Bhugola – per gli antichi indiani la Terra era “sferica”!
di Enrico Baccarini© – Annosa e controversa questione che, soprattutto negli ultimi anni, ha riscaldato nuovamente gli animi di molti studiosi ed appassionati in tutto il mondo. La domanda fondamentale è “la Terra è davvero tonda?”. So’ già che da questa prima domanda si saranno formati due schieramenti distinti di detrattori o sostenitori delle due possibili ipotesi. Siamo davanti ad un paradosso culturale e sociale di non facile comprensione. Incuriositi da questa anomalia moderna abbiamo iniziato a sondare l’antico mondo indiano per vedere cosa gli antichi Rishi dissero a riguardo e quanto emerso ci ha lasciato, nuovamente, senza parole.
E’ anzitutto fondamentale ricordare che, in Occidente, la prima formulazione che la Terra fosse una sfera appartiene ad Eratostene che la propose nel III secolo a.C. Spostandoci nell’antica Bharata, l’India, troviamo anzitutto una disciplina denominata Bhushastra (o Bhugolashastra mentre il Khagolashastra identifica la scienza dedicata allo stazione esterno) ove Bhu significa, nell’antica lingua sanscrita, “Terra” mentre Sastra/Shastra significa “Scienza” da cui il nostro pianeta è denominato Bhugola ove il termine Gola significa “rotondo”.
Dalla stessa terminologia utilizzata si comprende e intuisce subito che l’antico popolo indiano considerava la Terra “rotonda”, suffragando questa stessa asserzione con studi ed evidenze che risalgono agli albori stessi della civiltà indiana così come di quella umana. Salvo qualche caso, in Occidente si ritenne sovente che la terra fosse piatta, situazione che fu totalmente ribaltata quando con Galileo si ebbe la conferma scientifica che il nostro pianeta fosse una sfera sospesa nello spazio.
Torniamo in India e vediamo come in questa cultura plurimillenaria l’avanzamento scientifico avesse raggiunto delle vette così alte tali da poter essere paragonate alle moderne scoperte scientifiche.
L’evidenza che la Terra ruoti attorno al proprio asse e che, a sua volta, si muova intorno al Sole la possiamo già trovare nel RigVeda (10.6.5.6), il testo sacro più antico al mondo, e venne ripresa da eminenti studiosi come Aryabhata e Brahmagupta.
I Rishi erano talmente consapevoli della sfericità della Terra da essere riusciti anche ad identificare i differenti strati dell’atmosfera, Lalacharya nel suo testo Sishyadhi Vrudhi Tanta ne identifica 7 (nella classificazione moderna ne sono considerati 6 dalla Troposfera all’Esosfera per arrivare allo spazio vero e proprio che può essere considerato il 7°).
Nella loro elencazione Lalacharya li chiama:
- Avaha
- Pravaha
- Udhwaha
- Samvaha
- Suvaha
- Parivaha
- Paravaha
Nel più antico trattato astronomico al mondo, il Surya Siddhanta, si afferma chiaramente che la Terra è una sfera [1] e che possiede una circonferenza di 4,967 yojanas (64.571 Km) e un diametro di 1,581 yojanas (20.553 Km) immerso nei 500,000,000 (6.500.000.000 Km ) yojana di diametro del Bhumandala. L’asserzione contenuta nel Surya-siddhanta che la Terra sia una sfera venne successivamente supportata da Aryabhata nel suo testo Aryabhatiya e da Varahamira nel suo Siddhanta Siromani, due dei più importanti testi della letteratura Siddhanta sull’astronomia vedica .
Yajnavalkya, nel IX-VIII secolo prima di Cristo scrisse il Shatapatha Brahmanas in cui ribadiva che la Terra fosse di forma sferica ed espose per la prima volta il concetto dell’eliocentrismo. Yajnavalkya è riconosciuto come uno dei primi filosofi della storia umana. Brahmagupta, nel VII sec. d.C., propose che la circonferenza terrestre fosse di 36,000 km, un valore molto vicino a quello stimato nei tempi moderni e corrispondente a 40.075 km, ovvero con un margine di errore pari al’1% e vicino al valore già calcolato da Eratostene nel III secolo a.C. A Yajanavalkya dobbiamo anche la misurazione delle distanze tra il Sole e la Terra così come tra la Terra e la Luna. I valori che identificò sono quasi del tutto identici a quelli forniti tramite le moderne strumentazioni.
Generalmente la scoperta della sfericità del nostro pianeta viene attribuita agli astronomi greci ma, come abbiamo potuto evidenziare fino ad ora, ben prima di loro gli indiani furono in grado di predire con una accuratezza incredibile la sua forma e i suoi valori. Ci viene in mentale possibilità che proprio queste nozioni potessero essere state portate in Grecia dai Gimnosofisti, Sadhu indiani che attraverso le antiche vie carovaniere avevano raggiunto la culla della civiltà occidentale.
Aryabhatta postulò una formula che dimostrava come la Terra ruotasse intorno al proprio asse e, stimando il valore del Pi come pari a 3.1416, dedusse che la circonferenza terrestre fosse di 39.736 Km, solo 100 km in meno del suo valore reale. Aryabhatiya, inoltre, influenzò profondamente a sua volta la cultura medievale islamica.
Nel suo testo Aryabhatiya, affermava inoltre che il movimento dei corpi celesti come il Sole o le stelle fossero relativi (Aryabhata_I biography. The Aryabhatiya: Foundations of Indian Mathematics | Gongol.com The Aryabhatiya: Foundations of Indian Mathematica).
Tornando alla sfericità della Terra secondo le antiche conoscenze indiane, ritroviamo riferimenti a riguardo anche nel Shatapatha Brahmana (8.7.3.10), così come anche nello Shrimad Bhagavatam (5.16.4) in cui si afferma che:
“Il grande Rsi Sukadeva Gosvämi affermò: Mio caro Re, non esistono limiti all’espansione della Suprema Personalità dell’energia materiale della Divinità suprema. Questo mondo materiale è una trasformazione in divenire delle qualità materiali [sattva-guna, rajo-guna e tamo-guna], a causa di questo nessuno può spiegarlo nella sua interezza, anche in un periodo di tempo lungo quanto la vita di Brahma. Nessuno nel mondo materiale è perfetto e individui imperfetti non possono descrivere questo universo materiale accuratamente, anche se si mettessero a studiarlo indefinitamente. Oh Re, devo nondimeno provarti a spiegare le principali aree e regioni come (bhü-golaka-viçeñam—la particolare descrizione di Bhüloka), Bhü-goloka [Bhüloka], con i suoi nomi, forme, misure e varie tipologie di esseri“.
Sempre nello Shrimad Bhagavatam (10.8. 37-39) troviamo scritto:
“Quando Krishna spalancò la bocca per ordine della madre Yashoda, vide nella sua bocca tutte le entità in movimento e senza movimento, lo spazio esterno e tutte le direzioni, le montagne, le isole, gli oceani, (bhu-golam), la superficie della Terra, il soffiare del vento, il fuoco, la Luna e le stelle. Vide Sistemi Planetari, acqua, luce, aria, cieli e la creazione dalla trasformazione di Ahankara. Vide inoltre i sensi, la mente, la percezione e tre qualità bontà, passione e ignoranza. Vide il tempo stabilito per gli esseri viventi, vide l’istinto naturale e le reazioni del karma e vide i desideri e varie varietà di corpi, moventi e immobili. Vedendo tutte questi aspetti della manifestazione cosmica, insieme a se stessa e Vrndavana-dhama, divenne dubbiosa e timorosa della natura del figlio”.
Sempre nello Shrimad Bhagavatam (3.21.2) troviamo altri riferimenti interessanti riguardanti Bhu-gola e al suo ruolo nell’universo. Vengono citati i nomi di Priyavrata e Uttanapada, figli di Svayambhuva Manue viene detto come presiedano al nostro pianeta e alle sue “7 isole” che non pochi commentatori leggono come l’Asia, l’Europa, l’Africa, l’America, l’Australia e il Polo Nord e il Polo Sud.
Non ultimo il Bhugola Varnanam di Vadiraja Tirtha è invece un antico testo di cosmologia puranica, il titolo significa “Descrizione dell’Universo” al suo interno viene descritta la Terra nella sua sfericità e sono presenti molte equazioni matematiche che riguardano le dimensioni dell’universo! [Una versione in PDF può essere scaricata qui mentre qui il Bhugolashastra].
Da quanto appreso la concezione detenuta in India sul nostro pianeta fin dalle epoche più remote è quella di un globo che gira intorno al proprio asse ed è collocato in un universo ricco di altri pianeti abitati. Non ce ne vogliano i teorizzatori della “Terra Piatta” ma ogni evidenza sia scientifica che storica dimostra come fin dal passato più remoto si possedesse tale consapevolezza e l’India stessa non ci delude nel dimostrarci questa realtà. I grandi Rishi erano riusciti a calcolare con un livello di precisione sbalorditivo, e di errore del tutto marginale, le sue dimensioni, il diametro e gli strati dell’atmosfera di questo piccolo pianeta che si libra nel cosmo. Siamo come particelle se paragonati all’immensità e vastità che ci circonda. L’India ci ha donato un pensiero filosofico libero da preconcetti che richiama all’interiorità, che esige la ricerca di un’esperienza mistica e personale che oltrepassi il formalismo, che sciolga i vincoli dell’ignoranza dell’uomo e gli sveli l’Assoluto. Questo percorso si è legato a ciò che oggi definiamo Scienza e le conquiste ottenute da questi uomini del passato riecheggiano ancora oggi nel nostro presente.
Frammento EAP023/1/1/158 del Bhugola Purana (Marathi Manuscript Centre, Pune, India)
Enrico Baccarini©
NOTE :
[1] – Richard L. Thompson, The Cosmology of the Bhagavata Purana: Mysteries of the Sacred Universe, Motilal Banarsidass Publishe, 2007.
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