Quando Himmler cercò il Graal in Catalogna
La montagna di Montserrat, in Catalogna, offre oggi agli occhi dello spettatore uno scenario d’incomparabile bellezza, che evoca sensazioni di misticismo.
di Mauro Panzera
tratto da ARCHEOMISTERI (n° 13 Gen./Feb. 2004)
Situata nella regione tradizionalmente più avanzata della Spagna, si innalza all’interno della pianura del Llobregat, a Nord-Ovest di Barcellona; è alta 1236 metri; caratterizzata dalla presenza di strani pinnacoli di arenaria, ed ha una larghezza di 5 chilometri ed una lunghezza di 10 chilometri.
La località è famosa essenzialmente perché ospita un monastero, completato nel 1592, al quale si può tuttora accedere prendendo una “funicular”, una funivia, dalla pianura. All’interno di una cappelletta si può notare la statua di una Vergine Nera, nota come “La Moreneta” (“La Moretta”), che è tuttora meta di un folto pellegrinaggio di fedeli, che la venerano quale Santa Patrona della Catalogna. Un’opera di R. Wagner (Il “Parsifal”) ha tratto spunto dalla montagna in esame (1).
Ciò che molti non sanno è che nel corso del XX secolo anche Montserrat è stata al centro dell’interesse di quelle componenti esoteriche del nazismo, che, per trovare il Santo Graal, avevano sguinzagliato i propri uomini per mezza Europa.
Non dobbiamo infatti dimenticare che, per quanto riguarda il recipiente in cui Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue di Cristo, è sempre esistita anche una versione spagnola che vedeva la “Sacra Coppa” in un calice contenuto nella Cattedrale di Valencia: con la base e la parte superiore dell’oggetto che sono fatti di cornalina, e con lo stelo istoriato di gemme, il calice in questione è attualmente esposto nella “Capilla del Santo Caliz”, una cappelletta gotica situata all’interno della Cattedrale medesima; inoltre, a Barcellona si trova il documento attestante la donazione della reliquia di Valencia, avvenuta il 26 settembre 1399 a favore del Re d’Aragona da parte del Monastero di San Juan de la Pena.
Ciò indubbiamente ha fatto sì che si alimentasse un alone di mistero attorno alla montagna in questione, in prossimità della quale pare vi siano stati, e vi siano, numerosi avvistamenti di UFO. Del resto, il simbolismo esoterico della Montagna di cui ci stiamo occupando è vieppiù accresciuto dalla stessa presenza, al suo interno, dell’immagine di una Vergine Negra, se dobbiamo vedere nelle Madonne Nere europee una testimonianza dell’antico culto egiziano di Iside, la quale era chiamata, per l’appunto, “La Nera” (2).
Monastero catalano di Montserrat
Anche Stephen Benko ipotizza una correlazione tra la Vergine Nera col Bambino – da un lato – e l’immagine di Iside con il figlio Horus, dall’altro, aggiungendo che a volte la divinità egizia femminile era raffigurata col colore nero; relativamente alle motivazioni per cui le figure di Montserrat sono nere, si prospetta l’ipotesi che forse una statua antica di Iside possa essere stata trovata dai pastori nel nono secolo, i quali potrebbero aver ritenuto che si trattasse di una Madonna col Bambino.
Fatto sta che la Montagna di Monserrat si presenta oggi come particolarmente interessante anche dal punto di vista ufologico, oltre che religioso, come evidenziano gli studi di Luis José Grifol, che per molto tempo ha studiato strane luci osservate al di sopra della Montagna; la testimonianza è stata ulteriormente avvalorata da molte altre persone.
Inoltre già nel secolo IX d.C. alcune “luci” che scendevano dal cielo annunciavano ad alcuni pastorelli dove fosse nascosta l’immagine della Madonna Negra, ponendo così le premesse per la futura costruzione del Monastero, secondo la Tradizione; infatti, secondo un altro racconto, già nell’anno 718 l’immagine della Madonna Nera sarebbe stata spostata da Montserrat, per evitare che cadesse preda degli invasori Saraceni, per poi ricomparire grazie alla scoperta di alcuni pastori che avrebbero notato la presenza di strane luci, accompagnate da canti provenienti dalla montagna (3).
Sappiamo che il termine “Munsalvaesche”, che deriva dalla versione germanica di “Montsalvat” (una parola catara che vuol dire “Monte Salvato”), stava ad indicare il Castello del Graal, che, secondo il romanziere medievale tedesco Wolfram von Eschenbach, si trovava per l’appunto sui Pirenei.
Negli Anni Trenta, l’archeologo Otto Rahn ed il filosofo Alfred Rosenberg si erano recati a Montségur per cercare il Santo Graal (Montségur era la rocca della Linguadoca francese che nel XIV secolo aveva ospitato l’estrema resistenza dell’eresia catara, e che, secondo O. Rahn, coincideva con il Castello del Graal); del resto, i collegamenti del Graal con i catari erano ipotizzati sulla base dell’assonanza linguistica tra “Montsalvat” e “Montségur” (4).
A questo punto dobbiamo ripercorrere brevemente la storia del movimento cataro.
L’eresia catara, non dimentichiamolo, si era diffusa nel XIII secolo per l’appunto in Linguadoca, nel Sudest francese; i suoi appartenenti, fondamentalmente ispirandosi al manicheismo, credevano che l’umanità si dividesse in due fazioni (il bene ed il male) e non accettavano il simbolo della Croce, poiché non credevano nella morte di Gesù. I loro sacerdoti, che amavano definirsi “perfetti” o “uomini puri”, portavano sempre con sé una copia del Vangelo di Giovanni e mostravano un atteggiamento di palese distacco per i beni materiali. Lo stesso Lucifero era visto come un’entità benefica chiamata Luzbel.
L’eresia arrivò a contare migliaia di adepti in Francia, Germania e nelle regioni settentrionali dell’Italia e della Spagna. Come può facilmente intuire, vi erano troppi elementi che spingevano il Papa ad intervenire per evitare l’allargamento del fenomeno ritenuto ormai molto pericoloso per l’ortodossia cristiana.
Pertanto, nel 1208 fu promossa la Crociata Albigese contro tale dottrina, che vide la Francia di Enrico IV appoggiare direttamente il Papato.
La resistenza dei catari durò circa 40 anni, per successivamente consumarsi sulla Rocca di Montségur (la capitale del movimento) il 16 marzo 1244, allorquando le truppe del Pontefice la occuparono.
Secondo gli atti dell’Inquisizione, un anno prima (nel 1243) i catari Pierre Bonet e Matheus furono incaricati di salvare il tesoro materiale della setta, che consisteva in grossi sacchi di monete d’oro e pietre preziose, che furono consegnati al prefetto Pons-Arnaud de Castelverdun, Signore della regione del Sabarthes, dove si trovavano le grotte dove successivamente si rifugiarono gli ultimi catari. Non dobbiamo infatti dimenticare che l’ideologia condannata dalla Chiesa Cattolica contava numerosi appoggi tra i benestanti ed i proprietari terrieri francesi, come documentato sempre nello stesso articolo di P. C. (5).
Secondo i summenzionati atti dell’Inquisizione, la stessa notte della caduta di Montségur, dalla rocca medesima con delle corde si allontanarono quattro catari (si conoscono i nomi solo di tre di essi: Amiel Alicart, Hugo e Poitevin), che ridiscesero a valle. Molte ore più tardi, fu visto un fuoco accendersi sulla vetta innevata del vicino Monte Bidort; era quello il segno – come stabilito precedentemente – che i quattro avevano messo in salvo il “tesoro spirituale” dei catari.
A questo punto però sorge un interrogativo: se i beni materiali della setta erano stati tratti in salvo circa un anno prima, in cosa poteva mai consistere questo “tesoro spirituale”?
Lo studioso José Lesta, nella sua opera “El enigma nazi. El secreto esotérico del III Reich” (6), da cui ho attinto nell’analisi delle vicende dell’eresia catara, ha ipotizzato che potesse essere o una copia autentica del Vangelo di San Giovanni, oppure del Santo Graal.
Studiosi come Ean Begg, autore di “The Cult of the Black Virgin”, hanno notato che il Santuario di Montserrat è uno dei migliori candidati per essere stato uno degli antichi Templi del Santo Graal; Joan Carroll Cruz, che ha scritto “Miraculous Images of Our Lady”, ritiene che il colore nero della Madonna di Montserrat sia dovuto alle innumerevoli candele ed alle lampade bruciate giorno e notte davanti all’immagine (7).
A questo punto entrano in scena i nazisti.
Che l’ideologia hitleriana presentasse una componente occultistico-esoterica è ormai risaputo, così come si sa che un ruolo ben preciso in quest’ambito fu assunto dal “Reichsfuhrer” Heinrich Himmler. Costui già nel 1935 aveva fondato la “Deutsches Ahnenerbe”, o “Società di Studi per la Storia Antica dello Spirito”, grazie alla collaborazione dell’olandese Hermann Wirth, un noto germanista. Scopo del neo-organismo era la ricerca delle antiche tradizioni germaniche in una prospettiva didattico-pedagogica affinché la popolazione tedesca sapesse conoscere e valorizzare le proprie origini. Di particolare interesse, all’interno della società, era il Dipartimento di Archeologia Germanica, che organizzò spedizioni in varie parti del mondo alla ricerca di sacre reliquie come il Santo Graal o l’Arca dell’Alleanza.
Altri collaboratori dell’”Ahnenerbe” furono il romanista Franz Altheim, lo scrittore Ernst Junger, lo studioso della cultura nordica Eric Oxenstierna, il filosofo Martin Buber e soprattutto l’occultista Friedrich Hielscher Ma nel corso degli Anni Trenta Himmler volle creare una vera e propria “Camelot personale” che fu individuata nel Castello di Wewelsburg, in Westfalia, dove iniziò a riunirsi l’Ordine Nero, composto dai 12 membri delle SS selezionati per l’approfondimento di tematiche occultistiche promosse dal Reichsfuhrer, che peraltro era convinto di essere la reincarnazione dell’Imperatore di Germania Enrico I l’Uccellatore. All’interno del castello vi erano alcuni spazi vuoti, dove gli esponenti dell’”Ahnenerbe” avrebbero dovuto collocare tutti quegli strani oggetti di culto e potere, a seguito degli scavi realizzati in varie parti del mondo: il Santo Graal, la Sacra Lancia di Longino, i teschi di cristallo dell’America Centrale, l’Arca dell’Alleanza (8).
In precedenza, tra il 1928 ed il 1932, Otto Rahn aveva girato per vari Paesi europei (Francia, Spagna, Italia e Svizzera) alla ricerca di collegamenti tra l’eresia catara ed il Santo Graal. Rahn, archeologo ed alpinista, nel 1935 entrò a far parte dello Stato Maggiore di Himmler (9).
Così giungiamo finalmente all’inizio degli Anni Quaranta, che videro addirittura una visita del “Reichsfuhrer” in persona in Catalogna, alla ricerca del Santo Graal, la cui ubicazione era ritenuta da molti trovarsi non a Montségur, bensì nella Montagna Sacra di Montserrat, storicamente legata al mito del Graal.
Lo stesso Richard Wagner, che ambientò il dramma mistico “Parsifal” nella “Spagna Gotica” (da contrapporsi alla “Spagna Araba”) era di quest’avviso, ritenendo quindi che il Castello di Montsalvat, sede del Graal secondo il mito, corrispondesse per l’appunto alla Sacra Montagna catalana
Il 23 ottobre 1940 Himmler arrivò a Barcellona, accompagnato dal suo collaboratore Generale Karl Wolf e da 25 ufficiali delle SS.
Si racconta a tale proposito un curioso aneddoto, secondo cui gli Abati si sarebbero rifiutati di ricevere il “Reichsfuhrer”, ben conoscendo la sua ostilità nei confronti del cristianesimo; il compito di ricevere la delegazione nazista fu assegnato ad un certo Padre Ripoll (che parlava tedesco), al quale Himmler avrebbe riferito che il Nazionalsocialismo presentava numerosi aspetti in comune con l’eresia catara “che si propugnava un tempo a Montserrat”.
Del resto, ciò che interessava al “Reichsfuhrer” non era il Monastero cattolico, bensì le cavità naturali della Montagna, nell’evidente convinzione che queste ultime svelassero un terribile segreto.
È assolutamente vero che Montserrat presenta un numero incredibile di grotte e che c’è persino un lago sotterraneo; un esempio particolarmente illuminante può essere fornito dalla Grotta del Salitre, che presenta più di 700 metri di longitudine (10).
José Lesta, in particolare, dichiara che ancora oggi, quando si verificano danni all’impianto elettrico di Montserrat, gli elettricisti vengono fatti scendere in determinati posti sotterranei con gli occhi bendati, in località inaccessibili sia ai turisti che alla maggior parte dei monaci; egli ha riferito che la stessa comunità di Montserrat desidera che determinate gallerie, cui si accede dall’interno del Monastero, continuino a rimanere segrete (11).
Del resto, a Montserrat vi è sempre stata una discreta presenza di piccole comunità di eremiti che hanno popolato le innumerevoli grotte e cavità fin dai tempi anteriori all’arrivo del cristianesimo ufficiale. Fu soprattutto all’epoca dell’invasione araba che molte persone trovarono rifugio all’interno delle cavità medesime (12).
Diventa quindi assolutamente plausibile l’ipotesi che il “tesoro spirituale” dei Catari possa essere stato tratto in salvo e nascosto tra queste grotte, impenetrabili ai più.
Lesta riferisce altresì che, secondo l’esperto Ernesto Milà, in quei giorni del 1940 scomparve misteriosamente la valigetta nera di Himmler, all’Hotel Ritz di Barcellona, dove alloggiava il “Reichsfuhrer”. Non si sa bene quale fosse il contenuto della medesima (alcuni pensavano che consistesse nel piano dei condotti sotterranei di Montserrat, altri che si trattasse di varie copie di un libro di Otto Rahn).
Fu un’operazione alla quale pare non fosse stato estraneo il servizio segreto britannico, grazie alla complicità di un cameriere (13).
La “pista catalana” del Santo Graal apre forse scenari nuovi in un’analisi dettagliata degli obiettivi geopolitici del Terzo Reich, tenendo conto dell’influenza di Himmler nelle scelte più propriamente politiche di Hitler. Quanto sopra evidenzia ampiamente quanto il rinvenimento delle “Sacre Reliquie” fosse importante per l’attuazione piena del programma del nazismo.
A questo punto, io mi chiedo se e fino a qual punto quanto detto sopra possa aver influenzato l’appoggio finanziario e militare fornito dalla Germania hitleriana nei confronti del Generalissimo Franco al tempo della guerra civile spagnola che, conclusasi pochi mesi prima, non dimentichiamo vide proprio in Catalogna il formarsi della sede della resistenza più agguerrita delle Milizie repubblicane ed antifasciste.
Forse Himmler aveva ritenuto non fosse il caso che a mettere le mani sul Graal fossero le truppe democratico-repubblicane ostili alla Tradizione?
Note:
1. “Catalogna e Pirenei spagnoli” di Tony Kelly, Ed.Itinera, a.2000, pp. 224-225.
2. “I 7 veli di Iside la nera” di Selene Ballerini.
3. “Black Madonnas…”, op. cit.; e “Guia de la Catalunya paranormal y magica” di Miquel G.Aracil, Gruppo Editoriale Protusa, 3° edizione, a.1992, pp. 103 e 104.
4. “Il Santo Graal: un mistero antico duemila anni” di P. C.
5. “Il Santo Graal: un mistero antico duemila anni” di P. C.
6. Ed. Edaf, 2003, pp. 97, 98 e 99.
7. “Black Madonnas….”, op. cit..
8. “El enigma nazi…” di José Lesta, op. cit. pp. 57, 58, 59, 65, 66, 67.
9. “Il Santo Graal: un mistero antico duemila anni” di P. C..
10. “El enigma nazi…” di José Lesta, op. cit. pp. 108, 109 e 110.
11. “El enigma nazi…” di José Lesta, op. cit. pp. 109 e 110.
12. “Atlas de la Catalunya Magica y misteriosa” di Miguel G. Aracil, Ed. Bastet, a. 1999, pp. 76-77.
13. “El enigma nazi…” di José Lesta, op. cit. pp. 109 e 110.
Bibliografia
– “Montserrat, mountain, Spain”, The Columbia Enciclopedia, Sixth Edition, 2001
– “Catalogna e Pirenei spagnoli” di Tony Kelly, ed.Itinera, 2000.
– “Il Santo Graal: un mistero antico duemila anni” di P. C.
– “I 7 veli di Iside la nera” di Selene Ballerini.
– “Guia de la Catalunya Paranormal y Magica” di Miquel G.Aracil, Grupo Editorial Protusa, terza edizione, 1992.
– “El enigma nazi. El secreto esotérico del III Reich” di José Lesta,”El Archivo del Misterio de Iker Jménez”, ed. Edaf, 2003.
– “Otto Rahn and the Quest for the Holy Grail”.
– “Atlas de la Catalunya Magica y misteriosa” di Miguel G.Aracil, Editoriale Bastet, 1999.
– “Black Madonnas : Our Lady of Montserrat” di Michael P.Duricy.
– “Himmler e gli SS”, presentato da Bernard Michal con la collaborazione di Francis Mercury e Pierre Nouaille, ed. di Cremille, Ginevra, 1970.
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