Ci sono pianeti simili alla Terra?

 

A CURA DI VALENTINA ARCOVIO

ROMA – In uno studio della rivista «Astrobiology» un gruppo di ricercatori di Nasa, Seti e German Aerospace Center ha messo a punto due indicatori per individuare pianeti e satelliti con le maggiori probabilità di ospitare la vita: quali sono?
Si tratta dell’Indice di Similarità Terrestre e dell’Indice di Abitabilità Planetaria. Il primo misura il livello di somiglianza tra un pianeta extrasolare e la Terra, il secondo si basa su un calcolo che tiene conto di numerosi parametri chimici e fisici compatibili con la vita, anche se le condizioni ambientali sono tutt’altro che favorevoli. Questi due indici potrebbero permettere di non escludere dalla selezione dei pianeti vivibili quei corpi celesti che non sono così simili alla Terra.

Quali parametri consideriamo per selezionare i pianeti potenzialmente idonei a ospitare qualche forma di vita?
Fino ad oggi la ricerca si è limitata a cercare la vita in pianeti che hanno molte cose in comune con la Terra. Un parametro che, secondo i ricercatori, esclude molti corpi celesti che potrebbero essere invece interessanti. «L’abitabilità non è necessariamente legata alla presenza di acqua liquida o a un pianeta in orbita attorno a una stella – spiega Dirk Sculze-Makuch, scienziato che ha coordinato lo studio -. Per esempio i laghi di metano su Titano, il principale satellite di Saturno, potrebbero ospitare forme di vita diverse. Lo stesso vale per i pianeti liberi: anche se non orbitano attorno a una stella, potrebbero presentare condizioni compatibili con la vita».


Ma la presenza di alcuni elementi non è indispensabile per lo sviluppo della vita?
Diversi studi condotti sulla Terra, in aree estreme, dimostrano che in alcuni di essi alcune forme di vita possono sopravvivere. Lo scorso anno, nei fondali del lago della California Mono Lake, è stato scoperto un batterio «alieno» che si nutre di arsenico. Si tratta di un batterio del ceppo GFAJ-1, la cui esistenza non dipende da elementi che prima consideravamo essenziali per la vita, come ossigeno, idrogeno, azoto, fosforo, carbonio e zolfo. Un simile microrganismo è la dimostrazione che la vita può esistere in forme diverse da quelle che conosciamo.

Oggi quanti pianeti potenzialmente abitabili conosciamo?
Sono quasi mille i pianeti alieni scoperti oltre il nostro sistema solare. A individuarli è stato il telescopio Kepler della Nasa. Questo fa supporre che quasi sicuramente nei prossimi anni il numero di nuovi pianeti potenzialmente abitabili è destinato a moltiplicarsi. I telescopi del futuro potrebbero anche essere in grado di rilevare i biomarcatori della vita nella luce emessa dai pianeti lontani, come la presenza di clorofilla, pigmento chiave delle piante.

Seguendo i due nuovi indicatori quali sono i pianeti che hanno maggiori probabilità di ospitare la vita?
Nella top ten dei corpi potenzialmente abitabili troviamo «Gliese 581g», un’esopianeta situato a 20,5 anni luce di distanza nella costellazione della Bilancia. Ma anche Marte, Mercurio, Giove, Saturno, Venere e anche Titano (la luna di Saturno) o addirittura la Luna. Certo, sono solo indicazioni teoriche che non hanno ancora riscontri empirici. Chissà che strane creature sono gli extraterrestri. È probabile che gli alieni veri non siano come ce li immaginiamo. ET potrebbe essere un microrganismo che si è adattato alle condizioni del pianeta che lo ospita.

Alcuni credono nell’esistenza degli alieni e altri no: dove sta la verità?
Non c’è una verità assoluta, ma solo posizioni diverse. Alcuni scienziati sono convinti che la sola presenza di miliardi di pianeti nell’Universo giustifichi l’ipotesi dell’esistenza di forme di vita su qualcuno di loro, anche se non simili alla nostra. E’ celebre la frase di Einstein: «Se fossimo soli nell’Universo, ci sarebbe troppo spazio per nulla». Altri scienziati ritengono che il grande numero di pianeti non basti a dimostrare che sia possibile o probabile lo sviluppo della vita. Posizione, questa, in linea con il «paradosso di Fermi»: «Se ci sono extraterrestri dove sono? Se ci fossero dovrebbero essere qui».

Quali sono programmi di ricerca che danno la caccia agli extraterrestri?
Ce ne sono diversi che possono individuare prove che dimostrano l’esistenza di forme di vita aliena, anche se questo non è lo scopo principale per cui sono partiti. Il programma più imponente, nonché il più mirato, è il Seti, che sfrutta le Allen Telescope Array, il radiotelescopio messo a punto per captare segnali alieni. Nel frattempo il telescopio Kepler continua con la sua caccia a nuovi pianeti. Tra questi, un giorno, forse potremo scoprire la casa di ET.

Fonte – La Stampa, 25 novembre 2011

Leave a Comment