Due “Vampiri” scoperti in Bulgaria

Gli scheletri, risalenti a sette secoli fa, sono stati ritrovati senza denti (rimossi per precauzione) e con accanto la barra di ferro con cui erano stati colpiti più volte al petto

di Claire Saravia

Fotografia di Nikolay Doychinov, AFP/Getty Images

La scoperta di due scheletri di 700 anni fa in Bulgaria, uno dei quali qui fotografato al Museo nazionale di Storia, testimonia che la paura dei vampiri precede di gran lunga il Dracula narrato da Bram Stoker.
I presunti “vampiri” sono stati trovati sepolti fra le rovine di una chiesa nella cittadina di Sozopol, sul Mar Nero. Gli scheletri mostravano segni di colpi al petto inflitti con una barra di ferro (in alto a destra) trovata nella tomba accanto al corpo.
I denti dei cadaveri erano stati rimossi. Gli studiosi ritengono che i colpi con l’asta e la rimozione dei denti rappresentino l’intento da parte degli abitanti del villaggio di evitare che i morti si trasformassero in vampiri.
Quella per i vampiri è un’ossessione che attraversa l’Europa per secoli: “Sono stati trovati scheletri in tombe di migliaia di anni fa legati, sepolti a testa in giù, decapitati… tutti metodi per evitare che il corpo del morto tornasse in vita per aggredire“, racconta lo storico Mark Collins Jenkins nel suo libro Vampire Forensics.

Un archeologo al lavoro su uno dei due scheletri di “vampiri” riportati alla luce a Sozopol. (Fotografia di AFP/Getty Images)

 

Il direttore del Museo nazionale di Storia Bozhidar Dimitrov racconta che le credenze pagane del Medioevo affermavano che chi aveva commesso atti considerati tabù potessero trasformarsi in vampiri dopo la morte e infettare i vivi.
Inoltre, spiega lo storico Jenkins, le anime dei morti prematuramente erano più soggetti a trasformarsi in vampiri a causa del rancore verso coloro che erano ancora in vita.


Uno degli scheletri riportati alla luce a Sozopol con accanto il pezzo di ferro con cui gli venne sfondato il petto. (Fotografia di AP)

Ad alimentare il mito dei vampiri, oltre alle credenze vi erano anche una serie di idee errate frutto dell’ignoranza. Matteo Borrini, archeologo forense dell’Università di Firenze, che nel 2009 riportò alla luce il corpo di una donna del XVI secolo sepolta con un mattone in bocca e ritenuta un vampiro, afferma che molti corpi in decomposizione venivano erroneamente identificati come vampiri.

In passato il processo di decomposizione non era ben conosciuto”, racconta Borrini. “Quindi quando un corpo veniva scoperto con le orribili trasformazioni dovute alla decomposizione veniva identificato con la leggendaria figura del vampiro“.

Fotografia per gentile concessione Museo nazionale di Storia, Bulgaria

Un monastero incombe sulle rovine della chiesa dove sono stati rinvenuti i due scheletri dei presunti “vampiri”. La paura che i morti si trasformassero in vampiri era estremamente diffusa nella Bulgaria del XII fino al XIV secolo, quando vennero sepolti i corpi.

L’archeologa Kalina Kostadincheva ripulisce uno degli scheletri durante lo scavo. (Fotografia di AP)

Anche se la Bulgaria del tempo aveva prodotto una serie di rituali specifici per contrastare i presunti vampiri, l’idea stessa di vampiro era piuttosto simile in tutta Europa. “Vi erano solo piccole differenze nel modo in cui attaccavano i viventi e negli esorcismi necessari a fermarli“, spiega Borrini.

Uno degli scheletri di vampiri di 700 anni fa esposti al Museo di Storia di Sofia con il suo pezzo di ferro. (Fotografia di Valentina Petrova, AP)

Secondo Jenkins l’idea di un vampiro mangiatore di uomini, il Nachzehrer, non appare in Europa prima del XVII secolo; ma il fatto che i resti di Sozopol siano stati trovati senza denti suggerisce che questa credenza fosse presente in Bulgaria secoli prima.

Un archeologo studia uno scheletro trovato in un altro scavo aperto a Sozopol. (Fotografia di Kenneth Garrett, National Geographic)

Le credenze sui vampiri iniziano a sparire in Bulgaria e nel resto d’Europa attorno al XIX secolo, ma secondo Borrini “queste scoperte, come anche la mia a Venezia, ci permettono di ricostruire antiche tradizioni, e di comprendere i timori e le vicende di un paese“.

Fonte – National Geographic, 24 luglio 2012


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