Extraterrestre Portami Via! Variabili psicologiche associate al fenomeno degli avvistamenti UFO

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Dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi, il numero delle persone che ha riferito avvistamenti UFO (oggetti volanti non identificati) è aumentato drasticamente di anno in anno. La mancanza di prove incontrovertibili sull’esistenza degli UFO non può che suscitare l’interesse per il ruolo delle variabili psicologiche associate a questo fenomeno. Questo però non ci autorizza a etichettare tali testimonianze come assurde e folli a priori, semplicemente perché non ci sono altrettante prove che confermino la non esistenza di una forma di vita al di fuori del nostro sistema solare.

Anche se la ricerca sulle caratteristiche psicologiche delle persone che hanno riferito avvistamenti UFO si basa esclusivamente su aneddoti e leggende, per spiegare questi resoconti dal punto di vista psicologico, sono state formulate fondamentalmente due ipotesi generali. La prima semplice ipotesi suggerisce che le persone che hanno riferito avvistamenti UFO abbiano in realtà problemi psichici e che i racconti degli avvistamenti UFO non siano altro che il frutto di una infelicità patologica dei presunti testimoni. La seconda ipotesi sostiene invece che le persone che riferiscono avvistamenti UFO siano alla base delle persone molto fantasiose che, sotto condizioni di forte aspettativa e ridotto esame di realtà, confondano le loro vivaci fantasie con eventi esterni realmente accaduti.

Ma andiamo con ordine e valutiamo gli studi fondamentali e gli autori più importanti che hanno segnato la storia dell’argomento.


Nel 1977, Lawson somministrò una procedura d’induzione ipnotica a soggetti che non avevano mai avuto un’esperienza di avvistamenti UFO e chiese loro di immaginare di essere rapiti dagli alieni. Al termine della procedura d’ipnosi, questi soggetti spesso riferivano una serie di racconti particolareggiati con numerose similitudini alle narrazioni riferite dai soggetti che sostenevano di essere stati realmente rapiti. Sulla base di queste somiglianze, Lawson suggerì che i soggetti che sostenevano con fermezza di essere stati rapiti dagli alieni erano in realtà vittime della loro stessa fervida immaginazione. Secondo questa ipotesi, gli individui che riferiscono di aver avuto un contatto con una forma di vita aliena sono probabilmente vittime di un’erronea interpretazione di stimoli sensoriali ambigui, siano essi interni o esterni al sé. In seguito a questa erronea attribuzione, entrerebbe in gioco un meccanismo di archiviazione in schemi e credenze cognitive congruenti con le proprie attese.

Allo stesso modo, la letteratura di tipo medico in questo settore, suggerisce che molte delle esperienze di questo tipo siano associate con le cadute durante l’addormentato, sognando, o mentre ci si sveglia dal sonno (Basterfield, 1981) e che alcune di queste esperienze possano essere spiegabili come esempi della cosiddetta paralisi del sonno (Hufford, 1982). La paralisi del sonno è accompagnata dalla sensazione di un peso opprimente sul torace ed è spesso accompagnata da vivaci e spaventose allucinazioni a carattere terrifico. I contenuti delle allucinazioni sembra variare in funzione delle credenze e delle aspettative del dormiente, e negli individui che credono negli extraterrestri, le allucinazioni possono assumere proprio la forma di queste credenze.


Nel 1985, Bloecher e colleghi, riportarono uno studio su dei soggetti che affermavano di essere stati rapite dagli alieni. Attraverso i test, i soggetti hanno dimostrato di avere un’intelligenza sopra la media. Sebbene i risultati dei test abbiano suggerito un certo livello di ansia e un lieve disturbo narcisistico in alcuni soggetti, non è stata trovata alcuna prova di una grave psicopatologia. 

Allo stesso modo, Parnell (1988) somministrò l’MMPI (Minnesota Multiphasic Inventory) e il Sixteen Factor Personality Questionnaire a 225 persone che avevano riferito avvistamenti UFO e non trovò prove di gravi disturbi psichici. Parnell trovò però che i soggetti che avevano sostenuto di aver avuto anche uno scambio d’informazioni con gli extraterrestri, avevano mostrato pensieri e sentimenti più insoliti rispetto alla popolazione media e avevano mostrato una maggiore tendenza al “pensiero divergente” (inteso come modalità di ragionare tipica degli individui creativi) e una condizione di isolamento sociale maggiore rispetto agli avvistatori di UFO che non avevano affermato di aver avuto alcuna tipo di comunicazione con questi.

Nel tracciare una sintesi di tutti questi risultati, sembra ci sia fondamentalmente un unico comun denominatore nelle credenze interne dell’individuo: il desiderio, la spinta e l’aspettativa di un qualcosa di diverso dal comune essere umano.

A questo punto potremmo chiederci: che non ci sia, alla base di queste attese, una profonda e radicata delusione nei riguardi dell’uomo e, nello specifico, delle persone vicine?

BIBLIOGRAFIA:

  • Basterfield, K. (1981). Can imagery explain certain UFO close encounters? Paper presented at the CUFOS Conference.
  • Bloecher, T, Clamar, A., & Hopkins, B. (1985). Summary report on the psychological testing of nine individuals reporting UFO abduction experiences. Mt. Ranier, MD: Fund for UFO Research.
  • Hufford, D. (1982). The terror that comes in the night. Philadelphia, PA: University of Pennsylvania Press.
  • Lawson, A. H. (1977). What can we learn from hypnosis of imaginary abductees? In MUFONUFO Symposium Proceedings (pp. 107-135). Seguin, TX: Mutual UFO Network. (READ FULL ARTICLE)
  • Parnell, J. (1988). Measured personality characteristics of persons who claim UFO experiences. Psychotherapy in Private Practice, 6, pp. 159-165.
  • Spanos, N. P., Cross, P. A., Dickson, K., DuBreuil, S. C. (1993). Close Encounters: An Examination of UFO Experiences. Journal of Abnormal Psychology, 102-4, pp. 624-632.
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Immagini (dall’alto verso il basso) di: © Costanza Prinetti | © Anatoly Maslennikov – Fotolia.com


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