INDIA – Amsu Bodhini, un trattato astronomico antichissimo che potrebbe sconvolgere la nostra Scienza

L’Amsu Bodhini

dopo il Vymanika Shastra un’altro testo dettato dal Pandit Subbaraya Shastry

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Il Vimanika Shastra non è l’unica perla dimenticata del passato indiano. Meno noto, ma altrettanto raro e affascinante, è un altro testo dai contenuti quantomeno incredibili, un trattato di cui disponiamo[1] solo del primo capitolo[2] ma che, nella sua estensione conosciuta di 187 pagine, ci presenta contenuti a dir poco stupefacenti.
Per conoscere l’Amsu Bodhini è anzitutto fondamentale riscoprire la sua origine che viene attribuita al mistico Bharadvaja autore del Vimanika Shastra. La trasposizione dell’Amsu Bodhini da tradizione orale a testo scritto venne compiuta, anche in questo caso, da Subbaraya Shastry, il Pandit o saggio che aveva portato alla luce il più volte citato Vimanika Shastra.

In questo caso più di altri sembra rafforzarsi l’ipotesi che una tradizione sapienziale estremamente evoluta ed antica si fosse preservata nel corso dei millenni in forma orale e attraverso la Sruti.

Dopo una personale ricerca durata svariati anni siamo riusciti a recuperare[3] due copie di questo trattato, la prima nella sua versione originale[4], datata 1931, e la seconda[5] in una sua edizione commentata dal punto di vista tecnico-scientifico uscita nel 2011 eseguita dal sanscritista Narayan Gopal Dongre e dal fisico delle particelle Shankar Gopal Nene.

L’evoluzione della Terra nella galassia inizia dal Sole, allo stesso modo in cui la creazione delle galassie prese forma dall’atomo primordiale”.

Sono queste le parole con cui inizia l’Amsubodhini, testo che dopo le analisi compiute da Nene e Dongre è risultato essere un trattato di cosmologia e fisica delle particelle nucleari.


I versi del libro descrivono in maniera molto elaborata l’evoluzione del cosmo dal Big Bang, dalla creazione dell’universo fino a quella del sistema solare ed è sorprendente notare come tutte le definizioni date a queste fasi siano comparabili, e in certi casi speculari, con la descrizione[6] moderna data da Hans Stephani nel suo libro ‘La relatività generale’.

Il capitolo ad oggi disponibile presenta anche un commentario di Bodhananda, la stesso storico dell’antichità a cui si devono le note esplicative presenti nel Vymanika Shastra.

Sarebbe oltremodo complesso analizzare nel dettaglio questo testo ma attraverso le parole dei due studiosi è possibile ripercorrerne gli elementi salienti come anche l’incredibile portata dei suoi contenuti.

L’Amsu Bodhini è fondamentalmente un trattato cosmologico che descrive l’evoluzione dell’universo. Attraverso le sue pagine viene spiegato come il cosmo si sia originato dal Bindu vishput/Maha vishput[7] termine con cui noi oggi potremmo identificare il Big Bang che portò alla formazione del sistema solare e del Sole[8].

Il testo, attribuito a Maharshi Bharadwaja, fu curato e dettato dal Pandit Subbaraya Shastry nel 1931, successivamente quindi alla dettatura del Vimanika Shastra[9].

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Particolare dell’Introduzione di Subbaraya Shastry

Il trattato viene descritto dai due studiosi come un manuale tecnico incentrato sui “Cristalli, gli specchi e l’energia solare nell’antica India” e, curiosamente, questi stessi argomenti sembrano ricadere appieno all’interno delle tecnologie descritte nel Vimanika Shastra.

L’introduzione al volume venne redatta dallo stesso Subbaraya Shastry e risulta oltremodo illuminante, quanto chiarificatrice, su molti punti fino ad oggi rimasti del tutto oscuri.

Shastry descrisse nel dettaglio il calcolo del tempo e le unità di misura dell’antica scienza indiana, partendo dal Nimisha, cioè un ‘battito di palpebre umane’ fino a giungere al tempo di un anno.


Shastry descrisse anche l’estensione di tempo dei differenti Yuga giungendo al valore di 4.320.000 anni, definito Maha Yuga[10] e citando 24 testi scientifici antichi oggi non più disponibili.

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La prefazione al libro

Il Pandit menziona anche un antico testo oggi perduto, scritto dal saggio Agastya (incluso tra i Sette Saggi indiani) ed intitolato “Shakti Tantra”, letteralmente ‘Trattato delle Energie’, volume nominato anche nel Vimanika Shastra[11]. Agastya descrive 32 tipologie differenti di elettricità nonché le corrispettive macchine che possono essere costruite con il loro impiego.

Shastry sottolinea come “Tutte le creazioni hanno luogo grazie ai raggi del Sole e quindi il testo parla delle proprietà dell’astro”, fu però Shri G. Venkatachala Sarma, figlio adottivo del Pandit e traduttore del testo dall’originale sanscrito all’inglese, a rendere disponibile al grande pubblico il volume menzionando nella stessa introduzione le grandi limitazioni che si erano rese palesi nella trasposizione del libro, vincoli che sono propri di una lingua perfetta come il sanscrito, il cui significato letterale è appunto quello di ‘perfezione’, in rapporto a lingue più povere come ad esempio l’inglese.

Sarma ricorda anche come gli antichi saggi indiani avessero focalizzato la propria ascesi principalmente verso una ricerca spirituale senza però accantonare mai la parte fisica e materiale, strutturatasi in parte nelle pratiche Yoga per il controllo del corpo attraverso la mente.

Tale realtà, continua Sarma, non aveva delineato una demarcazione netta e precisa con le altre scienze che risultavano quindi interconnesse tra loro ed in cui il contesto religioso poteva amalgamarsi con il lato materiale senza contraddizione di sorta.

Note: 

[1] L’Amsu Bodhini consta di 12 capitoli e oltre un migliaio di sezioni.

[2] Intitolato ‘Srstyadhikarah’ ovvero ‘L’Evoluzione dell’Universo’.

[3] Conservato nella biblioteca dell’Oriental Institute di Vadodara, Baroda.

[4] Maharshi Bharadvaja, Amsu Bodhini Shastra, Edited by Pandit Subbaray Shashtri, Printed by V.B. Soobbiah of Bangalore, Published by F.K. Dadacharji and R.R. Mody of Mumbai, 1931, 187 pagine.

[5] Narayan Gopal Dongre e Shankar Gopal Nene, Bharadvaja’s Amshubodhini: Ancient Indian Treatise on Cosmology and Physics of Nuclear Particles, 2011, 156 pagine.

  • [6] Hans Stephani, General Relativity: an introduction to the theory of the gravitational field, Cambridge University Press, 1982.

[7] Il Maha vishput viene ricordato anche nel Rig Veda.

[8] Dr. A.S. Nene, Former Professor of Civil Engineering, VNIT, Nagpur, Introduction to Amshubodhini Shastra by Maharshi Bharadwaja, Bouddhik Sampada, 2012.

[9] La prima edizione di questo raro testo fu data alle stampe da due studiosi indiani nonché devoti di Shastry, V.B. Subbiah di Bangalore e curata da F.K. Dadacharji e da R.R. Mody di Mumbai.

[10] Kalpa: Unità di misura di tempo indiana, avente la durata totale di 8.640.000.000 anni, equivalente a 2000 Grandi Yuga (v.) o Maha-yuga, ognuno dei quali è di 4.320.000 anni. Un risultato ottenibile anche considerando che il tempo di Brahma è suddiviso in quattro Yuga (età), che complessivamente assommano a 12.000 anni (Maha-yuga) che, moltiplicato per 360, ovvero il numero di giorni di un anno normale, dà come risultato i 4.320.000 anni già Settantuno Maha-yuga formano un Manvantara, e 14 di questi costituiscono finalmente un K. di Brahma. Quindi, ricapitolando, 4.320.000 x 71 x 14 = 4.294.080.000 anni del nostro attuale calendario. Il K. viene anche definito come “un giorno ed una notte di Brahma”.

[11] Nel VS viene detto “Nel Shakti Tantra sta scritto, che con la proiezione del raggio di luce Rohine, le cose di fronte al Vimana sono rese visibili anche al buio”. Rohine significa rosso, il significato della frase potrebbe quindi indicare un apparecchio a raggi infrarossi.

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