I misteri de “La Cacciata del Duca d’Atene”, un codice segreto sotto il suo simbolismo?

di Enrico Baccarini

(In aggiornamento)

La Cacciata del Duca di Atene è un affresco conservato nella Salotta di Palazzo Vecchio a Firenze; l’affresco, proveniente da un muro delle antiche carceri delle Stinche, è stato dubitativamente attribuito all’Orcagna e fu dipinto tra il 1323 e il1349.

Di forma circolare di circa tre metri di diametro, in origine presentava all’intorno i segni dello Zodiaco, dei quali oggi resta solo il segno del Leone, alternati da figure femminili e alcune iscrizioni poste a commentare la scena dipinta. Nella scena principale è rappresentato al centro Palazzo Vecchio, sulla sinistra una figura femminile con l’aureola (variamente interpretata) seduta su un trono coperto da un drappo sorretto da due angeli. Essa porge i tre gonfaloni di Firenze, del Popolo e del Comune ad un gruppo di cavalieri, inginocchiati per riceverli. Questi cavalieri hanno laspada nella mano destra e guardano con intensità la loro protettrice. [1] Per terra si vedono una spada spezzata, una bilancia spezzata, un librochiuso e uno scudo deformato.

Sulla destra dell’affresco si vede un uomo con un abito guarnito d’ermellino, che si allontana con uno strano oggetto in mano e volge la testa all’indietro per guardare un angelo che si volge verso di lui: l’angelo porta sul braccio sinistro una colonna e, nella mano destra, un frustino a tre corde.

Inizialmente si credeva che rappresentasse Santa Reparata in atto di benedire le insegne delle Milizie della Repubblica fiorentina; poi nel 1906 Robert Davidsohn vi riconobbe l’episodio della fuga da Firenze da parte del Duca d’Atene, cacciato il 26 luglio 1343, giorno di Sant’Anna, come fu descritta dal Villani, quindi vedendoci il Duca d’Atene che fugge avvinghiato da un serpente con la testa umana, simbolo della frode politica.

Una nuova lettura darebbe un’altra interpretazione, quella della distruzione dell’Ordine del Tempio voluta nel 1307 dal re francese Filippo il Bello[2]: quindi la donna con l’aureola sarebbe la Nostra Signora, protettrice dei Templari, e la persona che fugge avrebbe in mano una immaginedel Bafometto[3].

Note

  1. Sul fianco destro delle loro cotte d’armi si vede la lettera T, che li identifica come i Cavalieridel Tau.
  2. …l’affresco delle Stinche non rappresenta la Cacciata de Duca d’Atene, non rappresenta Sant’Anna e le truppe popolari fiorentine, non rappresenta un atteggiamento rivoluzionario della città, perché è animato da tutt’altro ideale di quello che lo fece accogliere nella Salotta di Palazzo Vecchio… E poi, perché un affresco per celebrare la riacquistata libertà cittadina sarebbe stato dipinto nel buio delle carceri delle Stinche invece che su una parete di una sala del Palagio del Popolo? (Lensi Orlandi, Il Bafometto a Firenze, (vedi bibliografia)
  3. Nell’affresco il Baphomet ha testa umana calva e barbuta, voltata verso chi guarda, corpo d’aquila ed è visibile una zampa di leone.

Giulio Lensi Orlandi, Storia – Il Bafometto a Firenze, in Almanacco Italiano 1976, Firenze, by Giunti Marzocco, 1975.

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