India: Antichi manoscritti su foglie di palma svelano leghe metalliche sconosciute

di Rober Goodman

Prima che la scrittura stampata si divulgasse nel mondo, ogni cultura aveva il suo modo di conservare la conoscenza passandola da una generazione all’altra. In India, il sistema più comune era quello di scrivere sulle foglie di palma.
Questo metodo era utilizzato per comunicare diversi argomenti pertinenti a tutti i differenti rami della conoscenza.
In anni recenti, una qualificata minoranza di ricercatori indù si è dedicata a cercare, raccogliere e tradurre antichi testi. Uno di questi ricercatori, lo scrittore e studioso di sanscrito Subramanyam Iyer, ha passato molti anni della sua vita decifrando le antiche collezioni di foglie di palma trovate in un villaggio della sua zona natale di Karnataka nel sud dell’India. Alcuni anni fa, scoprì alcuni antichi testi che descrivevano differenti leghe (con proprietà sconosciute alla scienza moderna) e le loro applicazioni per la costruzione delle fusoliere del velivolo Vedico vimana. Pensando alla possibilità di applicare queste formule nella moderna industria aeronautica, S. Iyer ha scritto al C.S.R. Prabhu, il Direttore Tecnico del Centro Informatico Nazionale, il dipartimento del governo indiano che si dedica alla traduzione di antichi testi e alla ricerca per le applicazioni delle tecnologie riportate su di essi. Nella sua risposta del maggio 1991, Prabhu informò Iyer che aveva iniziato uno studio dei differenti Shastras (testi scientifici Vedici) registrati su foglie di palma e che era già riuscito a preparare alcuni dei materiali descritti. Essi erano leghe metalliche con proprietà molto promettenti applicabili alla moderna scienza e tecnologia.
Così, già nel 1991, esemplari di queste leghe venivano sperimentati ed esibiti, e furono resi disponibili a chiunque fosse interessato ad esse. Secondo i risultati iniziali, sembrava che molti dei materiali fossero sconosciuti ma, avendo proprietà uniche, potevano avere applicazioni in aeronautica, nella tecnologia aerospaziale e nella difesa.
Nel settembre 1992 un giornale nazionale indiano pubblicò un articolo che confermava che gli antichi testi in sanscrito, scoperti un anno prima in un villaggio in Karnataka, una volta tradotti dimostrarono di essere un compendio completo di formule per fabbricare super-leghe con proprietà sconosciute nei tempi moderni.


L’articolo citava C.S.R. Prabhu del Centro Informatico Nazionale che affermava di aver preparato cinque differenti leghe descritte nei testi e stava lavorando su altre. Ogni lega aveva caratteristiche uniche, con precise applicazioni nella moderna metallurgia. Secondo Prabhu, era necessaria ben più che una semplice traduzione per comprendere i testi: dovevano essere decifrati.
Parte del linguaggio usava un sanscrito pre-classico, ma dato che molte delle parole venivano trovate in testi Ayurvedici, fu possibile completare l’interpretazione. Prabhu assicurò che, fino ad allora, testi di quel tipo non erano stati ritrovati in nessuna parte dell’India, e infatti le informazioni che contenevano provenivano da una ricca tradizione orale, probabilmente esistita migliaia di anni prima di venir iscritta su foglie di palma.

Leghe Impossibili

L’articolo continuava dicendo che ad un recente congresso in India, C.S.R. Prabhu fornì una relazione su queste leghe, sostenendo che i campioni preparati secondo le formule ritrovate avevano le stesse proprietà di quelle descritte, e che erano state collaudate non soltanto in India ma anche all’estero. Per esempio, l’Università di San Josè (California) stava conducendo prove con svariati prodotti.
Tra questi materiali, la tamogarbha loha, una lega al piombo, assorbì fino all’85 per cento della luce generata da un laser a rubino. La pancha loha, una lega di rame con piombo e zinco, mostrò una grande malleabilità ed un’ enorme resistenza alla corrosione all’acqua salata – una proprietà non osservata fino ad ora con alcuna lega contenente rame, ma che avrebbe un ovvio utilizzo nella costruzione delle chiglie delle navi.
L’araara tamra, un’ altra lega anticorrosiva, era fragile e molto leggera. Si è trovato che la chapala grahaka fosse un materiale ceramico di alta qualità che, con piccole modifiche, produceva un vetro molto soffice e resistente agli acidi e ai basici. Sinora, secondo l’articolo, sono state decifrate le modalità per fabbricare altri 14 prodotti, due dei quali sembravano essere molto promettenti: bhandhira loha, una lega a prova di suono, e vidyut darpana, un vetro capace di neutralizzare l’illuminazione.
C.S.R. Prabhu ha menzionato che i testi descrivono anche le sezioni di miniere in luoghi differenti e i tipi di minerali che possono essere trovati a differenti livelli, così come i metodi di estrazione e di purificazione. Apparentemente, alcuni dei testi sono stati scritti da Maharshi Bharadwaja, e indicano che la conoscenza dell’alta tecnologia era realmente in possesso degli antichi saggi indiani, ma si perdette nei tempi.


quando ricevetti una copia di questo articolo del 1992, scrissi immediatamente a C.S.R. Prabhu, chiedendogli di confermarmene il contenuto.
La sua risposta fu decisa, e mi informò che attualmente stava cercando di preparare un vetro capace di assorbire il calore solare, e una lega utilizzata nelle fusoliere del velivolo vimana per assorbire 1’eccesso di calore prodotto dall’attrito dell’aria alle alte velocità.
Secondo Prabhu, lui e altri suoi colleghi ricercatori intendono costituire un istituto di ricerca per produrre le differenti leghe menzionate nel Vymanika Sastra.
Essi pensano anche di decifrare i manoscritti relativi ad un altro Shastra, l’Amsu Bodhini il quale, secondo un testo anonimo del 1931, contiene informazioni sui pianeti; sui differenti tipi di luce, calore, colore e campi elettromagnetici; sui metodi utilizzati per costruire macchine capaci di attirare i raggi solari e di separare e analizzare le loro componenti energetiche; sulla possibilità di conversare con persone in località remote ed inviare messaggi via cavo; e sulla costruzione di macchine in grado di trasportare la gente su altri pianeti. Tutto ciò sembra confermare che la scoperta delle moderne tecnologie era già stata raggiunta.
In qualche modo, in qualche posto, queste conoscenze sono state registrate. Dipende da noi il ritrovarle – invece di sostenere che nessun’altra civilizzazione aveva mai raggiunto il nostro livello di superiorità.

(Questo articolo è stato pubblicato in Mas Alla de la Ciencia [Monografia no. 17, giugno 1996], il giornale spagnolo dedicato alle antiche tecnologie).

Nexus New Times #10 marzo – aprile 1997, pagine 44 – 45

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