Lamula, un libello conferma: la cripta c’è!

Un opuscolo d’inizio secolo prova la presenza di un vano nel sottosuolo. E fa luce sull’aspetto della statua della Madonna

ARCIDOSSO. Nuove scoperte per la Pieve di Lamula di Montelaterone: si cerca la cripta e adesso anche la statua della Madonna è sotto la lente dei ricercatori locali.

Sono in tanti a cercare la cripta misteriosa e per ora introvabile della Pieve di Lamula, il santuario medievale fra Arcidosso, Castel del Piano e Montelaterone, tornata prepotentemente alla ribalta dopo la scoperta di evidenti simboli templari al suo interno e dopo che il sottosuolo è stato passato al setaccio sia da un’esplorazione in piena regola in un cunicolo sotterraneo che attraversa il piazzale sia da rilievi fatti col georadar dallo speleologo Gianni Cannavale.

Che sotto questo santuario noto per i miracoli della Madonna che vi si venera, per le leggende che vi sono connesse, per i riti che ancora vi si celebrano, vi sia una cripta, è ormai sostenuto da più parti. Ma a convalidare l’ipotesi sono arrivati di recente i risultati del sofisticatissimo strumento ultima generazione richiesto da Cannavale, che ha decretato, nero su bianco, che lì sotto qualcosa c’è. Vuoti e archi.

Adesso c’è un altro tassello, questa volta di tipo documentario, che si aggiunge ai rilievi segnalati dal georadar. Si tratta di una notizia riportata in un opuscolo, scovato di recente dal ricercatore arcidossino Alessandro Bramerini, che sta inseguendo gli stessi obiettivi di Cannavale, cercando supporti che confortino nella teoria che una cripta, lì sotto, c’è.


E anche le sue ricerche sono state premiate: Bramerini, difatti, ha trovato un libriccino che risale al 1907 dal titolo “Notizie della chiesa e della statua di S. Maria de Lamula nel Monte Amiata”, edito dalla Tipografia Pontificia San Bernardino, Siena.

L’autore, anonimo, dice testualmente che nel 1698 «presumibilmente fu murata la cripta o cappellina sottostante al presbiterio che non mancava mai nelle chiese di questo stile e della quale è segno chiarissimo la gradinata esistente. Scavando, dunque, con ogni cautela, chi sa quale graziosa cripta dalle belle colonnine risorgerà, si trova scritto nell’opuscolo, per ridonare a questa chiesa il pieno carattere romanico».

Dunque, un documento eccezionale, che conforta i ricercatori nelle loro teorie e in particolare premia la testardaggine di Bramerini e sostiene la ricerca di Cannavale che sta chiedendo, da alcuni giorni, i permessi «occorrenti per fare saggi nel pavimento e scoprire cosa, in effetti, vi sia sotto il pavimento». Ma non solo questo.

Nello stesso opuscolo si descrive, per filo e per segno, come era nel 1907 la statua della Madonna lignea venerata nella Pieve. Una statua oggi completamente indorata, di cui si ignora l’autore (per alcuni riferibile alla bottega di Niccolò dei Cori) e di cui finora non si aveva una descrizione così precisa.

Scrive dunque l’autore: «È una statua tutta di legname di gattaro, anche nel panneggiamento, dell’altezza di tre braccia e un soldo. Leggermente incavata di dietro. I volti coloriti al naturale. La Madonna è rappresentata con una tunica tinta di rosso, sparsa di fiori dorati, filettata d’oro verso il collo; e con manto tinto di turchino, filettato d’oro. In testa ha una ghirlanda di 12 stelle di legno dorate e una corona d’argento cesellata e dorata. Il Bambino Gesù è avvolto sotto il petto da un panneggiamento bianco con stelline dorate; ha nella mano sinistra una colombina e in testa una corona d’argento dorata e cesellata. Questa statua presenta di dietro i segni d’un bruciamento».

La pieve di Lamula, dunque, continua a riservare emozioni che mescolano storia, fede, ricerca e arte. Uno dei luoghi più suggestivi dell’Amiata, carico di simboli, sul quale la curiosità non si è mai spenta. E le ricerche continuano.

Fonte – Il Tirreno, art. di Fiora Bonelli, 4 aprile 2012

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