompenti della società tradizionale nello sviluppo economico e scientifico.
Società segrete come la Massoneria e gli Illuminati di Baviera, però, esistevano veramente, ed ebbero un ruolo nei mutamenti in corso, ruolo la cui rilevanza è, comunque, materia di discussione. La Massoneria cosiddetta “speculativa”, ovvero che utilizzava la terminologia delle corporazioni dei muratori (“Massoneria operativa”) come simbologia, avendo il fine di sviluppare la libertà di pensiero dell’essere umano indirizzandola verso la giustizia, si manifestò per la prima volta nel 1717, in Scozia. Predecessori dei massoni, nel XVII secolo, erano stati i misteriosi Rosacroce, un gruppo di intellettuali attivi fra Germania e Francia che propugnava il libero pensiero, a loro volta preceduti da Giordano Bruno e dalla ancor più misteriosa setta dei “giordanisti”, di cui si parla nel processo al filosofo nolano.
La studiosa Frances Yates ha interpretato i Rosacroce come l’espressione di una classe intellettuale che affrontava la realtà con i nuovi strumenti messi a disposizione dalle ricerche scientifiche e dalle riflessioni filosofiche, contrapponendosi inevitabilmente al sapere e al potere tradizionali. Fin dall’inizio la Massoneria rivendicò una discendenza, oltre che dai Rosacroce, dai Templari, l’Ordine cavalleresco soppresso, anche con l’eliminazione fisica, da Filippo il Bello Re di Francia nel 1307, tramite conoscenze segrete tramandate dalle corporazioni dei muratori, costruttori delle grandi cattedrali medievali e di altre opere commissionate dai Templari, che in tal modo avrebbero trasmesso conoscenze esoteriche, riservate a pochi eletti, ricevute in Oriente e risalenti al Re Salomone e all’architetto Hiram, costruttore del primo Tempio di Gerusalemme.
Il violento annientamento dell’Ordine cavalleresco più ricco e potente d’Europa da parte delle istituzioni monarchiche aveva lasciato una traccia profonda nella memoria delle elites intellettuali del continente, che ne fecero un simbolo della contrapposizione alla monarchia e alla Chiesa, che ne avevano voluto l’eliminazione.
L’abate Barruel, quindi, demonizzava i massoni e focalizzava contro di loro l’odio dei reazionari utilizzando materiale che i massoni stessi avevano prodotto (come la frase “Jaques de Molay, sei stato vendicato” che una leggenda vuole sia stata pronunciata al momento del taglio della testa di Luigi XVI, con riferimento al Gran Maestro Templare arso sul rogo nel 1314); questi ultimi, a loro volta, in tal modo si vedevano riconosciuta un’importanza probabilmente ampiamente superiore alla loro incisività politica. Un effetto collaterale dell’opera del Barruel fu la cosiddetta “rinascita Templare”, l’Ordine soppresso nel lontano 1307 cominciò a reincarnarsi in varie organizzazioni che ne rivendicavano la discendenza, con i più svariati programmi, che andavano dal liberalismo al tradizionalismo reazionario, dal cattolicesimo ufficiale al satanismo.
Se nell’arte dal Rinascimento in poi i temi e i simboli del’antica religione greco-romana erano ampiamente utilizzati, l’ateismo seicentesco e l’Illuminismo razionalista svilupparono le riflessioni sulla religione, relativizzandola e subordinandola al principio di tolleranza, lasciando quindi spazio non solo a differenti interpretazioni del Cristianesimo, ma anche all’emersione di culti alternativi, che riprendevano l’antica religione in funzione anticristiana. Del resto, tradizioni non cristiane erano rimaste nella cultura non dominante dell’Europa, manifestandosi come stregoneria, astrologia, alchimia e contrapponendosi non solo alla religione ufficiale, ma anche al pensiero e al metodo scientifico.
Fu così che l’800 vide l’esplosione di culti alternativi, come l’adorazione di Satana, lo spiritismo, il riemergere di antiche eresie cristiane come lo gnosticismo, l’elaborazione di interpretazioni razionalistiche del Cristianesimo, lo sviluppo di teorie scientifiche alternative alla scienza accademica o smentite dagli studi successivi, come il mesmerismo e il lombrosismo, e la confusione fra tendenze di varia e, talora, opposta finalità, come il socialismo e l’oscurantismo antimassonico e antigiudaico, il palladismo e la psicanalisi di Freud: tutto questo si trova, attraverso le parole realmente pronunciate dai personaggi storici presenti nel romanzo, ne “Il cimitero di Praga”.
La trama si inserisce a lungo nelle vicende del Risorgimento italiano, nel quale una recente storiografia ha evidenziato il ruolo della Massoneria; anche qui, se è un dato di fatto che i principali protagonisti del Risorgimento erano massoni, da Garibaldi a Re Vittorio Emanuele, è da discutere la reale incisività dell’attività dell’associazione sugli eventi politici che portarono all’Unità nazionale. Del resto i governi del periodo della Restaurazione, in Italia come nel resto d’Europa, proibendo o limitando il diritto di associazione e di dissenso, favorivano di fatto il sorgere di società segrete, che in quel periodo conobbero una vera e propria fioritura.
Ben noto il ruolo della Carboneria nei primi tempi del Risorgimento: meno conosciuto il ruolo dei servizi segreti degli Stati preunitari, del Regno di Sardegna in particolare, nell’infiltrare e guidare i movimenti rivoluzionari. Centrale, nel romanzo, il momento della spedizione dei Mille, con il ruolo degli inglesi e della Francia, i fatti di Bronte, l’apparizione di Dumas, gli avventurieri, le donne, i tradimenti veri o presunti, l’oro straniero e quello borbonico, le parole di Abba e diIppolito Nievo.
La scomparsa di quest’ultimo nel misterioso affondamento dell’Ercole, che il romanzo pone al largo di Stromboli e i dati storici presso la Punta Campanella della penisola sorrentina, con i documenti contabili che avrebbero dovuto far luce sulla provenienza e la gestione dei fondi che finanziarono la spedizione garibaldina, assume quasi la portata di archetipo di altre misteriose sparizioni, come quella di Majorana, del jet di Ustica, delle navi dei veleni, tutte avvenute nel tratto di mare fra Palermo e Napoli.
Dopo i pasticci combinati in Italia, Simonini viene mandato a Parigi, dove finalmente riesce a coniugare la teoria del complotto, che aveva inizialmente elaborato ai danni dei Gesuiti sulla base di un feuilleton di Eugene Sue (“I misteri del popolo ») e del “Cagliostro” di Dumas, con l’ossessione antigiudaica trasmessagli dal nonno, che trovava riscontro in circoli di pensiero socialisti (“L’antisemitismo è Il socialismo degli imbecilli“, secondo la definizione di August Bebel, da cui il titolo di un libro sull’argomento di Michele Battini), aristocratici e borghesi, nonchè cattolici reazionari.
La Francia della Comune e dei massacri che ne caratterizzarono la repressione, nella quale fu coniato il termine “antisemitismo” per definire l’avversione al popolo e alla cultura ebraica, che condannò l’innocente ufficiale di religione ebraica Dreyfus, nella quale furono sviluppate le teorie razziste di Gobineau, che vide il contrapporsi delle più retrive correnti di pensiero alle forma più avanzate di elaborazione filosofica e politica, mentre alla ricerca scientifica si affiancava il fascino per il paranormale.
Mentre in Francia il socialista Maurice Joly rielabora il feulleton di Sue in chiave ironica (“Dialoghi agli inferi tra Machiavelli e Montesquieu ») in Germania, intanto, il complotto dei massoni del “Cagliostro” e dei Gesuiti di Sue diventa, con un autentico plagio operato da Goedsche (e, nella finzione, da Simonini), la riunione segreta dei capi ebraici nel cimitero di Praga. Con quest’opera, quindi, viene definitivamente elaborata l’equazione che riporta il misterioso complotto che guida i destini del mondo ai disegni millenari di dominio dell’umanità da parte del popolo ebraico e dei suoi capi: Templari, Massoni e Rosacroce non sarebbero altro che strumenti di questi ultimi.
Alla fine del romanzo si assiste, infine alla stesura definitiva dei “Protocolli dei Savi di Sion” da parte del Simonini e degli uomini dell’Ochrana, la polizia segreta degli Zar di Russia, che furono, nella realtà storica, gli elaboratori del più noto e incisivo documento “complottista” del secolo, ispiratore di Hitler e tuttora molto citato da esponenti politici anti-israeliani.
Il fine di tale azione è enunciato chiaramente da Rachkovsky, capo dell’Ochrana; indicare al popolo un nemico, distrarlo dalle tensioni antigovernative, bloccare in tal modo eventi insurrezionali e rivoluzionari. E, come aveva precedentemente affermato il proto-antisemita balcanico Osman Bey, i candidati perfetti in Europa erano gli Ebrei, per i quali proponeva la “soluzione finale”, lo sterminio, aggiungendo che, se avesse dovuto agire nell’impero ottomano, avrebbe scelto gli Armeni: la storia del XX secolo renderà drammaticamente concrete le sue proposte.
Si tratta, in entrambi i casi, di identificare “l’altro”, il “diverso da sè”, di proporne un volto noto ed uno mitico, misterioso: viene in mente un brano del film “Canadian bacon” di Michael Moore, quando il nemico di comodo viene identificato, per gli statunitensi, nei Canadesi: “sono tra noi, sono esteriormente come noi, si nascondono tra noi e ci stanno conquistando in segreto”. Il ridicolo si mescola con la tragedia.
E ben lo sappiamo noi, ormai nel XXI secolo, dove i misteriosi nemici che complottano per guidare le sorti del mondo sono i “rettiliani” provenienti da un’altra dimensione di David Icke, già leader dei verdi del Regno Unito, o dove gli errori della Esso che hanno inquinato l’intero Golfo del Messico sarebbero dovuti alla volontà di coprire una presenza aliena in quell’area. Tutto su Internet, controllare per credere.
L’11 settembre e le guerre conseguenti hanno riproposto il tema del complotto, vuoi degli eredi degli “Assassini” islamici, Al Qaeda, contro i “Crociati” occidentali, vuoi degli ormai soliti Ebrei che avrebbero lasciato le Due Torri prima dell’attentato, vuoi degli Americani che avrebbero costruito il casus belli, come già nel 1941 a Pearl Harbour, per far guadagnare un po’ di soldi ad un gruppo di capitalisti e per continuare a guidare le sorti del mondo, secondo un disegno massonico iniziato nel XVIII secolo. Nuovo Ordine Mondiale e congetture simili. E’ chiaro che un complotto c’è stato, ma si ipotizzano sempre livelli superiori del complotto, una trama oscura dietro quella più evidente.
Eco, in articoli e saggi vari e in almeno due dei suoi romanzi, si è impegnato per smontare il modus pensandi dei complottisti e dei detentori di conoscenze segrete: “si crede solo a quello che già si conosce”, “I Templari c’entrano sempre”, “L’edicola all’angolo della piazza rappresenta una frazione della distanza fra la Terra e il Sole e, allo stesso tempo, della circonferenza terrestre, quindi ha un significato nascosto”, “Tal dei tali si intratteneva a lungo dal barbiere, conversando con un paio di clienti, circostanza che lo rende sospetto se a dirlo sono agenti di polizia”.
Uno dei risultati paradossali è che, come si può sempre verificare su internet, alcuni lo prendono sul serio e individuano messaggi nascosti nei suoi libri, ritenendo che lo scrittore piemontese non dica tutto quel che sa sui “Superiori Sconosciuti” che guidano i destini dell’umanità. Io aggiungo che Eco dovrà ammettere, prima o poi, di appartenere al misterioso “Club Dumas” in cui lo colloca Arturo Perez Reverte nell’omonimo romanzo (da cui il film “La nona porta“), data la sua proclamata, ed evidente anche in questa sua ultima opera, passione per lo scrittore francese.
Il problema posto da Eco è che, con il confutare l’esistenza di un complotto che guidi la storia dell’umanità, o un certo periodo della storia, si incontrano realmente una serie di trame e di congiure, di piccoli complotti che sono fatali per chi ne è vittima e, a volte, anche causa, come i protagonisti del “pendolo” che, dopo aver inventato il Progetto-Complotto dei Templari , lo vedono realizzarsi e sfuggirgli di mano, con uno di loro spettacolarmente impiccato al pendolo di Foucault nel Conservatoire des Techniques di Parigi e l’altro che, fatalisticamente, attende i sicari nelle Langhe, teatro della sua gioventù fra amori e guerra partigiana.
In definitiva, non esiste un complotto che spieghi tutto, sostituto del concetto di Dio; ma i complotti esistono, e credere nei complotti, anche quando non ci sono, ha delle inevitabili e imprevedibili conseguenze nella vita reale.
Fonte – Agenzia Radicale, art. di Antonio Trinchese, 24 novembre 2010
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