“Anonymous”, ecco a voi l’altra faccia di Shakespeare
Il regista Roland Emmerich fa un thriller «sul vero autore di Amleto, ovvero il Conte di Oxford»
ROMA- «Shakespeare? Era solo un prestanome. Il Bardo dell’Avon non ha mai composto nemmeno un verso». Roland Emmerich – regista tedesco di Independance Day e di altri disaster movie di grande successo – sposa in pieno la teoria degli “oxfordiani” secondo cui a scrivere celebri sonetti e opere teatrali sarebbe stato il colto Edward De Vere, 17esimo conte di Oxford. E William Shakespeare, attorucolo teatrale semianalfabeta di Starford, non sarebbe altro che un prestanome scelto per motivi di opportunità. Verità o fiction, non importa. Il film “Anonymous” ( nelle sale il 18 novembre) è un racconto storico pieno di azione e colpi di scena, con animazioni più coinvolgenti del 3D. Emmerich, insomma, è riuscito in una missione quasi impossibile: fare un thriller appassionante sull’autore di Amleto.
CHI ERA COSTUI? – Il film è incentrato sulla questione che per secoli ha affascinato studiosi e intellettuali di mezzo mondo: chi si nascondeva dietro il nome di Shakespeare? Chi era, in realtà, l’autore di quelle straordinarie commedie (da “Molto rumore per nulla” a “La bisbetica domata”) e tragedie (da “Romeo e Giulietta” al “Re Lear” passando per “Amleto” e “Macbeth”), di quegli imponenti drammi storici (“Enrico V”, “Riccardo III”) che scossero l’Inghilterra elisabettiana per poi trovare la fama eterna? «La spiegazione ortodossa del bardo di Stratford on Avon non mi ha mai convinto – spiega il regista – anche perchè il genio da solo non basta, serve uno studio e una formazione culturale valida. Certe commedie di Shakespeare non basta una vita intera per poterle scrivere tante sono le cose che ci sono dentro. Ci vuole esperienza di corte e di vita e uno che veniva da Strafford e dalla sua scuola non poteva avere certi strumenti». E poi aggiunge : «Ben tredici delle sue opere sono ambientate in Italia e anche con molti particolari. Ora Shakespeare non c’era mai stato in Italia, ma il conte di Oxford sì».
LA STORIA – Il film di Emmerich racconta l’Inghilterra di Elisabetta I (interpretata da Vanessa Redgrave e, da giovane, da Joely Richardson). Il conte di Oxford (Rhys Ifans) è un poeta aristocratico che, per il rango che ricopre, non può rendere note le sue opere. Anche perchè, se lette in questa luce, esprimono una forte critica per l’intera corte inglese: una condanna severa che, seppur celata dietro metafore, il pubblico comprende bene. Per mantenere l’anonimato, quindi, il conte affida i suoi scritti a William Shakespeare, un mediocre che diventerà famoso attribuendosi quello che non avrebbe neppure immaginato. «Trovo incredibile che dopo quattro secoli un autore sia ancora così attuale – dice Emmerich – Ma di questo autore non sappiamo praticamente nulla, la sua vita è avvolta dal mistero».
IL VERO AMLETO – La tesi degli “oxfordiani” raccontata nel film, seppure romanzata inserendo alcuni elementi (come la relazione incestuosa del conte con la regina Elisabetta) «è la più interessante» dice il regista. La vita di Edward De Vere ricalca la tragedia più famosa di Shakespeare, “Amleto”, e i sonetti dedicati “fair youth” non sarebbero una dichiarazione d’amore, ma un omaggio di un padre al figlio. Ma alla fine è davvero così importante sapere chi realmente abbia scritto opere così belle e immortali? «Quello che però conta davvero -dice Rhys Ifans – non è darsi una risposta certa sulla reale identità dello scrittore, quanto invece continuare a porsi la domanda sul perchè tutte le sue opere ancora oggi continuano ad essere rappresentate, portate al cinema: la grande arte deve porre domande, non fornire risposte».
Fonte – Il Corriere della Sera, art. di Carlotta De Leo, 18 novembre 2011
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