I segreti di Rennes-le-Chateau
di Enrico Baccarini©
tratti da ARCHEOMISTERI, n°11, Settembre-Ottobre 2003
Continua la nostra indagine sul grande mistero francese. Si moltiplicano oggi più che mai gli interrogativi sulla natura effettiva delle scoperte di Bérengere Saunière.
Il nostro viaggio all’interno dei misteri del piccolo paesino di Rennes-le-Château continua. Nello scorso numero abbiamo visto come la vita monotona di un giovane prete di campagna della fine del XIX secolo fosse stata turbata da una scoperta dalle profonde implicazioni.
Bérengere Saunière era stato un giovane e brillante seminarista, dagli ottimi profitti ed dalla sicura carriera ecclesiastica. Nato da una modesta famiglia del Radhae, la sua vita sarebbe stata segnata fin nel profondo dalla scoperta di un segreto celato nelle mura e nelle leggende di un antico borgo dei Pirenei.
Dopo gli studi in seminario Saunière si trasformò in un giovane prete con interessi letterari, musicali ma anche con piaceri molto più terreni. Il suo arrivo nel piccolo paesino di Rennes-le-Château costituirà per lui, come per gli abitanti, una momento di svolta significativo che riporterà alla luce i misteri legati a queste terre nonché forze nascoste che gestiranno e governeranno le scoperte del giovane parroco. Abbiamo già visto come la chiesa fosse stata il fulcro e il centro nevralgico per l’inizio di questo mistero, un luogo che pur se consacrato sarebbe stato poi trasformato in un tempio dalle profonde simbologie esoteriche, massoniche ed alchemiche, nonché da veri e propri messaggi cifrati e tracce per comprendere il mistero ivi nascosto.
Oggi la lastra, come buona parte del complesso fatto costruire da Saunière, ha subito profonde ristrutturazioni che però non hanno alterato la genuinità del posto e del materiale ivi “contenuto”.L’estrema commercializzazione che questo luogo ha però subito lo ha trasformato, oltre che in meta per curiosi, anche in un luogo in cui far sbizzarrire la propria fantasia, fino a portare determinati autori a presentare, e a pubblicare, assurde teorie legate ai misteri del giovane prete.
I SIGNORI DELLA MONTAGNA NERA
Che cosa si nasconde realmente dietro il mistero di Rennes-le-Château?
Abbiamo visto che una linea sottile collega questo sperduto paesino dei Pirenei con antichi misteri ed antichi tesori, e molto probabilmente con una conoscenza ancestrale tramandata attraverso le famiglie del posto.
Il tesoro perduto degli eretici Catari, il tesoro perduto dei Visigoti (che fecero di Rennes-le-Château una delle capitali del loro impero), il tesoro perduto di Gerusalemme (trafugato dai Visigoti di Alarico a Roma nel 410 d.C. e a sua volta trafugato nel 70 d.C. circa dal futuro imperatore Flavio Sabino Vespasiano Tito in Israele), il tesoro “maledetto” di Delfi (sede dell’oracolo di Apollo), il tesoro dei Galli (recuperato dai romani, razziato dai Volsci Tettosagi e poi passato ai Catari), parte dei tesori trafugati dai Nazisti (1), il tesoro della Repubblica di Vichy (frutto dell’appropriazione “indebita” di beni appartenenti agli ebrei), quello dei “maquisard” (2).
Questo un elenco dei tesori cui Rennes-le-Château sembrerebbe essere legata da “vincoli” millenari. Pur se questa vasta catalogazione potrebbe far credere che il mistero sia in realtà un’abile montatura, effettivamente ritrovamenti (anche di un certo valore) furono effettuati nel corso degli anni. Quello di cui si ha più memoria risale al 1960 quando un individuo non identificato ritrovò, in una località denominata Cugulhou-du-Levant, una croce di sicura origine visigota in oro massiccio e del peso di un chilogrammo. Tale individuo avrebbe riportato alla luce anche una quantità imprecisata di gioielli.
Questo piccolo insediamento urbano vide la sua nascita all’incirca verso il 700 a.C. ad opera di popolazioni celtiche che successivamente ne fecero un importante centro strategico (conosciuto altresì come “Rhedae” (3), “Razès” oppure “Rhedensium”). Nel IV secolo si stabilirono in questa zona i Visigoti dopo aver depredato e saccheggiato Roma (4). Dopo un breve periodo di tempo però queste popolazioni furono scacciate dal re merovingio Clodoveo I che diede inizio a questa dinastia (che regnò per circa 250 anni). Con la morte dell’ultimo re merovingio “conosciuto” (Dagoberto II nel 679 d.C. ) il trono passò agli usurpatori Carolingi.
I periodi e le epoche storiche resero questi territori punti nevralgici e fondamentali per gli assetti della politica medievale (soprattutto della Linguadoca). Nel 1234 viene incoronato il giovanissimo, e futuro, San Luigi (Luigi IX) che lascerà il governo dello stato per un breve periodo di tempo alla madre, Bianca di Castiglia.
Questa emblematica figura sembra ricorre più volte all’interno del mistero di Rennes-le-Château.
Bianca di Castiglia si trova costretta, dopo poco tempo, a fuggire a causa di una rivolta. Documenti storici ci testimoniano come questa figura trovasse rifugio nel Razès, insieme ad una quantità ingente di ricchezze.
È interessante notare come secondo la tradizione inerente le scoperte effettuate da Bérengere Saunière, le quattro pergamene rinvenute sotto l’altare possedessero tutte e quattro il sigillo di questa regina.
© 2002 – Paul Saussez – rennes-le-chateau.com
Ricostruzione computerizzata della chiesa oggi
Non esistono purtroppo però oggi documenti che possano verificare tale affermazione. La regione divenne successivamente la sede principale dell’eresia catara, una forma eretica dualistica (simile a quella Manichea) che portò alla prima crociata indetta dalla Chiesa Cattolica ma che, soprattutto, condusse alla barbara uccisione di migliaia di individui. La zona fu sede anche di ben 12 commanderie templari di grande importanza (5).
Quando nel 1307 il re di Francia Filippo il Bello (con la connivenza del papa Clemente V) lanciò la propria crociata contro l’Ordine dei Cavalieri Templari (principalmente per acquisirne i beni a causa di un profondo ed insanabile “deficit statale”, come si chiamerebbe oggi) queste commanderie non furono – inizialmente – interessante dal dilagante odio fratricida nei confronti dell’Ordine. Dai documenti storici della regione sappiamo anzi che queste commanderie continuarono il proprio lavoro per diversi anni fino a quando, nel 1314, uomini e tesori custoditi nel Tempio di Parigi non sembrarono sparire misteriosamente (6). Diversi autori suggeriscono che queste commanderie avessero potuto continuare ad esistere grazie all’appoggio e all’aiuto di locali signori feudali (che nello stesso tempo avevano aiutato e dato rifugio ai perseguitati Catari) i quali avrebbero permesso ai templari braccati di preparare la propria fuga.
Entrano a questo punto in scena figure meno note ma, verosimilmente, tra i veri detentori del mistero di Rennes-le-Château, gli antichi signori del Razès.
© 2002 – Paul Saussez – rennes-le-chateau.com
Ricostruzione computerizzata della conformazione della cripta sotterranea.
I casati degli Aniort, dei Niort, degli Hautpoul, dei Negre e dei Blanchefort (7) erano le famiglie che da secoli avevano governato queste regioni. A tutt’oggi sono molto presenti nella zona leggende che raccontano come queste famiglie fossero poco occupate dall’amministrazione dei propri possedimenti e quanto dedicassero il loro tempo a pratiche di magia, di alchimia e di stregoneria. Vere o no che siano queste leggende è comunque indubbio che il Razès è stato da sempre culla per eresie o pratiche non accettate dalla Chiesa (8). Arriviamo così a tempi a noi più vicini, tempi in cui si insedia nel piccolo villaggio il giovane curato Saunière. Abbiamo trattato nel numero scorso la strana storia di questo giovane prete che nell’arco di pochi anni si ritroverà depositario di una ingente ricchezza e di qualche segreto. Quello che ancora ai giorni nostri desta stupore, e che ci permette di credere che “qualcosa” realmente fosse custodito nella zona, sono gli ingenti finanziamenti e le altisonanti visite che il giovane curato ricevette nel corso del suo mandato.
Sappiamo per esempio che poco dopo il rinvenimento delle misteriose pergamene, o perlomeno di qualcosa di importante sotto l’altare della piccola cappella, Saunèire ricevette una donazione cospicua (3.000 franchi in oro) dalla Contessa Marie-Therése de Chambord, vedova di quell’Henry che era l’ultimo pretendente al trono di Francia. Allo stesso tempo sappiamo che durante il suo viaggio a Parigi, in cui si presume avesse preso contatti per decifrare le strane pergamene rinvenute (9) nella chiesa, Saunière entrò in contatto con la “créme” della vita mondana e culturale parigina.
Emile Hoffett, colui che avrebbe decifrato le pergamene, avrebbe permesso al giovane curato di conoscere la cantante lirica Emma Calvé (vero nome Emma Calvat), in contatto con i più importanti uomini della cultura e del potere europeo, tra cui influenti membri della Società Teosofica di H.P. Blavatsky, del martinismo e della massoneria. La conoscenza con la Calvé non si limitò solo alla permanenza parigina ma si protrasse per diversi anni anche nel piccolo paese oggetto di questa nostra inchiesta.
Gli stessi cittadini di Rennes-le-Château furono molto contrariati quando appresero che il curato era solito intrattenere lunghe conversazioni o passeggiate “a due”, e ospitare per molto tempo questa giovane ed attraente cantante lirica. Ovviamente le malelingue, ieri come oggi, insinuarono che tra i due ci fosse una relazione, ma si tratta di congetture a tutt’oggi prive di dati oggettivi.
© 2002 – Paul Saussez – rennes-le-chateau.com
Ricostruzione computerizzata delle entrate alla cripta sotterranea dei Marchesi d’Hautpoul de Blanchefort.
Abbiamo visto nello scorso numero della rivista che Saunière effettuò delle scoperte durante i lavori di ristrutturazione della piccola chiesetta.
Recenti spedizioni (10) effettuate negli ultimi anni, hanno permesso di gettare maggiore luce su alcuni piccoli misteri celati nella pieve.
Attraverso l’utilizzo di un georadar, uno strumento in grado di far penetrare nel terreno onde radar in modo da delineare eventuali anomalie o cavità presenti, si è evidenziata l’esistenza di una struttura quadrangolare nella zona antistante l’altare. Rilievi effettuati anche all’interno della Torre di Magdala hanno evidenziato altresì la presenza di una struttura più piccola della precedente ma altrettanto regolare (11) e, secondo gli esperti del “Consortium Rennes-le-Château”, di sicura origine artificiale.
Un vecchio registro presente nella parrocchia accenna infatti all’esistenza di una “tomba dei signori” dislocata proprio sotto l’altare. Saunière durante gli scavi ebbe modo di togliere la chiesa conosciuta oggi come “Dalle des Chevaliers”, di chiara origine templare. Tale pietra era capovolta e grazie alla testimonianza del campanaro di allora, Antoine Captier, Saunière fu visto estrarre e “maneggiare qualcosa che luccicava come oro”. Ma fu dalla cripta (12) sotterranea che Saunière riportò alla luce qualcosa di più importante. Gli scavi non si limitarono però alla sola chiesa. Una volta ritornato da Parigi, infatti, il curato fu visto ogni notte recarsi nel piccolo cimitero adiacente, insieme alla fedelissima Marie Denardaud, mettendo a soqquadro o danneggiando alcune delle tombe presenti. I cittadini, allarmati da questa situazione, denunciarono il curato che si ritrovò con un procedimento estremamente grave nei propri confronti.
Ma che cosa cercava di così importante Saunière?
La ricerca spasmodica di “qualcosa” e la segretezza con cui tutto ciò sembrava essere accompagnato destarono la curiosità, ma soprattutto la preoccupazione, di molti parrocchiani.
Abbandonatosi a lussi sfrenati Saunière iniziò a costruire i complessi edifici che sono ancora oggi visibili nel villaggio, ma soprattutto iniziò a compiere rapidi viaggi all’estero senza giustificate motivazioni (13). Qualsiasi cosa Saunière avesse trovato questo gli aveva permesso di accedere ad una enorme ricchezza, tanto ingente da essere valutata sull’ordine di diversi milioni di euro moderni. Nel corso degli anni molti autori si sono sbizzarriti ipotizzando quale potesse essere il frutto delle sue ricerche. Che fosse stato comprato il suo silenzio? Che avesse ricevuto un indennizzo per “i servizi resi”? O che avesse scoperto realmente un tesoro nascosto? Sia come sia, qualcosa portò comunque quest’uomo a cambiare il corso della propria vita e soprattutto a modificare la storia di un piccolo paese ormai quasi dimenticato dal mondo.
Ufficiali e agenti americani frugano nei sotterranei della chiesa dopo la fine della Seconda guerra mondiale.
Si è favoleggiato molto su una collusione di ambienti magici, esoterico-politici e massonici all’interno del mistero di Rennes-le-Château. Del fatto che Saunière fosse attratto dall’occulto e da correnti di pensiero non propriamente in linea con le religione cattolica esistono prove evidenti nel materiale oggi conservato presso il museo di Rennes-le-Château. Una croce di David composta da due triangoli equilateri incollati uno sopra l’altro ci richiamano ad un chiaro simbolo maritinista. Sarebbe già curioso oggi possedere questo strano simbolo, ma più di un secolo fa custodire un tale oggetto – che richiama antichi misteri e riti – per un sacerdote cattolico era quasi blasfemo.
La nostra attenzione è stata però attratta, nelle nostre numerose visite a questo luogo, da quello che fu l’”ex libris” (14) di Saunière, raffigurante la “Porta Magico/Alchemica” di Roma sita nei giardini di piazza Vittorio Emanuele II.
Questi indizi, come molti altri ancora conservati e condensati in così poco spazio, lasciano presumere che Saunière avesse conosciuto, e forse anche abbracciato, nuove “dottrine” non proprio in linea con i dettami della Chiesa cattolica di Roma. Se a tutto questo associamo gli strani simboli inseriti nei lavori di restauro all’interno della chiesa di Rennes-le-Château ne può uscire un quadro coerente in cui forse potremmo comprendere il mistero legato a questo piccolo paese. A tutto questo si associano le leggende che vedono Maria Maddalena (secondo i Vangeli Apocrifisposa di Cristo oltre che esule nella Francia del Sud) e le antiche famiglie del Razès come i depositari di una antica conoscenza segreta e occulta. (15)
La lastra posta sotto l’altare che fu tolta da Saunière. Con chiari riferimenti templari, dietro di essa il curato avrebbe scoperto alcuni oggetti d’oro e adiacente a questa era posizionato il pilastro in cui furono scoperte le misteriose pergamene.
Proprio la figura di Maria Maddalena, cui è dedicata la chiesa di Rennes-le-Château, sembra aver rivestito un ruolo importante oltre che per Padre Saunière anche per la regione del Razès. Questa figura viene vista, secondo molte leggende, come la depositaria del Sacro Graal che avrebbe portato in terra di Francia(16) dopo la sua fuga dalla Palestina.
In altri articoli (vedi “Il santo Graal: un mistero antico duemila anni – Prima Parte” e “Seconda Parte“) abbiamo già affrontato il mistero legato al Sacro Calice nel quale, secondo la tradizione, sarebbe stato raccolto il sangue di Cristo crocifisso. Nell’antica lingua d’oc è da rilevare che Santo Graal veniva traslitterato in “San Greal” che, secondo diversi interpreti, poteva essere letto anche come “Sang Real”, Sangue Reale.
Questa ultima interpretazione potrebbe contenere una doppia chiave di lettura, la prima che si riferisce proprio al sangue di Cristo contenuto nella coppa, la seconda che generalizza i termini considerando il sangue reale come la discendenza di Cristo.
Tale credenza, propria dei movimenti gnostici e rinvenibile anche in alcuni testi apocrifi, ha negli ultimi anni assunto un grande interesse verso il pubblico visto anche il collegamento che potrebbe possedere con la dinastia bizantina dei Desposini.
Nel vicino paese di Rennes-le-Bains (a circa 3 km da Rennes-le-Château) esiste la leggenda che la Maddalena avrebbe soggiornato in questi luoghi per diversi anni dopo il suo arrivo in Francia, mentre secondo altre tradizioni sarebbe morta proprio in questi posti. Il ruolo svolto da questa enigmatica figura del Nuovo Testamento non si esaurisce qui. Nella piccola chiesa di Rennes-le-Château la Maddalena oltre a sorreggere una croce, forse a testimonianza della sua presenza durante la crocifissione, tiene in una mano un vaso (il Santo Graal? O il Sang Real?) e ai suoi piedi vediamo un libro su cui è posizionato un teschio. Nella lapide posizionata sotto l’altare da Saunière viene raffigurata la Maddalena con la medesima simbologia, ma questa volta prostrata in preghiera all’interno di una grotta sul cui sfondo spicca una raffigurazione proprio di Rennes-le-Château.
Bassorilievo fatto installare da Saunière dopo i lavori di ristrutturazione della chiesa. Si noti come nello sfondo sia tratteggiata la città di Rennes-le-Château.
Le simbologie, i dettagli e i particolari inseriti nella ristrutturazione operata da Saunière ci pongono davanti a molte domande che affondano le loro radici nei miti e nelle leggende di questa regione, e che ci accennano ad una tradizione segreta di cui probabilmente il curato venne a conoscenza.
Dati alla mano sono state postulate, nei decenni passati, molte ipotesi ed altrettante teorie, tutte interessate a comprendere il mistero legato a questo paese.
Se alcune congetture hanno in certi casi travalicato i limiti concessi della razionalità altre hanno portato interessanti elementi per comprendere questo puzzle. Se oggi esistono aspre critiche dietro questo paese e i misteri cui sembrerebbe essere legato lo si deve probabilmente all’eccessiva commercializzazione che il “mistero” subì verso la metà degli anni ottanta. Le numerose teorie postulate successivamente non fecero altro che aumentare l’alone enigmatico in cui già il paese sembrava essere avvolto.
Tutto ciò però non cambia i fatti per come avvennero agli inizi del ‘900, non spiega come un povero curato poté diventare in poco tempo enormemente ricco e soprattutto in contatto con i personaggi più illustri della sua epoca.
Se proprio non si vuole credere che “qualcosa” fosse stato riportato alla luce durante le ristrutturazioni, comunque non ci si può esimere dal constatare le anormalità che la vita del curato subì a seguito dei suoi scavi.
I NAZISTI A RENNES-LE-CHÂTEAU
Verso la metà degli anni ’30 un giovane ufficiale delle SS, Otto Rahn, venne inviato nella regione dei Pirenei direttamente da Adolf Hitler e da Himmler alla ricerca del Sacro Graal e dei tesori perduti di questo territorio. Nel più ampio spettro di ricerche e studi condotti sotto il nazismo per la ricerca di “sacre reliquie” la “quest du Graal” avrebbe condotto Rahn ad avvicinarsi al mistero legato a Rennes le Chateau e all’antico castello di Montsegur, ultima roccaforte catara.
Nel 1939 Otto Rahn scompare nelle Alpi svizzere, e il suo corpo non sarebbe mai più stato ritrovato.
Si suppone, con notevole cognizione di causa, che il giovane pupillo del “Reichsfuhrer” Himmler fosse stato ucciso perché venuto in possesso di informazioni troppo scottanti e soprattutto perché non sarebbe riuscito ad assolvere all’incarico di ritrovare la Sacra Coppa di Cristo. Già dalla propria ascesa il nazismo aveva infatti cercato di recuperare e detenere antichi manufatti, reliquie o simboli che avessero potuto dare forza e prestigio al movimento e ai suoi capi carismatici (17), una forza di natura sia terrena che spirituale. Prova di tali affermazioni sono da ritrovarsi per esempio nello spostamento della Sacra Lancia di Longino (vedi “La lancia di Longino tra storia e leggenda“) dal museo dell’Hofburg di Vienna a Berlino, dove sarebbe stata ritrovata nel dopoguerra.
La Lancia di Longino, secondo la tradizione, era stata l’arma che avrebbe trafitto il costato di un Gesù morente, facendo sgorgare da questa ferita il sangue che sarebbe poi stato raccolto nel Sacro Graal. La Lancia oggi è ritornata alla sua sede originaria e, anche se non è e non sarà mai possibile attestarne l’oggettività storica, da sempre è costellata da un’aura di mistero e rispetto. Carlo Magno la volle per legittimare il proprio potere e molti monarchi successivi, come gli Asburgo Lorena (gli ultimi depositari), associarono il proprio potere al suo possesso. Una leggenda secolare affermava infatti che il custode della Sacra Lancia avrebbe ottenuto immenso potere e grande forza.
Hitler ovviamente non si lasciò scappare tale possibilità.
L’”Ex Libris” di Bérengere Saunière
Che Rahn durante le sue missioni abbia capito e forse anche ottenuto accesso a qualche segreto sembra oggi abbastanza fuori discussione, ma è altrettanto certo che si sia reso conto della pericolosità delle proprie scoperte, come del resto traspare dalla lettura dei suoi libri (18), e che ciò possa averlo condotto alla morte. I suoi testi, ad una lettura superficiale potrebbero essere paragonati a delle “passeggiate letterarie sullo stile di Stendhal”, ricche di riferimenti romantici, storici e di una esaltazione certe volte quasi eccessiva verso gli eroici catari combattenti contro il giogo della chiesa romana, ma soprattutto (e ovviamente) rinveniamo una esaltazione della razza ariana unica depositaria – secondo Rahn – dell’antica saggezza atlantidea.
Secondo Mariano Bizzarri e Francesco Scurria “tutto questo poteva accontentare il lettore tedesco medio, imbevuto di pregiudizi e di antisemitismo, ma non certo i gerarchi nazisti la cui ignoranza era proverbiale. Se invece di bruciare libri, li avessero letti, avrebbero capito ciò che Rahn aveva scoperto” (19).
Non potremmo aggiungere altro a quanto asserito dai due autori.
Rahn condusse uno studio attento e minuzioso sulle leggende e i misteri legati a questa terra vivendo ed assaporando i misteri dei Pirenei. La sua ricerca lo portò molto vicino alla scoperta di un “grande segreto”, come egli stesso affermerà in diverse missive indirizzate ad Himmler. Tale segreto sarebbe rimasto però celato dal tempo e inghiottito nuovamente nelle terre del Razés.
Rahn non fu l’unico nazista a recarsi nei Pirenei alla ricerca di sacri manufatti ed antichi segreti.
Probabilmente per continuare l’opera iniziata da questo loro primo esploratore le alte gerarchie del partito nazista decisero di inviare in loco Otto Skorzeny (20), l’importante ufficiale delle SS cui si deve l’audace azione che liberò dalla prigionia del Gran Sasso Benito Mussolini agli arresti dopo il 25 luglio.
Dietro questo individuo sono nati numerosi misteri cui ancora oggi non si è riusciti a dare risposta.
Nel suo libro “La coppa di smeraldo – L’arca d’oro” lo studioso americano Howard Buechner afferma che Skorzeny probabilmente sarebbe venuto in possesso di uno dei fantomatici tesori nascosti in questa regione, tesoro che sarebbe stato successivamente inviato a Merkers (in Germania) per essere poi recuperato e acquisito dagli americani in ben 32 camion.
Skorzeny e Rahn non furono dei semplici “creduloni” attirati dalle leggende e dai misteri di una regione del sud della Francia. La loro presenza nei Pirenei era motivata non solo da una spasmodica ricerca operata dalle alte gerarchie del partito nazista, ma anche dalla ricerca e dalla consapevolezza che in questi territori potevano essere nascosti non solo tesori ma segreti di inestimabile valore.
Queste affermazioni non sono solo il frutto di nostre congetture (opinabili quanto si voglia), ma posseggono un retroterra documentario e storiografico prodotto dagli stessi Rahn e Skorzeny, come da altri esploratori o autori.
Anche in questo caso non gioca tanto la “voglia del mistero” quanto la consapevolezza che qualcosa di importante era in effetti nascosto nell’antico Razés. Molte domande rimarranno insolute.
Perché, per esempio, i servizi segreti di Israele, degli USA e di molti altri paesi si recarono in diverse occasioni in questa zona? Perché il fascino di questo paese e dei suoi misteri, nel caso ci trovassimo davanti ad una mistificazione, non hanno trovato una spiegazione ragionevole dopo oltre un secolo di ricerche?
Nel corso degli anni sono “cascate molte teste” di falsificatori, ma il “nocciolo” di questo mistero è rimasto quasi inalterato.
Saunière ebbe accesso a qualcosa che modificò per sempre il corso degli eventi della sua vita, qualcosa che lo portò a trasformarsi da semplice prete di campagna in un uomo dalle infinite risorse finanziare e dagli alti appoggi politici. E non solo…
Per quanto tempo ancora Rennes-le-Château ci nasconderà i suoi misteri?
Solo il tempo, e le ricerche di ricercatori seri, ce lo potranno dire.
Note:
1. Secondo tale ipotesi, postulata da Guy Patton & Robin Mackness nel loro libro “L’enigma dell’oro scomparso” ed. Newton & Compton 2000, questo tesoro sarebbe collegato alla folle rappresaglia (642 vittime) perpetuata nel paese di Oradour-sur-Glane. Tale eccidio sarebbe stato causato da un gruppo di partigiani che avrebbe sottratto ai tedeschi 600 chilogrammi di oro recuperati nel Razès. I documenti storici confermano la presenza nella zona di Rennes-le-Château della 2° Divisione Panzer SS Das Reich, una unità che era stata impegnata in non ben precisate ricerche e scavi. Il furto di un bottino presumibilmente ritrovato nella zona avrebbe portato i nazisti a torturare gli abitanti di Oradour-sur-Glane i quali però si sarebbero detti sempre all’oscuro di tale furto. La vendetta perpetuata dai Nazisti come ritorsione, portò alla morte 642 vittime innocenti. Una strage inumana e deliberatamente folle.
2. Termine indicante gli uomini che appartenevano alla Resistenza francese, corrispettivo del nostro “partigiani”.
3. Esistono due versioni differenti per l’origine di tale termine, la prima fa derivare il nome dalla lettera runica “Raida” che si scrive come la lettera R e significa “carro”, la seconda farebbe derivare il termine Rhedae da “Aer Red” ovvero il “serpente corridore”, antico nome di una divinità celtica. A tutt’oggi non è possibile sapere da quale dei due significati derivi il termine Rhedae.
4. Alarico dopo il sacco di Roma, secondo molte leggende, sarebbe venuto in possesso del famoso tesoro di Gerusalemme custodito nel Tempio di Salomone. Parte di questo tesoro avrebbe contenuto l’Arca dell’Alleanza, ingenti quantitativi d’oro e di pietre preziose (secondo alcune tradizioni portate dalla Regina di Saba), un “Missorium” d’oro di 45 chilogrammi, la Tavola Smaragdina intarsiata d’oro e di perle e la Menorah (il candelabro sacro ebraico a sette bracci).
5. A questo proposito è curioso notare come durante la crociata contro gli Albigesi (dalla città di Albi), ovvero i Catari, i Templari non fossero mai stati utilizzati per contrastare questa eresia dilagante. A tutt’oggi gli storici non si spiegano questa contraddizione visto che l’Ordine dei Cavalieri Templari poteva essere a pieno diritto considerato il braccio armato della Chiesa cattolica romana. Diversi ricercatori ipotizzano che tale mancata presenza possa essere dovuta a rapporti di scambio (non si sa di che natura) plausibilmente esistenti tra questi due gruppi, rapporti testimoniati anche da alcuni documenti storici.
6. A questa tradizione se ne ricollega un’altra presente in Scozia. Secondo la tradizione, sia massonica che quella costituita da alcune leggende scozzesi, per non far cadere in mano i beni più importanti dell’Ordine del Tempio un gruppo di uomini sarebbe partito alla volta del nord dell’Inghilterra dal porto atlantico di La Rochelle. Effettivamente un nostro studio ed un nostro sopralluogo in territorio scozzese ha permesso di appurare l’esistenza di una quantità enorme di leggende e di tradizioni che si riferiscono alla presenza dell’Ordine Templare in queste zone e alla possibilità che parte del loro tesoro fosse stato portato proprio in queste terre.
7. Denominati anche Blanquefort. È interessante notare come il 6° Gran Maestro dell’Ordine dei Cavalieri Templari si chiamasse Bertrand de Blanquefort (1156), antenato dei futuri Marchesi d’Hautpoul de Blanchefort. Tale discendenza potrebbe forse anche giustificare il tramandarsi di un segreto scoperto sotto il Tempio di Salomone (vedi “I Templari ed il Tempio di Salomone“) dai Cavalieri Templari.
8. Ancora oggi una delle torri del castello di Rennes-le-Château è chiamata la “Torre dell’Alchimista”, a testimonianza di quanto veniva effettuato al suo interno.
9. Soprattutto grazie all’intervento del suo superiore il vescovo Felix Billard.
10. renneslechateau.com/francais/fouilles.htm – si tratta di una campagna di scavi patrocinata dal Professor Robert Eisenman (già emerito studioso dei rotoli di Qumram) della California State University, Long Beach (USA).
11. Saunière allestì all’interno della Torre di Magdala una ricca libreria, nella parte sottostante della stessa struttura adibì la propria camera da letto. Il curato non dormì mai infatti a Villa Bethania (la residenza che si era fatto costruire), ma volle riposare sopra quello che le ricerche moderne hanno identificato come una possibile cripta.
12. Sappiamo che la cripta esiste almeno dal 1624. Il registro parrocchiale ci fornisce la conferma che esiste una struttura sotterranea appartenuta ai marchesi d’Hautpoul de Blanchefort. Una domanda che oggi sorge spontanea è perché la marchesa Marie de Nègre Hautpoul de Blanchefort sia stata seppellita nell’adiacente cimitero insieme alla “gente comune” e non nella cripta che la sua famiglia possedeva da generazioni. Chi o che cosa era stato inumato nel cripta o nella tomba del cimitero?
13. Grazie ai diari e ai resoconti di spese redatti dallo stesso curato sappiamo che alcune mete dei suoi viaggi furono l’Italia, la Svizzera, la Spagna, il Belgio, l’Ungheria e probabilmente anche l’Inghilterra. Niente male per un prete che fino a pochi anni prima non possedeva neanche i soldi per poter comprare il cibo di tutti i giorni…
14. “Ex libris” – contrassegno che si applica generalmente sul risguardo di un libro, indicante il nome o le iniziali del proprietario e spesso decorato da disegni, motti e frasi celebri.
15. Nella sua accezione etimologica di “segreta, nascosta”.
16. Nei prossimi numeri affronteremo i temi legati alla presenza in Francia di Maria Maddalena e ai misteri e alle leggende che circolano intorno alla sua figura.
17. Diversi autori leggono in tale possesso sia una forza legittimatoria sia la volontà di acquisire un potere superiore, sovrannaturale, che permettesse al nazismo di porsi come unico intermediario fra il naturale ed il sovrannaturale.
18. Principalmente – “La Cour de Lucifer” di Otto Rahn, ed. Pardès 1994.
19. “Sulle Tracce del Graal, alla ricerca dell’immortalità” – di M. Bizzarri e F. Scurria, edizioni Mediterranee 1996, pag. 142.
20. Dopo la guerra uomo di punta della fantomatica organizzazione Odessa finalizzata all’espatrio dei nazisti sotto falso nome in altri paesi.
BIBLIOGRAFIA:
– “Sulle tracce del Graal” – Mariano Bizzarri & Francesco Scurria, ed. Mediterranee 1996.
– “L’Enigma di Rennes le Chateau” – di Giorgio Baietti, ed. Mediterranee 2003.
– “Histoire du Tresor de Rennes-le-Château” – Pierre Jarnac, ed. Belisane 1998.
– “Rennes-le-Château le grande héritage” – di Christian Doumergue, ed. Lacour 1997
– “Ouverture sur l’invisible” – di H. Elie, ed. Belisane 2000
– “Rennes-le-Château” – di Gerarde de Sede, ed. Robert Laffont, 1988
– cathares.org/rhedae.html
– dagobertsrevenge.com
– rennes-le-chateau.org
– renneslechateau.com
– octonovo.com
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