Gli esperti: la Sindone non è opera di Giotto. Il mistero deve ancora essere svelato
”Non ha valore scientifico una scoperta che si dice basata solo su ingrandimenti fotografici”.
Intervistato dall’Ansa, il direttore del centro internazionale di sindonologia, Bruno Barberis, boccia in sostanza l’ipotesi, lanciata dallo studioso veneto Luciano Buso, secondo cui nella Sindone si riconoscerebbe la firma di Giotto.
”E’ l’ultimo di tanti che negli ultimi trent’anni hanno creduto, anche in buona fede, di riconoscere nel telo le cose piu’ disparate – dice – dalle scritte in latino, greco, aramaico alla corona di spine o alle foglie di piante che vivono solo in Palestina”.
Per poter sostenere che Giotto ha realizzato l’immagine della Sindone e quindi che la Sindone sia una pittura, argomenta Barberis, ”bisogna dire pero’ come e’ stata fatta e dimostrarlo. Spiegare quale tecnica ha usato o almeno fare delle ipotesi che siano coerenti con le caratteristiche note dell’immagine, nonche’ suffragate da esperimenti che diano come risultato immagini veramente comparabili con quella sindonica”. Gia’.
Perche’ gli studi fin qui fatti, sostiene Barberis citando i risultati delle indagini fatte alla fine degli anni Settanta, dagli scienziati statunitensi del gruppo Sturp (Shroud of Turin Research Project), hanno portato alla conclusione che la Sindone ”non puo’ essere un dipinto”.
In particolare, spiega, le indagini degli americani di Sturp, ”hanno stabilito senza ombra di dubbio che sulla Sindone non c’e’ traccia di pigmenti e coloranti, dimostrando inoltre che l’immagine corporea e’ assente al di sotto delle macchie ematiche (e dunque si e’ formata successivamente ad esse) e che e’ dovuta ad un’ossidazione-disidratazione della cellulosa delle fibre superficiali del tessuto con formazione di gruppi carbonilici coniugati”.
Non solo: ”L’immagine della Sindone – prosegue il direttore del centro internazionale di Sindonologia citando ancora le analisi del gruppo Sturp – possiede peculiari caratteristiche tridimensionali assenti nelle normali fotografie e nei dipinti”.
Un’altra questione riguarda gli ingrandimenti fotografici: negli ultimi trent’anni, ribadisce Barberis, ‘‘diversi studiosi hanno detto di aver individuato su ingrandimenti di fotografie della Sindone tracce grafiche variamente disposte e collocate sul volto, sotto il mento, sulle gambe, a fianco dell’immagine”.
Il problema, dice, ”e’ che queste persone lavorano ingrandendo delle fotografie e che spesso si tratta di foto non adatte allo studio scientifico dell’immagine in quanto, ingrandendole, si corre il rischio di vedere figure e sagome dovute alla grana della lastra o della pellicola e non all’immagine.
Il pittore veneto – conclude insomma il direttore del centro internazionale di Sindonologia di Torino- appartiene alla folla di studiosi che si illudono di aver visto sulla Sindone le tracce più disparate e che sono state interpretate nei modi più fantasiosi’‘.
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