Scoperto un continete preistorico sotto l’Oceano Indiano. Ritrovata la mitica Kumari Kandam?
Gli stessi studiosi che hanno compiuto la scoperta hanno dichiarato pubblicamente come oggi sia incontrobertibile l’evidenza che i nostri oceani nascondano ancora frammenti di terre perdute e, aggiungiamo noi, questo può permettere di avvalorare le antiche leggende presenti in tutto il globo che parlano di continenti scomparsi e di antichissime civiltà.
Lo studio è stato condotto dall’univerità di Oslo e la scoperta è avvenuta quasi casualmente durante le analisi della spiaggia di sabbia dll’isola capitale delle Mauritius in cui sono stati ritrovati frammenti di zirconi di antichissima formazione, databili tra 660 milioni e 2 miliardi di anni fa. Il resto della sabbia dell’isola è invece di formazione più recente, risalente a circa 9 milioni di anni fa. Durante queste prime analisi i geologi hanno ipotizzato che anche le Seychelles potrebbero essere, come Mauritia, un ulteriore frammento continentale di questo continente sprofondato.
Ritornardo al mito di Kumari Kandam, la tradizione Tamil vuole che questa terra perduta fosse delimitata a Nord dal fiume Pahruli e a Sud dal Kumari, ed in essa sorgessero 49 Paesi (detti Nadu). La distanza trai due corsi d’acqua sarebbe stata di 700 katham che, secondo una riconversione moderna, corrisponderebbero aprossimativamente a 770 km. Kumari Kandam era dunque un piccolo continente, così come l’articolo di NATURE ha definito la massa di terra recentemente scoperta sul fondale dell’Oceano Indiano.
Il mito di Kumari viene codificato in epoca medievale ma la sua esistenza si perde nella notte dei tempi. Ripreso dalla letteratura Tamil, sud dell’India, la tradizione parla dell’era delle Tre Sangam, letteralmente assemblee o accademie, (come riportato nel testo Iraiynar Kalviyalurai, attribuito a Nakkirar e datato del X° sec. d.C.).
La Mudal Sangam, o Prima Assemblea, fu composta di 4449 poeti e avrebbe avuto sede a Thenmadurai, dove sopravvisse per 4.440 anni, fino a quando la stessa città venne sommersa dalle acque e la sua capitale venne spostata a Kapatapuram, dove venne fondata l’Idai Sangam, o Seconda Assemblea. Questa seconda Sangam operò per 3.700 anni, e con un numero uguale di poeti, fino a quando uno straordinario diluvio distrusse la capitale, che venne quindi spostata a Madurai, dove venne edificata la terza ed ultima accademia denominata Kadai Sangam. Per 1.850 anni 449 poeti studiarono le arti e le scienze fino a quando un terzo e ultimo diluvio non distrusse anche questa assemblea.
Nel computo totale, queste scuole operarono per un periodo di 9.990 anni, in un arco temporale che deve essere collocato prima di Cristo. Curiosamente la concomitanza dei tre diluvi descritti, della distruzione delle Sangam e l’epoca stessa in cui sono collocate sembrano direzionarsi verso un solo punto, il disgelo dopo l’ultima Era Glaciale e le conseguenti catastrofi climatiche. Proprio nelle date indicate dalle tradizioni indiane avvennero tre grandi distruzioni di massa originatesi proprio dal disgelo post glaciale, un evento che non fu unico e compatto ma che si protrasse per diverse migliaia di anni con svariate inondazioni e innalzamento dei mari.
Come è possile però conciliare questi periodi “recenti” con le date fornite dallo studio pubblicato su NATURE? Ci sono notevoli margini di differenza ovviamente ma consideriamo il tempo in cui questo continente può essere rimasto fuori dai flutti del mare e rapportiamolo al tempo necessario ad una civiltà per svilupparsi. L’inabissamento non fu repentino ma, come è osservabile nel grafico animato riportato qua sotto, avvenne in un periodo di svariate migliaia di anni un tempo necessario per permettere alla stessa civiltà di spostarsi, colonizzare nuove terre e impiantare le proprie tradizioni. Così come è stato descritto nella “leggenda” delle tre Sangam.
Pensiamo poi come le stesse isole Mauritius possiedano strutture piramidali, denominate Hawitta, talmente antiche da non poter essere datate ad un’epoca precisa, o anche alle città sommerse trovate a Dwarka, nel golfo di Cambay, a Mahabalipuram, Goa, Poompuhar, etc. Si tratta di realtà archeologiche che non sono certamente antiche milioni di anni ma che, come minimo, possono essere ricondotte a 10.000 anni fa.
Gli uomini e le idee non muoiono se la loro forza si origina da un ideale puro e incontaminato. Forse l’eco di un’antica patria perduta rimase nelle leggende e nei miti di popoli che migrarono per sopravvivere e che lentamente si spostarono da un’isola perduta nell’Oceano Indiano verso le coste dell’India.
E’ interessante citare lo studio condotto da R. Mathivanan, editore in Capo del Tamil Etymological Dictionary Project per il Governo del Tamilnadu, che nel 1991 e a seguito di uno studio sugli antichi testi indiani e le tradizioni di queste terre fornì una cronologia approssimativa del suo popolo :
ca. 200,000 to 50,000 a.C. : prime tracce di vita umana intelligente nel Tamil Nadu
ca. 200,000 to 100,000 a.C. : inizio del linguaggio Tamil
50,000 a.C. : civiltà di Kumari Kandam
20,000 a.C. : un possibile contatto con la cultura dell’Isola di Pasqua ultima sopravvissuta di un’avanzata civiltà
16,000 a.C. : sprofondamento di un continente denominato Lemuria
6087 a.C. : seconda Sangam creata dalla dinastia Pandya
3031 a.C. : secondo le leggende Tamil un principe della dinastia Chera durante alcune esplorazioni marittime approda nelle Isole Salomone (Oceano Pacifico) dove trova la canna da zucchero selvatica e ne avvierà la coltivazione nel Tamilnadu.
1780 a.C. : epoca della Terza Sangam stabilita dalla dinastia Pandya
7° secolo a.C. : Tolkappiyam, la prima grammatica Tamil nota
Si tratta ovviamente di datazioni che, per l’archeologia ufficiale, risultano impossibili e assolutamente frutto della fantasia di questi popoli. Come si possono giustificare però tutte le scoperte, come quella appena pubblicata da NATURE, che sembrano avvalorare almeno una parte di queste tradizioni? E’ verosimile che la mitizzazione di eventi reali ne abbia alterato alcuni contenuti trasformandoli e amplificandoli, ma le scoperte degli ultimi dieci anni (India, Indonesia, Bangladesh, etc.) stanno avvalorando sempre più la possibilità dell’esistenza di un’antichissima civiltà estintasi a seguito di eventi cataclismatici.
Si potrà forse obiettare che il mito in oggetto sembra ripercorrere tempi ben più recenti ma in qualsiasi modo si voglia interpretare la questione, l’esistenza di un antichissimo continente oggi sommerso dai flutti dell’Oceano indiano è stata confermata dalla scienza. Si potrà obiettare sulle date o sui nomi ma un nuovo tassello sull’esistenza di Kumari Kandam è stato portato all’attenzione del mondo e indagini serie e rigorose attendono solo di essere portate avanti.
Fonti utilizzate – Lost Land and the Myth of Kumari Kandam, S.C. JAYAKARAN; TamilNet;Tamil Sangams; Kumari Kandam
Enrico Baccarini©
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